Louise Glück, L’assistente malinconico (16)

Vincent Van Gogh. ritratto di Patience Escalier, 1888

Avevo un assistente, ma era malinconico,
così malinconico da interferire con i suoi doveri.
Doveva aprire le mie lettere, che erano poche,
e rispondere a quelle che richiedevano risposte,
lasciando uno spazio in basso per la mia firma.
E sotto la mia firma, le sue stesse iniziali,
della quale formalità, all’inizio, era molto orgoglioso.
Quando squillava il telefono, doveva dire
che il suo datore di lavoro era attualmente occupato,
e offrirsi di trasmettere un messaggio.

Dopo diversi mesi, è venuto da me.
Maestra, ha detto (era il suo modo di chiamarmi),
ti sono diventato inutile; devi licenziarmi.
E ho visto che aveva fatto le valigie
ed era pronto ad andare, anche se era notte
e la neve stava cadendo. Mi sono sentita vicina a lui.
Bene, ho detto, se non puoi svolgere questi pochi compiti,
cosa sai fare? E ha indicato i suoi occhi,
che erano pieni di lacrime. Posso piangere, ha detto.
Allora devi piangere per me, gli ho detto,
come Cristo pianse per l’umanità.

Tuttavia era titubante.
La tua vita è invidiabile, ha detto;
a cosa devo pensare quando piango?
E gli ho detto del vuoto dei miei giorni,
e del tempo, che stava per scadere,
e dell’insensatezza della mia realizzazione,
e mentre parlavo ebbi la strana sensazione
di provare ancora qualcosa
per un altro essere umano

Rimase completamente immobile.
Avevo acceso un piccolo fuoco nel caminetto;
Ricordo di aver sentito i contenti mormorii dei ceppi morenti —

Maestra, ha detto, hai dato
un senso alla mia sofferenza.

È stato un momento strano.
L’intero dialogo sembrava essere profondamente artificioso
e profondamente vero, come se tali parole simili al vuoto e all’insignificante
avessero stimolato il ricordo di una qualche emozione
ora legata a questa occasione e persona.

Il suo viso era radioso. Le sue lacrime brillarono
rosso e oro alla luce del fuoco.
Poi se ne andò.

Fuori cadeva la neve
il paesaggio si trasformava in una serie
di piatte generalizzazioni
contrassegnate qua e là da enigmatiche
forme dove la neve si era accumulata.
La strada era bianca, i vari alberi erano bianchi —
Mutazioni della superficie, ma non è veramente
tutto quello che vediamo?

Louise Glück, Faithful and Virtuous Night, Farrar, Straus and Giroux. 2014
traduzione di Marcello Comitini

Una sposa (Ita – Fr – Eng – Esp)

foto di Hadar Ariel Magar

Una donna grida nel buio dei suoi occhi,
le labbra di fuoco le guance illuminate dalla luna.
L’abito le scende sino ai piedi come una sposa.
Macchie di sangue sul ventre e tra le mani
spine di una rosa appassita.
Chi è la donna che a tentoni cerca
la desiderata felicità? Un albero
piega i rami come braccia
a carezzare le spalle nude
i seni come fiori di mandorlo
il fiume vasto e lento dei suoi fianchi.
È primavera? O è l’incubo di un amore
che la brucia? Tocca il tronco
con le mani sanguinanti. Le sente
scivolare lungo la ruvidità della corteccia.
Si abbandona allo scabro scorrere del tronco
alla felicità del niente.

Une mariée

Une femme hurle dans l’obscurité de ses yeux,
ses lèvres de feu et ses joues éclairées par la lune.
La robe longue jusqu’à ses pieds comme une épouse.
Taches de sang sur le ventre et épines d’une rose
fanée dans les mains.
Qui est la femme qui cherche
le bonheur désiré? Un arbre
plie ses branches comme des bras
pour caresser les épaules nues
les seins comme des fleurs d’amandier
le fleuve vaste et lent de ses hanches.
C’est le printemps? Ou est-ce le cauchemar d’un amour
qui la brûle? Elle touche le tronc
avec ses mains ensanglantées. Elle les sent
glisser le long de la rugosité de l’écorce.
Elle s’abandonne au couler rêche du tronc
au bonheur du rien.

