Strada viva

Ecco un’altra bella poesia di Daniela Cerrato dal suo blog “Il canto delle Muse”. Versi che descrivono sentimenti e cose come elementi integranti dei luoghi che la poetessa percorre donando loro un’anima e un senso di vita simbolica e palpitante. Un percorso che si arresta all’incontro con una “strada provinciale”, segno dell’umana presenza e torna indietro ripercorrendo gli stessi luoghi, già trasformati dalla pioggia, che offrono una nuova e più serena percezione.

Il Canto delle Muse

La chiamavano da sempre strada viva
quel sentiero di mezza collina
che iniziava a scendere all’angolo
di una casa da poco abbandonata,
fiori perenni nel giardino cintato
mostravano ancora il gusto
di chi l’aveva abitata.
La percorsi, tutta, d’improvviso,
un dì che pioveva a secchiate
ebbra di rabbia trattenuta,
sfogai la foga con passi decisi
a tratti scivolosi, in un sottile
giacchino a cappuccio che dopo poco
iniziò a stingere il vivo colore.
Rivoli fucsia gocciolavano rigando
le mani fradice, incapaci di asciugare
il viso, grondante lacrime e pioggia,
la vista annebbiata non fermava
il cammino che proseguiva
con un’ energia cinetica potente,
non so quanto fango calpestai
ma dopo un restringimento della strada
mi trovai di fronte a un campo limitato
dall’asfalto di una provinciale.
Ripercorsi a ritroso, stavolta in salita,
il sentiero divenuto rigagnolo notando
qualche sprazzo di luce che apriva
il fronte di nubi cupe, la pioggia

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L’attesa – Guy Goffette

Foto di Richard Tuschman, from “Hopper Meditations series”
.

Riporto la mia traduzione della poesia pubblicata sul sito “Poesia in rete” .

Se vieni per restare, lei dice, non parlare.”
Bastano pioggia e vento sopra le tegole,
basta il silenzio accumulato sopra i mobili
come polvere dopo secoli senza te.

Ancora non parlare. Ascolta ciò ch’è stato
lama nella mia carne: ogni passo, un ridere lontano,
l’abbaiare di un cane, lo sportello che sbatte
e questo treno che non finisce mai di passare

sulle mie ossa. Rimani senza parole: non c’è nulla
da dire. Lascia che la pioggia ridiventi pioggia
e il vento questa marea sotto le tegole, lascia

il cane gridare il suo nome nella notte, lo sportello
sbattere, andarsene lo sconosciuto in quel luogo vuoto
dove io morirò. Rimani se vieni per rimanere.

Guy Goffette

(Traduzione di Marcello Comitini)

∗∗∗

L’attente

Si tu viens pour rester, dit-elle, ne parle pas.
Il suffit de la pluie et du vent sur les tuiles,
il suffit du silence que les meubles entassent
comme poussière depuis des siècles sans toi.

Ne parle pas encore. Écoute ce qui fut
lame dans ma chair : chaque pas, un rire au loin,
l’aboiement du cabot, la portière qui claque
et ce train qui n’en finit pas de passer

sur mes os. Reste sans paroles : il n’y a rien
à dire. Laisse la pluie redevenir la pluie
et le vent cette marée sous les tuiles, laisse

le chien crier son nom dans la nuit, la portière
claquer, s’en aller l’inconnu en ce lieu nul
où je mourais. Reste si tu viens pour rester.

Guy Goffette

da “La Vie promise”, Éditions Gallimard, 1991

Puberale

Pubertà Munch Margherita pic

Ernest Ludwig Kichner, Margherita, 1909

Lui

Il vento a piene mani

lascia cadere sulla terra

piume bianche di semi.

Al fiorire delle gemme

tra smarrimenti e ansie

l’adolescente che s’incanta

freme nel vento

oscuro dei suoi sogni.

Solca le zolle e le frantuma

con l’aratro in cerca di sé stesso.

In un corpo immaginato

di ragazza

si sperdono e muoiono i suoi semi.

 

Lei

Scosta i fili d’erba l’argento della luna

incanta e schiude gemme

bagna le zolle della terra

fa scorrere nel sangue

i semi della vita.

Li scalda con il fiato, la ragazza.

Ma non è ancora vita

ciò che si schiude tra le zolle.

Solo abbandono e rapimento

alle carezze della luna.

Meteora

Dal blog di Daniela Cerrato, una sua poesia.

Il Canto delle Muse

Corre il tempo su binari invisibili
senza tappe per lunghe distanze
attraversa secoli epoche generazioni
scandisce avvenimenti col suo fiato
mortale cui nulla sfugge, rigido dettame
padrone assoluto di scadenze ignorate
di una natura in cammino precario
e intanto che corre irraggiungibile
non come preda ma infallibile predatore
ondeggia impetuoso un oceano di vita
ove l’uomo da crisalide a falena
non può che godere di unico assaggio.
Daniela Cerrato, 2017

Nicolas Poussin (1594–1665), “A Dance to the Music of Time”(detail)

Nicolas Poussin (1594–1665), A Dance to the Music of Time (detail) (c 1634-6),

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Paesaggio IV di Cesare Pavese

Carlo Carrà Nuotatrice

Carlo Carrà – Le nuotatrici

(a Tina)

I due uomini fumano a riva. La donna che nuota

senza rompere l’acqua, non vede che il verde

del suo breve orizzonte. Tra il cielo e le piante

si distende quest’acqua e la donna vi scorre

senza corpo. Nel cielo si posano nuvole

come immobili. Il fumo si ferma a mezz’aria.

 

Sotto il gelo dell’acqua c’è l’erba. La donna

vi trascorre sospesa; ma noi la schiacciamo,

l’erba verde, col corpo. Non c’è lungo le acque

altro peso. Noi soli sentiamo la terra.

Forse il corpo allungato di lei, che è sommerso,

sente l’avido gelo assorbirle il torpore

delle membra assolate e discioglierla viva

nell’immobile verde. Il suo capo non muove.

 

Era stesa anche lei, dove l’erba è piegata.

Il suo volto socchiuso posava sul braccio

e guardava nell’erba. Nessuno fiatava.

Stagna ancora nell’aria quel primo sciacquío

che l’ha accolta nell’acqua. Su noi stagna il fumo.

Ora è giunta alla riva e ci parla, stillante

nel suo corpo annerito che sorge fra i tronchi.

La sua voce è ben l’unico suono che si ode sull’acqua

– rauca e fresca, è la voce di prima.

 

Pensiamo, distesi

sulla riva, a quel verde piú cupo e piú fresco

che ha sommerso il suo corpo. Poi, uno di noi

piomba in acqua e traversa, scoprendo le spalle

in bracciate schiumose, l’immobile verde.