Charles Baudelaire – XIV L’uomo e il mare

Ecco un’altra lettura del carissimo amico Luigi Maria Corsanico, che ci rivela un Baudelaire che non è più poeta maledetto ma umano e dolorante come tutti gli esseri umani che, aspirando alla libertà e alla felicità, si misurano con tutto ciò che sembra contenere in sé questi tesori, il mare.
Grazie Luigi!

Corpo desiderato

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Marcello Comitini, il bacio, digitalart, 2017

I

Il tuo corpo simile a un sasso levigato dal sole.
La pelle carezzata dal tempo come una notte
lucente di stelle. Chi sei ora?
Parole e gesti insieme che si perdono nel vuoto.
Questo è il silenzio che ti sei creata intorno.
Volgi indietro il capo t’ergi in piedi
strappi dalle tue braccia filamenti d’uomo.

II

In fuga dall’angoscia scuoti i tuoi capelli
e spargi il gusto amaro della tua bocca rossa
nell’azzurro tiepido delle lenzuola.
Hai chiesto baci
sulla punta delle dita a una compagna.
I suoi seni impregnano di tepore le tue mani.

III

Chiudere gli occhi e bere alla sua bocca
l’acqua dell’oblio.
Sentire i baci che ti cingono di sogni
smarrire il tuo pensiero
dominato dai suoi abbracci.

IV

Lungo i corpi ormai estenuati dal piacere
non scorre il fuoco che divampa dal tuo ventre.
Non germina calore non si spande.
Un sole muto nella notte.

V

Questa suprema indifferenza
ti giunge insieme al desiderio d’altra luce.
Così volgi indietro il capo e cerchi altrove
e ancora altrove
quel corpo tanto desiderato invano.

Giorgio Caproni, Versicoli quasi ecologici: “Non uccidete il mare”

Una poesia quanto mai attuale di un grande Poeta scomparso nel 1990, pubblicata sul blog di Pina Bertoli di cui condivido l’amore per Cesare Pavese e tutto ciò che riguarda la cultura.

Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

Versicoli quasi ecologici, Res amissa, 1991 (postuma)

Non potevo non parlare di questa poesia; come sapete, è uscita in una delle tracce per il tema alla maturità. Quest’anno mi sento più coinvolta del solito, perché mia figlia è tra la folta schiera dei maturandi. E sono molto felice che abbia scelto proprio questa traccia. Non conosceva Caproni né la poesia, ma quando l’ha letta ha immediatamente deciso che su queste parole poteva costruire un…

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Semplicità di Cesare Pavese

 

Emanuele dello strologo uomo solo

Foto di Emanuele Dello Strologo

L’uomo solo – che è stato in prigione – ritorna in prigione
ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
sul terriccio invernale. Nella nebbia d’inverno
l’uomo vive tra muri di strade, bevendo
acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.

Uno crede che dopo rinasca la vita,
che il respiro si calmi, che ritorni l’inverno
con l’odore del vino nelle calda osteria,
e il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
fin che è dentro uno crede. Si esce fuori una sera,
e le lepri le han prese e le mangiano al caldo
gli altri, allegri. Bisogna guardali dai vetri.

L’uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
quando proprio si gela, e contempla il suo vino :
il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
in prigione, ma adesso non sa più di pane
né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.

L’uomo solo ripensa a quei campi, contento
di saperli già arati. Nella sala deserta
sottovoce si prova a cantare. Rivede
lungo l’argine il ciuffo di rovi spogliati
che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

Cesare Pavese, Poesie, Einaudi, 1964

 

 

 

 

Nell’ultimo mese dell’autunno – di Arsenij Tarkovskij

 

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Una poesia del padre di Andrej, regista cinematografico dello scorso secolo, vincitore nel 1972 del Premio Speciale della Giuria  al festival di Cannes con il film “Solaris”, per il quale vinse anche, nel 1980, il David di Donatello.

 

Nell’ultimo mese dell’autunno, sulla china
della mia amarissima vita,
colmo di tristezza, entrai
in un bosco senza foglie e senza nome.
Era lambito fino all’orlo da un bianco-latescente
vetro di nebbia. I rami canuti
erano rigati da quelle lacrime pure che
solo gli alberi versano alla vigilia
dell’inverno che scolorisce ogni cosa.
Ma ecco accadde il miracolo: al tramonto
baluginò da una nube un lampo azzurrino,
e un raggio lucente penetrò, come in giugno,
dai giorni venturi del mio passato.
Gli alberi piangevano alla vigilia
delle opere buone dei munifici doni,
delle liete bufere turbinanti nel turchino,
menarono le cinciallegre il ballo in tondo,
come mani sulla tastiera
s’alzavano da terra alle note più alte.