A bride

A woman screams in the darkness of her eyes,
her fiery lips and moonlit cheeks.
The dress long to her feet like a bride.
Blood stains on the abdomen and in the hands
thorns of a fading rose.
Who is the woman who seeks
the desired happiness? A tree
bends its branches like arms
to caress the bare shoulders
the breasts like almond blossoms
the wide and slow river of his hips.
It’s spring? Or is it a love’s nightmare
who burns her? She touches the trunk
with his bloody hands. She fels them
slide along the roughness of the bark.
She surrenders to the rough flowing of the trunk
to the happiness of nothing.

Una novia

Una mujer grita en la oscuridad de sus ojos
sus labios ardientes y sus mejillas iluminadas por la luna.
El vestido largo hasta sus pies como una novia.
Manchas de sangre en el vientre y en las manos
espinas de una rosa marchita.
Quien es la mujer que busca
la felicidad deseada? Un árbol
dobla sus ramas como brazos
acariciar los hombros desnudos
los pechos como flores de almendro
el ancho y lento río de sus caderas.
¿Es primavera? ¿O es la pesadilla de un amor
que la quema? Ella toca el tronco
con sus manos ensangrentadas. Ella los siente
deslizarse por la rugosidad de la corteza.
Ella se rinde al rudo fluir del tronco
a la felicidad de nada.

Louise Glück, La finestra aperta (15)

Foto di Marcello Comitini


Uno scrittore anziano aveva preso l’abitudine di scrivere la parola FINE su un pezzo di carta prima di iniziare i suoi racconti, dopo di che raccoglieva una pila di pagine, particolarmente sottili in inverno quando la luce del giorno era breve, e relativamente spesse in estate quando il suo pensiero diventava di nuovo sciolto e associativo, espansivo come il pensiero di un giovane. Indipendentemente dal loro numero, metteva queste pagine bianche sull’ultima, coprendola. Solo allora la storia gli sarebbe giunta, casta e raffinata d’inverno, più libera d’estate. Con questi sistemi era diventato un maestro riconosciuto.
Lavorava di preferenza in una stanza senza orologi, confidando che la luce gli dicesse quando la giornata era finita. In estate, gli piaceva la finestra aperta. Come può, d’estate, entrare nella stanza il vento invernale? Hai ragione, gridò al vento, questo è quello che mi è mancato, questa risolutezza e repentinità, questa sorpresa — Oh, se potessi farlo sarei un dio! E giaceva sul pavimento freddo dello studio a guardare il vento che agitava le pagine, mescolando le scritte e le bianche, tra loro la fine.

Louise Glück, Faithful and Virtuous Night, Farrar, Straus and Giroux. 2014
traduzione di Marcello Comitini

Il vento (Ita – Fr – Eng – Esp)

Digital Art di Marcello Comitini

Il vento

Il vento porta in sé il destino cieco
delle cose sfiorate ma anche
il profumo delle rose che amiamo.

Rimaniamo immobili finché ci carezza.

Quando il vento svanisce c’invade
la cecità del nostro destino.

Le vent

Le vent porte en soi même le destin aveugle
des choses touchées mais aussi
le parfum des roses que nous aimons.

Restons immobiles tant qu’il nous caresse.

Quand le vent disparaît, il nous envahit
la cécité de notre destin.

The wind

The wind carries a blind fate within it
things touched but also
the scent of the roses we love.

Let’s stay still until it caresses us.

When the wind disappears it invades us
the blindness of our fate.

El viento

El viento lleva consigo un destino ciego
de las cosas tocadas pero tambien
el aroma de las rosas que amamos.

Quedémonos quietos hasta que nos acaricie.

Cuando el viento desaparece, nos invade
la ceguera de nuestro destino.

Barlumi (Ita – Fr – Eng – Esp)

Foto del web

Nel cielo quella nuvola pesante si sfibra lentamente
lacerata dalle follie primaverili
ingrigita dalle malinconie degli autunni
corrosa dal gelo degli inverni. Le stagioni divorano
ogni cosa che non vuol morire.
I fiori bruciati dal sole
avvizziscono, i fiumi tracimano, allagano
campagne e case abbandonate.
Crollano le montagne sotto valanghe di neve.

