Un breve brano tratto dal romanzo del 1942 Pierrot mon ami del grande Raymond Queneau, letto dal bravissimo amico Luigi Maria Corsanico, che ci presenta un’idea del passato come un luogo, un paese o semplicemente un quartiere dove siamo vissuti, che la nostra memoria ha agghindato rendendola emotivamente gradita ma qualche volta anche molto diversa dalla realtà.
Mese: agosto 2017
Ricordo

Dal web
Le nuvole sono svanite e il cielo
splende monotono e lento
con le sue ore scandite dal vuoto
della felicità raggiunta.
Qualcosa nel cuore ci dice ricorda
e le nuvole tornano ad oscurare il cielo.
Ma con quale dolcezza adesso
stringiamo tra le braccia quel ricordo.
Eclissi

Foto NASA
Improvvisamente perfida la notte sparge
la sua luce fredda intorno al sole e rovescia il giorno
come acqua in fondo all’oscurità di un pozzo.
Cos’è accaduto al cuore che ha perduto la sua voce?
E i tamburi scuotono nel buio lunghe aste vuote di bandiere?
Le nuvole impaurite hanno sgombrato il cielo
verso uno spazio senza limiti in un azzurro inesistente.
Perché c’è questa crudeltà di non vedere nulla
non sentire più il calore di chi ci sta accanto.
Brillano solo gli occhi e tutto ciò che vedi non è che solitudine.
Un tempo interminabile.
La notte ci ha lasciato il suo pugnale freddo dentro il cuore.
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Poesia dedicata a MaryAnn Ward di San Jose (USA)
Paternità (II)

Simona Bramati, Atropo, 2008
Certe vecchiette rannicchiate nel mio petto
su macerie di ricordi e sentimenti
biascicano tra rantoli di sistole e diastole
lunghe litanie di lutti e di rimpianti.
Chiuse nel buio delle loro vesti tessono
in un telaio lunghi fili
sgranano sui rosari debolezze e pentimenti.
Portano con fatica sulle spalle il peso
del tempo e della mia memoria.
Con le labbra strette e le dita sopra i fili
come su chitarre lamentose
piangono il corpo di mia madre
scivolato con violenza nella pozza
argentea della luna.
Guardano dubbiose gli occhi di mio padre
fissare dal nulla un sole nero
che brucia fiori d’arancio mal sbocciati.
Intrecciano nel telaio eterni teli
per le nozze di donne
non ancora nate.
Anche di te, quando non eri ancora,
di te, che appena ieri guardandoti allo specchio
al disopra della mia spalla gorgogliavi
lunghi ragionamenti incomprensibili
e con gesti compiaciuti sorridevi
del tuo viso ancora a te stessa sconosciuto.
Così ho temuto, così ho sperato
che non sentissi salire dal mio petto il canto.
Così ho guardato con paura
nel profondo azzurro dei tuoi occhi,
ho allontanato lentamente le mie mani dalle tue.
Altri dei che non conosco
rigidi come statue del giudizio
hanno reciso con i loro sguardi
i fili che ci univano
come noduli al cancro dei ricordi
hanno liberata la tua voglia indomita di spazio
t’hanno donato il giusto senso della vita.
Rinchiuse nel mio petto quelle vecchie
biascicano ancora le stesse litanie
parlano ai fantasmi che si aggirano danzando
al suono lamentoso che mi gela il cuore.
Stremato m’abbandono
sotto la trama incerta di un vasto telo grigio.
Breviario
Poesia del poeta Zbigniew Herbert
I vicini
Fate elfi e cuori di umani sensibili, ecco cosa ci racconta Ghiandaia (nel suo blog “Bella giornata. La casa nel bosco”). Con tocchi precisi e soavi ha saputo donarci il ritratto di figure straordinariamente poetiche.
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Mariuccia (foto tratta dal sito “fattoria di Vibio”)
Zia RINA, così chiamata da tutti, aveva una capra molto anziana, cieca e zoppa. Un giorno la porta al macello ma, all’ora del pascolo, se ne pente; cerca un mezzo e parte per ricomprarla. Da questo momento la coccola e la cura, senza abbandonarla mai più.
MARIUCCIA aveva molte pecore e faceva un ottimo formaggio. Era difficile comprarlo, perché lei non si lasciava vedere: metteva il formaggio su una rete e vicino un salvadanaio, il cliente si serviva da solo. Il motivo? Era molto bella, ma timidissima, quasi spaventata. Si poteva salutare solo quando, in
groppa al suo cavallo, andava a consegnare il formaggio al mercato.
MARIO allevava i piccioni viaggiatori e li vendeva, ma questi dopo qualche giorno ritornavano da lui, che li rivendeva ad altri. Gli acquirenti si
illudevano di poteri ammaestrare, ma il piccione torna sempre al nido.
TITO, suo fratello, allevava i cani da tartufo, ma…
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Colori fragili

Claude Monet, Ninfee
Solo le mani rimangono fuori dall’acqua
come due fiori bianchi
lungo il fiume che mi sommerge
con le sue parole monotone
come il fruscio che si sperde nel rumore terribile
del mare straziato dalle onde.
Tutt’intorno l’azzurro
e il silenzio delle acque profonde.
Trattengo il respiro per non infrangere l’equilibrio
tra le immagini fragili dei fiori
e i colori che svaniscono vivendo.
PIRATI
Massimo Botturi rivive e ci fa rivivere una meravigliosa avventura piratesca nel cuore di Milano
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Omaggio a Massimo Botturi (fotomontaggio mio)
Maria era sempre incinta.
Gridava come i corvi tra gli alberi
a noi tutti, venuti a far la conta
in quell’angolo di casa
da dove usciva odore di arrosto, e rosmarino.
Le ho vedute
le isole ancorate più a largo di Milano
i caseggiati mezzi scrostati, e poi i ponteggi
mangrovie dove uomini nudi vecchio Sud
tingevano le mura di cielo.
Ho visto i mari
i suoi caleidoscopi nel pozzo
e seppellito, nel cuore di un’amica la mappa del tesoro.
Son stato capitano di spada e di robinia
spesso solo, fino al tramonto d’ogni speranza
d’ogni indugio.
Ho fatto buona pesca di api e di mosconi
in laghi di mastelli di zinco. E avuto figli
sparati per il mondo come rondoni bianchi.
Ho amato donne in porti d’Oriente
e seta, e spezie
catene per remare fino alla consunzione.
Amanti più segrete di me, e ne ho goduto
piangendole svuotando le…
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My beating heart (Il mio cuore palpitante)

Foto tratta dal Web da me elaborata graficamente
Ho indossato un paio di guanti neri
ho afferrato il coltello della luna
e con un cerchio al petto ho estratto il mio cuore.
Era rosso
palpitava come un piccolo animale
e tremava di paura.
Dove hai messo l’amore, gli ho chiesto,
quell’amore intimidito dai tuoi forti battiti.
Ha smesso di pulsare.
E tra le dita mi è rimasto il sapore delle lacrime.
Al chiuso

Edmund Kesting, Tanz Dore Hoyer, 1926
Come luce soffusa nella stanza
la mia memoria imprime sulle pareti bianche
l’ombra armoniosa del tuo corpo come l’ala mite di colomba
e come il grido dolce della luna nascosta tra le nubi.
Il corpo che stringevo tra le braccia
in fondo a un campo rosso di papaveri e nel profumo
di gladioli celesti
ora è soltanto l’ombra che danza nel chiuso di pareti spoglie.