Arsenij Tarkovskij, Stelle tardive. (Traduzione di Gario Zappi, Edizione Giometti & Antonello, Macerata, 2017)

Ricordi d’amore

ricordi vetrine pic

Mannequins to Hang On

 

 

Nella piazza che brulica confusa dai frastuoni
allegri delle auto in lente file e dai colori alle vetrine
illuminate come stanze intime prive di pareti
bisbigliano i sogni nelle pupille alle ragazze.

In un angolo appartato il mio cuore attende
pensoso che le nuvole rosse nascondano
i raggi sanguinanti della sera.

Lungo i portici appaiono le ombre delle mie donne amate
con le guance calde e le spalle cariche di nubi.

A fianco dei portoni come tristi puttane
fumano tendono le mani alle rare ombre dei passanti
e alle ceneri spente di falsi desideri.

Cantano sottovoce muovono nel vento i lunghi capelli
colmano le pupille
con i fili oscuri della malinconia.

 

 

 

Ho cambiato faccia

Jpeg

Autoritratto

Ho cambiato immagine del profilo, ma sono sempre io. Ero stanco di vedermi con il capo chino ai colpi della vita. Ho deciso che è tempo di rialzarlo.

Poi si vedrà…. Tanto come lo si gira il finale della storia lo si conosce da tempo. Eppure andiamo come ciechi sicuri di vedere al di là di dettagli che nessuno ha ancora visto.

AWARD Black Cat Blue Sea & Blogger Recognition

logo blogger-unicopng

 

Sono stato nominato contemporaneamente da due blogger (che cito in ordine temporale di comunicazione della nomina e non di gradimento –  poiché entrambe le nomine e entrambe le blogger mi sono gradite per i contenuti dei loro blog).

La prima è Luisa Zambrotta (https://wordsmusicandstories.wordpress.com/) che ha iniziato il blog come un mezzo per insegnare l’inglese a chi è impossibilitato a frequentare le lezioni ma che in realtà è divenuto un mezzo di diffusione della cultura della parola in inglese quanto in italiano.

La seconda è Maria Kethuprofumo ( https://eternamenta.wordpress.com/) che ha dedicato il suo blog alle assurdità del XXI secolo ma anche all’incanto del reale e alla profondità di tutto ciò che è autentico.

L’assegnazione di questi premi è stata per me  una grande sorpresa soprattutto per le motivazioni con cui mi sono stati assegnati.

La  motivazione della prima assegnazione (di Luisa) è che il mio blogg si rivolge a tutti e non si lascia condizionare nella pubblicazione dei contenuti dal numero di follower né dal numero dei Like ricevuti (anche se i Like sono secondo me un indicatore efficace di quanto io sia riuscito nel mio intento di parlare a tutti);

La seconda motivazione (di Maria) è che il mio blog  “””è bellissimo & le poesie sono davvero di cuore!”””

Come tutti voi certamente saprete, chi è nominato deve rispettare alcune regole del vivere civile tra blogger.

La prima di queste regole è quella di mostrare il logo dei premi. E questo l’ho fatto senza soffermarmi troppo.

La seconda regola è quella di ringraziare coloro che mi hanno nominato.

E questo è ciò che faccio subito e volentieri, perché non lo sento come una regola ma come un gradito debito morale di gratitudine e riconoscenza verso queste due simpatiche amiche, Luisa e Maria, con  i loro rispettivi blog (https://wordsmusicandstories.wordpress.com/) (https://eternamenta.wordpress.com/)

ricchi di contenuti e particolarmente piacevoli da leggere.

È naturale quindi che io inviti i miei amici followers a frequentare i loro blog e a leggere i loro post che hanno la capacità di trasportare i lettori in mondi popolati di stimoli alla conoscenza e al sapere.