Il mio corpo erode in sé ogni desiderio
come fossero una stagione e un frutto.

L’anima al riparo dai mutamenti
come foglia di maranta s’innalza ogni notte
al giungere delle stelle. Lampi illusori
che si accendono in fondo ai miei ricordi.
Sorrisi svaniti,
alcune gocce d’amore e carezze perdute. Barlumi
sofferenti e lontani che invano l’anima oppone
al mio lento avvizzire.

Lueurs

Dans le ciel ce épaise nuage s’effrite lentement
déchiré par les folies printanières
grisonné par la mélancolie des automnes
corrodé par le froid des hivers. Les saisons dévorent
tout ce qui ne veut pas mourir.
Les fleurs brûlées par le soleil
flétrissent, les rivières débordent , inondent
campagne et maisons abandonnées.
Les montagnes s’effondrent sous les avalanches de neige.

Mon corps érode tout désir en lui-même
comme si ils étaient une saison et un fruit.

L’âme protégée des changements
comme une feuille de maranta, se lève chaque nuit
quand les étoiles viennent. Éclairs illusoires
qui s’allument au fond de mes souvenirs.
Sourires évanouis
quelques gouttes d’amour et de caresses perdues. Lueurs
souffrants et lointains que l’âme oppose en vain
à mon lent flétrir. 

Glimmers

In the sky this thick cloud is slowly crumbling
torn by the spring madness
graying by the melancholy of autumns
corroded by cold winters. The seasons devour
anything that does not want to die.
The flowers scorched by the sun
wither, rivers overflow, flood
countryside and abandoned houses.
The mountains are collapsing under avalanches of snow.

My body erodes all desire within itself
as if they were a season and a fruit.

The soul protected from changes
like a maranta leaf, gets up every night
when the stars come. Illusionary lightning
which light up in the depths of my memories.
Smiles vanished
a few drops of love and lost caresses. Glimmers
suffering and distant that the soul opposes in vain
to my slow wither.

Destellos

En el cielo esa nube espesa se desgasta lentamente
desgarrada por locuras primaverales
heco gris por la melancolía de los otoños
corroída por el frío de los inviernos. Las estaciones devoran
todo lo que no quiere morir.
Las flores quemadas por el sol
se marchitan, los ríos se desbordan, inundan
campo y casas abandonadas.
Las montañas colapsan bajo avalanchas de nieve.

Mi cuerpo erosiona todo deseo dentro de sí mismo
como si fueran una temporada y un fruto.

El alma protegida de los cambios
como una hoja de maranta se levanta cada noche
cuando lleguen las estrellas. Destellos ilusorios
que se iluminan en el fondo de mis recuerdos.
Sonrisas desaparecidas
unas gotas de amor y caricias perdidas. Destellos
sufriente y distante que el alma se opone en vano
a mi lento marchitarse.

Redenzione – Rédemption – Redemption – Redención

Foto di Marcello Comitini

Redenzione

Spesso lettori che si dichiarano di profonda fede cattolica, mi scrivono che vorrebbero non leggere le mie poesie perché hanno il potere di far riflettere sugli aspetti dolorosi della vita. Ma concludono le loro lettere affermando che non riescono a fare a meno di leggere i miei versi.

Io credo che ogni lettore che si accosta alle mie poesie, riesca poi a riflettere su ciò che ha letto secondo le esperienze vissute, la propria cultura e formazione religiosa o meno. E ritengo che qualunque esperienza vada rispettata e accolta.

Se dietro i miei versi i lettori sentono il mio dolore e il dolore del mondo, ci sarà pure un motivo. Forse perché loro stessi, che preferiscono non pensare agli aspetti dolorosi della vita, ne sono vicini. Ma nonostante questa loro vicinanza, non potranno mai sapere, e profondamente condividere, quale sia il motivo del mio doloroso scrivere.

Il dolore è nato insieme a me: aprendo gli occhi ho visto fin dalla nascita dolore e amarezza, miseria, paura del domani, tristezza per le cose perdute, rapporti anche amorosi, nati e portati avanti per convenienza o rispetto di credenze religiose e costumi sociali. Sono stato educato da persone cattoliche, il cui cattolicesimo era un modo per sfuggire alle angustie della realtà. Mia madre morendo ha visto la Vergine Maria tenderle le braccia. Ecco, questo è stato il solo segno di gioia intima e profonda che ho visto per la prima volta. L’ho visto nel suo viso, sorridente anche dopo la morte. Avevo trentacinque anni.

Dunque metà della mia vita l’ho vissuta tra aspettative e delusioni, tra rispetto formale e desideri repressi di libertà e di rivolta. Credo che questo abbia inciso profondamente nel mio animo, sin da piccolo.

Allora i prati e i fiori che gli altri riescono a vedere colorati, li vedo anch’io con la consapevolezza che posso solo vederli, ma anche con la consapevolezza che “tutto mi sfugge di mano”. Sta tutta qui la differenza fra il mio sentire e il loro.

La mia fede è in Cristo, non in Dio. La loro è in Cristo-Dio. Mi diranno che sbaglio e certamente sbaglio, ma vedo uomini (e donne) che soffrono a causa di tutti i mali della nostra natura umana. Non vedo un Dio che soffre: se soffrisse non sarebbe Dio. E se soffrisse per amore, non sarebbe un amore divino, ma umano, cioè tormentato. Cristo è morto da uomo e risuscitato da Dio. Ecco questa è la mia sola speranza, ma è troppo poco per dimenticare l’uomo che OGGI, e da quando l’umanità è spuntata sulla terra, vive e soffre. Questo è l’uomo che io celebro nei miei versi: il suo modo di affrontare la realtà, la sua delusione, i suoi sogni delusi, traditi e smarriti.
So bene d’essere una pecorella smarrita e anche nera. Ma spero che questi lettori accetteranno i motivi del mio smarrimento, e non proveranno a redimermi.

Rédemption

Souvent, des lecteurs qui se déclarent de foi catholique profonde m’écrivent qu’ils aimeraient ne pas lire mes poèmes parce qu’ils ont le pouvoir de faire réfléchir les gens sur les aspects douloureux de la vie. Mais ils concluent leurs lettres en déclarant qu’ils ne peuvent s’empêcher de lire mes versets.

Je crois que chaque lecteur qui aborde mes poèmes peut alors réfléchir à ce qu’il a lu en fonction de ses expériences, de sa propre culture et de sa formation religieuse ou non. Et je crois que toute expérience doit être respectée et acceptée.

Si derrière mes vers les lecteurs ressentent ma douleur et la douleur du monde, il doit y avoir aussi une raison. Peut-être parce qu’eux-mêmes, qui préfèrent ne pas penser aux aspects douloureux de la vie, en sont proches. Mais malgré leur proximité, ils ne pourront jamais savoir et partager profondément quelle est la raison de ma douloureuse écriture.

La douleur est née avec moi: j’ai vu depuis ma naissance la douleur et l’amertume, la misère, la peur de demain, la tristesse pour les choses perdues, relations aussi d’amour, nées et entretenues par commodité ou par respect des croyances religieuses et des coutumes sociales. J’ai été éduqué par des catholiques, dont le catholicisme était un moyen d’échapper à la détresse de la réalité. Ma mère mourante a vu la Vierge Marie lui tendre les bras. Ici, c’était le seul signe de joie intime et profonde que j’ai vu pour la première fois. Je l’ai vu sur son visage, souriant même après la mort. J’avais trente-cinq ans.

J’ai donc vécu la moitié de ma vie entre attentes et déceptions, entre respect formel et désirs refoulés de liberté et de révolte. Je pense que cela a profondément affecté mon âme, depuis que je suis enfant.

Puis les prairies et les fleurs, que les autres peuvent voir colorés, je les vois aussi en sachant que je ne peux que les voir, mais aussi avec la conscience que “tout devient incontrôlable”. C’est toute la différence entre mon sentiment et le leur.