Delle altre tre regole mi permetto di rispettarne solo quella che riguarda la nomina di altri blogger  (7 o 8, a seconda del premio) che ritengo meritevoli di essere nominati in quanto i loro blog sono rispondenti alle caratteristiche dei premi che intendo loro assegnare:

Il blog di Pina Bertoli (https://ilmestieredileggereblog.wordpress.com/)

Il blog di Elena Andreotti (https://nonsolocampagna.wordpress.com/)

Il blog di Marina Pomante (https://blogmarinapomante.wordpress.com/)

Il blog di Marco Rickler (https://pupazzovi.wordpress.com/)

Il blog di Lettrice Assorta (https://ilviziodileggereblog.wordpress.com/)

Il blog di Stefano (https://photoforeverblog.wordpress.com/)

Il blog di Parole di Paola(https://daaltrove.wordpress.com/)

Qui mi fermo perché ho già sofferto abbastanza per selezionare questi blog. Non è assolutamente piacevole nominare alcuni blogger ed escluderne altri. L’esclusione non è avvenuta perché gli esclusi non soddisfacessero le condizioni previste dal premio, ma per una sorta di pudore mio che non mi consente di esternare completamente i miei pensieri e i miei sentimenti. A questo proposito cito ad esempio il blog di Luigi Maria Corsanico (https://luigimariacorsanicositeblog.wordpress.com/) che merita un premio e una menzione speciale per la sua attività nella diffusione della cultura, quella vera, quella a lettere maiuscole.

Chiedo dunque scusa a tutti gli esclusi in nome della stima con cui li seguo e li seguirò sempre.

Auguro a tutti una splendida domenica.

 

 

Da “Partenza” di Mario Rapisardi

Mario Rapisardi, un poeta che va rivalutato. Grazie a Donatella Pezzino lo riscopriamo in questa delicata poesia.

Lì’immagine è di Giuseppe Sciuti pittore siciliano

La Sicilia, terra e donna

Italy, Sicily, Catania, Town Hall. Whole artwork view. Portrait of a betrayed woman with curly hair. Her blouse is drawn open on the left side of the body. She wears a long, dark-coloured skirt. She sits on a floral sofa; behind her, can be seen a curtain. At her left, the sheet of a letter with inscriptions is posed on a drape. Black, white and dark tones are the predominant colours of the painting, characterized by light and shadow.

Quando ne le tacenti
Rigide notti un timoroso affetto,
Come a trepida lampa aura che fugge
Ad agitar ti vien l’anima in petto,
E tutta paurosa ne le custodi coltrici ti stringi,
E al vigile pensier schermo non trovi,
Io sonno esser vorrei:
Come farfalla in giglio
Io l’ala poserei
Sovra il tuo roseo ciglio.

Mario Rapisardi ( Catania, 1844-1912) da “Partenza”, in “Le ricordanze”, 1872.

Immagine: “La tradita” di Giuseppe…

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La mia sola lietezza – di P.P. Pasolini

Pier paolo pasolini scugnizzi

Eccomi nel chiarore di un vecchio aprile,
a confessarmi inginocchiato,
fino in fondo, fino a morire.

Ci pensi questa luce a darmi fiato,
a reggere il filo con la sua biondezza
fragrante, su un mondo, come la morte rinato.

Poi… ah, nel sole è la mia sola lietezza…
Quei corpi, coi calzoni dell’estate,
un po’ lisi nel grembo per le distratta carezza

di rozze mani impolverate… Le sudate
comitive di maschi adolescenti,
sui margini di prati, sotto facciate

di case nei crepuscoli cocenti…
L’orgasmo della città festiva,
la pace nelle campagne rifiorenti…

E loro, con le loro facce livide
o nere d’ombra, come di cuccioli lupi,
in pigre scorribande, in lascive

ingenuità… quelle nuche! Quei cupi
sguardi! Quel bisogno di sorridere
ora per i loro discorsi, un poco stupidi,

d’innocenti, ora come per sfida
al resto del mondo che li accoglie:
FIGLI. Ah, quale Dio li guida

Così certi, qui lungo le strade più spoglie,
ai Castelli, alle Spiagge, alle Porte
della città, nelle previste, antiche voglie

di chi sa già che giungerà alla morte
dopo essere veramente vissuto:
che la vita che ha in sorte

è quella giusta, e nulla avrà perduto.
Umili, certo. E quello che sarà
il loro modo vile, poi, d’aver compiuto

se stessi (il loro destino è la viltà),
è ancora un albeggiare quasi
su sconosciuti alberi, in cui ha

la natura soltanto gemme, in una stasi
di purezza suprema, di coraggio.
Oh, certo, essi sono invasi

ormai dal male che ricevono in retaggio
dai padri – mia coetanea, nera razza.
Ma in che cosa sperano? che raggio

di luce li colpisce, in quella faccia
dove l’attaccatura dei capelli
alla fronte, i ciuffi, le onde sono grazia

più che corporea?… Dolcemente ribelli,
e, insieme, contenti del futuro dei padri:
ecco che cosa li fa così belli!

versi tratti da “La realtà” di Pier Paolo Pasolini, in Poesie (Garzanti, 1999, pag.127-128)