Ma foi est en Christ, pas en Dieu, leur foi est en Christ-Dieu. Ils me diront que j’ai tort et certainement je me trompe, mais je vois des hommes (et des femmes) qui souffrent de tous les maux de notre nature humane. Je ne vois pas un Dieu qui souffre: s’il souffrait, il ne serait pas Dieu, et s’il souffrait par amour, ce ne serait pas un amour divin, mais humain, c’est-à-dire tourmenté. Le Christ est mort en tant qu’homme et ressuscité en tant que Dieu, voilà mon seul espoir, mais c’est trop peu pour oublier l’homme qui AUJOURD’HUI, et depuis que l’humanité est apparue sur la terre, vit et souffre. Celui-ci est l’homme que je célèbre dans mes vers: sa manière d’affronter la réalité, sa déception, ses rêves déçus, trahis et perdus.
Je sais bien que je suis une petite brebis perdue et aussi de couleur noir. Mais j’espère que ces lecteurs accepteront les raisons de ma désarroi et n’essaieront pas de me racheter.

Redemption

Often readers who profess a deep Catholic faith write to me that they would like not to read my poems because they have the power to make people think about the painful aspects of life. But they conclude their letters by stating that they cannot help but read my verses.

I believe that each reader who approaches my poems can then reflect on what he has read according to his experiences, his own culture and his religious background or not. And I believe that any experience should be respected and accepted.

If behind my verses the readers feel my pain and the pain of the world, there must also be a reason. Perhaps because they themselves, who prefer not to think about the painful aspects of life, are close to it. But despite their closeness, they will never be able to know and share deeply what is the reason for my painful writing.

Pain was born with me: since my birth I have seen pain and bitterness, misery, fear of tomorrow, sadness for things lost, relationships also of love, born and maintained for convenience or respect religious beliefs and social customs. I was educated by Catholics, whose Catholicism was a way of escaping the distress of reality. My dying mother saw the Virgin Mary stretch out her arms to her. Here was the only sign of intimate and deep joy that I saw for the first time. I saw it on his face, smiling even after death. I was thirty-five.

So I lived half my life between expectations and disappointments, between formal respect and repressed desires for freedom and revolt. I think it has affected my soul deeply since I was a child.

Then the meadows and the flowers, which others can see colored, I also see them knowing that I can only see them, but also with the awareness that “everything is getting out of hand”. It’s all the difference between my feeling and theirs.

My faith is in Christ, not in God, their faith is in Christ-God. They will tell me that I am wrong and certainly I am wrong, but I see men (and women) who suffer from all the evils of our human nature. I do not see a God who suffers: if he suffered, he would not be God, and if he suffered out of love, it would not be divine love, but human love, that is to say tormented. Christ died as a man and rose again as God, this is my only hope, but it is too little to forget the man who TODAY, and since humanity appeared on earth, lives and suffers. This is the man I celebrate in my lines: his way of facing reality, his disappointment, his disappointed, betrayed and lost dreams.
I know very well that I am a little lost sheep and also black in color. But I hope these readers will accept the reasons for my bewilderment and not try to redeem me.

Redención

A menudo, los lectores que profesan una profunda fe católica me escriben que les gustaría no leer mis poemas porque tienen el poder de hacer que la gente piense en los aspectos dolorosos de la vida. Pero concluyen sus cartas diciendo que no pueden evitar leer mis versos.

Creo que cada lector que se acerque a mis poemas podrá reflexionar sobre lo que ha leído de acuerdo con sus experiencias, su propia cultura y su formación religiosa o no. Y creo que cualquier experiencia debe ser respetada y recipida.

Si detrás de mis versos los lectores sienten mi dolor y el dolor del mundo, también debe haber una razón. Quizás porque ellos mismos, que prefieren no pensar en los aspectos dolorosos de la vida, están cerca de ella. Pero a pesar de su cercanía, nunca podrán conocer y compartir profundamente cuál es el motivo de mi dolorosa escritura.

El dolor nació conmigo: desde mi nacimiento he visto dolor y amargura, miseria, miedo al mañana, tristeza por las cosas perdidas, relaciones también de amor, nacidas y mantenidas por conveniencia o respeto por creencias religiosas y costumbres sociales. Fui educado por católicos, cuyo catolicismo era una forma de escapar de la angustia de la realidad. Mi madre moribunda vio a la Virgen María extender sus brazos hacia ella. Aquí estaba el único signo de alegría íntima y profunda que vi por primera vez. Lo vi en su rostro, sonriendo incluso después de la muerte. Tenía treinta y cinco años.

Así que viví la mitad de mi vida entre expectativas y decepciones, entre respeto formal y deseos reprimidos de libertad y rebelión. Creo que ha afectado profundamente mi alma desde que era niño.

Luego los prados y las flores, que otros pueden ver coloreadas, yo también las veo sabiendo que solo puedo verlas, pero también con la conciencia de que “todo se está yendo de las manos”. Es toda la diferencia entre mis sentimientos y los de ellos.

Mi fe está en Cristo, no en Dios, su fe está en Cristo-Dios. Me dirán que estoy equivocado y ciertamente estoy equivocado, pero veo hombres (y mujeres) que sufren todos los males de nuestra naturaleza humana. No veo un Dios que sufre: si sufriera, no sería Dios, y si sufriera por amor, no sería amor divino, sino amor humano, es decir atormentado. Cristo murió como hombre y resucitó como Dios, esta es mi única esperanza, pero es muy poca para olvidar al hombre que HOY, y desde que la humanidad apareció en la tierra, vive y sufre. Este es el hombre que celebro en mis versos: su forma de afrontar la realidad, su desencanto, sus sueños desilusionados, traicionados y perdidos.
Sé muy bien que soy una ovejita perdida y también de color negro. Pero espero que estos lectores acepten las razones de mi desconcierto y no intenten redimirme.

Sognatrice d’estasi (Ita – Fr – Eng – Esp)

Pablo Picasso, Nudo foglie verdi e busto, 1932

Questa poesia, che ho scritto in occasione della festa degli innamorati, la dedico a tutte le donne sole, anche nel giorno di San Valentino.
Ce poème, que j’ai écrit à l’occasion de la fête des amoureux, je le dédie à toutes les femmes seules, même le jour de la Saint Valentin.
This poem, which I wrote on the occasion of the feast of lovers, I dedicate it to all women alone, even on Valentine’s Day.
Este poema, que escribí con motivo de la fiesta de los enamorados, se lo dedico a todas las mujeres las mujeres solas, incluso en San Valentín.

Sognatrice d’estasi

Il transito velocissimo dei treni che di notte
urlano addio e alla meta lontana
sveglia la donna che attende
nel caldo delle lenzuola. Una mano le sfiora
i capelli il ventre i seni turgidi di voglie represse.
Sente l’estasi tenebrosa del corpo
l’accoglie col fervore di una stella
tremante nella notte.
Sgorga come la luna improvvisa tra i monti
la sublime sensazione dell’uomo
che si muove su di lei. Crescono
immagini di un paesaggio in lontananza
strade che all’improvviso svoltano
torri che s’innalzano, terre folte
di presenze divine che si fanno
senso dell’uomo che le ammanta il corpo.
La circonda finché raggiante lentamente
svuotandosi si trasforma in spazio
in lei sopra di lei. Si apre il vuoto.

Rêveuse d’extases

Le transit très rapide des trains, qui la nuit
crient adieu et à la destination lointaine,
réveille la femme qui attend
dans la chaleur des draps. Une main touche
ses cheveux son ventre ses seins gonflés de désirs refoulés.
Elle sent l’extase ténébreuse de son corps,
l’accueille avec la ferveur d’une étoile
tremblante dans la nuit.
La sensation sublime de l’homme
qui se bouge sur elle,
jaillit comme la lune soudaine dans les montagnes.
Des images d’un paysage lointain grandissent,
des routes qui tournent soudainement,
des tours qui s’élèvent, des terres pleines
de présences divines qui deviennent
sens de l’homme qui l’enveloppe le corps.
Il l’entoure jusqu’à ce que lentement,
lui radieux et vidé, se transforme en espace
en elle au-dessus d’elle. Le vide s’ouvre.


Dreamer of ecstasy

The very fast transit of trains, which at night
scream goodbye and at the distant destination,
wakes up the woman who waits
in the warmth of the sheets. A hand touches
her hair her womb her breasts swollen with repressed desires.
She feels the dark ecstasy of her body,
welcomes it with the fervor of a star
trembling in the night.
The sublime sensation of the man
moving over her, gush like the sudden moon in the mountains.
Images of a distant landscape grow,
roads that suddenly turn,
towers that rise, lands full
of divine presences that become
sense of the man who cloaks her body.
He surrounds her until slowly,
him radiant and emptied,
he is turns into a space
in her above her. The void opens.

Soñadora de éxtasis

El rápido tránsito de trenes que de noce
gritan adiós y a la meta lejana
despierta a la mujer que espera
en el calor de las sábanas. Una mano toca
su pelo su vientre sus pechos hinchados con deseos reprimidos.
Siente el éxtasis oscuro del cuerpo
lo recibe con el fervor de una estrella
temblorosa en la noche.
Fluye como la luna repentina en las montañas
la sublime sensación del hombre
moviéndose sobre ella. Crecen
imágenes de un paisaje Lejano
caminos que de repente giran
torres que se elevan, tierras densas
de presencias divinas que tienen sentido
del hombre que le cubre el cuerpo.
La rodea hasta que, radiante
vaciando lentamente, se convierte en espacio
en ella por encima de ella. El vacío se abre.

Stefanie Golisch traduce Donne sole

Immagine di ” Xenia Hausner,”Wag the dog”, 2014, scelta da Stefanie

La poetessa Stefanie Golisch, già conosciuta e pubblicata sulle pagine di questo blog con alcune delle sue poesie, mi ha onorato della traduzione di quattro poesie tratte dalla mia raccolta “Donne sole”. Le poesie sono state scelte, come afferma la poetessa nel documento che mi ha donato, “assemblando quattro poesie: le prime tre sono i pensieri delle donne, la quarta parla della donna vista da fuori.”. Le poesie non hanno titolo (tranne alcune) per far prendere coscienza alla lettrice/al lettore che ogni poesia va letta come espressione di un’unica donna in cui convergono le diverse esperienze femminili.

Non illuderti – gli ho detto –
ad attenderti ci sono solo
le mie labbra i miei seni
il mio ventre.
Il tuo sole
il tuo glorioso sole delle albe
nei nostri fini settimana
si dissolvono
in due tramonti tristi – ed io
sola e fredda
nell’attesa senza fine delle tue carezze.

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Mach dir keine Illusionen – habe ich zu ihm gesagt –
auf dich warten nur
meine Lippen und meine Brüste
mein Bauch.
Deine Sonne
deine wunderbare Sonne der Morgenröte,
die sich an unseren Wochenenden
in zwei traurigen Sonnenuntergängen
auflöst – und ich
allein und kalt
in der unendlichen Erwartung deiner Zärtlichkeiten.
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Ho posato
per un attimo
la mia mano
sul tuo braccio
e mi è parso
per un attimo
anche sul tuo cuore.

Nella mia stanchezza sento
che nel tuo pensiero
sono solo un’ombra.

Nel mio cuore
tutto si è confuso
come rondine che freme
nel cavo della tua mano.

Scopro adesso il senso
di ciò che davvero sei
ombra delle ombre.

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Einen Augenblick lang
habe ich meine Hand
auf deinen Arm gelegt
und,
so kam es mir vor,
einen Augenblick lang
auch auf dein Herz.

In meiner Müdigkeit
spüre ich, dass ich in deinen Gedanken
nur ein Schatten bin.

In meinem Herzen
herrscht Verwirrung
bin eine Schwalbe, die
in deiner Hand zittert.

Jetzt erkenne ich
den Sinn dessen, der du wirklich bist,
Schatten der Schatten.
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Ho un’infanzia da piangere
carezze e mani da ricordare
una voce severa tra i dubbi del vivere.
Vuoti che mi stringono la gola
segni dell’esilio
che la mia anima paziente soffre.

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Ich habe eine Kindheit zu beweinen,
Zärtlichkeiten und Küsse zu erinnern,
eine strenge Stimme inmitten von Lebenszweifeln.
Eine Leere, die mir die Kehle zusammenschnürt
Zeichen der Verbannung,
die meine Seele geduldig erleidet.
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Lo so. L’ho vista
altre volte seduta a quel tavolo lontano
nell’ora deserta di questo bar.
Beve il suo caffè con le braccia poggiate sulla distesa
rotonda del ripianto di marmo. Il viso rivolto
alla sedia vuota dall’altra parte del tavolo.
Il cameriere dietro il bancone
lungo e dritto come una lama
si guarda le mani doloranti rose dall’acqua.
Non le parla, non la vede neppure.
Lei non attende più nessuno, lo so.
Una voce sussurra ragazza dal fondo del cuore
e in un lampo gli anni di verde e di turchese.
Chiusa nei suoi pensieri sente
le radici del suo silenzio crescere nel ricordo
di coloro che l’amavano alla follia.
Fra pochi istanti si alzerà scomparendo
oltre i vetri del bar.

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Ich weiß. Ich habe sie schon öfter
an diesem Tisch sitzen sehen,
in der einsamen Stunde dieses Cafés.
Sie trinkt ihren Kaffee und stützt dabei die Arme
auf die runde Marmorplatte des Tisches. Den Blick
auf den leeren Stuhl gegenüber gerichtet.
Der Kellner hinter der Theke,
lang und aufrecht wie eine Klinge,
betrachtet seine schmerzenden Hände, Wasserrosen.
Weder spricht er mit ihr, noch nimmt er sie überhaupt wahr.
Sie wartet auf niemanden mehr, ich weiß.
Eine Stimme flüstert aus tiefster Tiefe Mädchen,
und plötzlich blitzen Jahre aus Grün und Türkis auf.
Verschlossen in ihre Gedanken spürt sie
die Wurzeln ihrer Stille in den Erinnerungen an all
jene, die sie über die Maßen geliebt hatten.
Im nächsten Augenblick wird sie aufstehen
und hinter den Fensterscheiben des Cafés verschwinden.

Tradimenti – Trahisons – Betrayals – Traiciones

Foto di Noell S. Oszvald 

Tradimenti

Parole memorabili indugiano
con la penna ad ogni sillaba
o al lento ticchettio della tastiera,
nel bruciare delle pupille
tra battiti del cuore e artrosi delle dita.
Parole come schiuma dal mare del passato
o pietre cadute dal declivio dei giorni,
antichi pensieri sfuggiti all’arte dell’oblio
per ricordare meglio
tutto quel che si è perduto
a trattenere quell’amaro in bocca.
Sto parlando dei tuoi tradimenti
della veste che frusciava nel fuggire
del tuo sorriso che ingannava il desiderio.
Ora mi accompagni in silenzio mentre scrivo
come se l’amore travisando la memoria
potesse ancora
risvegliare prati nuovi e fiori.


Trahisons

Des mots mémorables hésitent
avec le stylo à chaque syllabe
ou au cliquetis lent du clavier,
dans la brûlure des pupilles
entre les battements du cœur et l’arthrose des doigts.
Des mots comme l’écume de la mer du passé
ou des pierres tombées de la pente des jours,
des pensées anciennes échappées à l’art de l’oubli
pour se souvenir mieux
tout ce qui a été perdu
pour conserver cette amertume en bouche.
Je parle de tes trahisons
de la robe qui bruissait en fuyant
de ton sourire, qui trompait le désir.
Maintenant tu m’accompagne en silence pendant que j’écris
comme si l’amour, déformant la mémoire
pourrait encore
éveiller de nouvelles prairies et fleurs.


Betrayals

Memorable words hesitate
with the pen on each syllable
or the slow clicking of the keyboard,
in the burning of the pupils
between heartbeat and osteoarthritis of the fingers.
Words like the sea foam of the past
or stones fallen from the slope of days,
ancient thoughts escaped from the art of forgetting
to remember better
all that was lost
to keep this bitterness in the mouth.
I’m talking about your betrayals
of the dress that rustled while fleeing
of your smile, which deceived desire.
Now you accompany me in silence as I write
as if love, distorting memory
could still
awaken new meadows and flowers.


Traiciones

Palabras memorables titubearen
con el bolígrafo en cada sílaba
o al lento clic del teclado,
en la quema de las pupilas
entre latidos del corazon y artrosis de los dedos.
Palabras como espuma del mar del pasado
o piedras caídas de la pendiente de los días,
Pensamientos antiguos escapados del arte del olvido
para recordar mejor
todo lo que se ha perdido
para retener esa amargura en la boca.
Estoy hablando de tus traiciones
de la túnica que susurró al huir
de tu sonrisa que engañó ese deseo.
Ahora me acompañas en silencio mientras escribo
como si el amor, distorsionando el recuerdo
todavía podría
despiertar prados y flores nuevas.