Vincent Van Gogh. ritratto di Patience Escalier, 1888
Avevo un assistente, ma era malinconico, così malinconico da interferire con i suoi doveri. Doveva aprire le mie lettere, che erano poche, e rispondere a quelle che richiedevano risposte, lasciando uno spazio in basso per la mia firma. E sotto la mia firma, le sue stesse iniziali, della quale formalità, all’inizio, era molto orgoglioso. Quando squillava il telefono, doveva dire che il suo datore di lavoro era attualmente occupato, e offrirsi di trasmettere un messaggio.
Dopo diversi mesi, è venuto da me. Maestra, ha detto (era il suo modo di chiamarmi), ti sono diventato inutile; devi licenziarmi. E ho visto che aveva fatto le valigie ed era pronto ad andare, anche se era notte e la neve stava cadendo. Mi sono sentita vicina a lui. Bene, ho detto, se non puoi svolgere questi pochi compiti, cosa sai fare? E ha indicato i suoi occhi, che erano pieni di lacrime. Posso piangere, ha detto. Allora devi piangere per me, gli ho detto, come Cristo pianse per l’umanità.
Tuttavia era titubante. La tua vita è invidiabile, ha detto; a cosa devo pensare quando piango? E gli ho detto del vuoto dei miei giorni, e del tempo, che stava per scadere, e dell’insensatezza della mia realizzazione, e mentre parlavo ebbi la strana sensazione di provare ancora qualcosa per un altro essere umano
Rimase completamente immobile. Avevo acceso un piccolo fuoco nel caminetto; Ricordo di aver sentito i contenti mormorii dei ceppi morenti —
Maestra, ha detto, hai dato un senso alla mia sofferenza.
È stato un momento strano. L’intero dialogo sembrava essere profondamente artificioso e profondamente vero, come se tali parole simili al vuoto e all’insignificante avessero stimolato il ricordo di una qualche emozione ora legata a questa occasione e persona.
Il suo viso era radioso. Le sue lacrime brillarono rosso e oro alla luce del fuoco. Poi se ne andò.
Fuori cadeva la neve il paesaggio si trasformava in una serie di piatte generalizzazioni contrassegnate qua e là da enigmatiche forme dove la neve si era accumulata. La strada era bianca, i vari alberi erano bianchi — Mutazioni della superficie, ma non è veramente tutto quello che vediamo?
Louise Glück, Faithful and Virtuous Night, Farrar, Straus and Giroux. 2014 traduzione di Marcello Comitini
Una donna grida nel buio dei suoi occhi, le labbra di fuoco le guance illuminate dalla luna. L’abito le scende sino ai piedi come una sposa. Macchie di sangue sul ventre e tra le mani spine di una rosa appassita. Chi è la donna che a tentoni cerca la desiderata felicità? Un albero piega i rami come braccia a carezzare le spalle nude i seni come fiori di mandorlo il fiume vasto e lento dei suoi fianchi. È primavera? O è l’incubo di un amore che la brucia? Tocca il tronco con le mani sanguinanti. Le sente scivolare lungo la ruvidità della corteccia. Si abbandona allo scabro scorrere del tronco alla felicità del niente.
Une mariée
Une femme hurle dans l’obscurité de ses yeux, ses lèvres de feu et ses joues éclairées par la lune. La robe longue jusqu’à ses pieds comme une épouse. Taches de sang sur le ventre et épines d’une rose fanée dans les mains. Qui est la femme qui cherche le bonheur désiré? Un arbre plie ses branches comme des bras pour caresser les épaules nues les seins comme des fleurs d’amandier le fleuve vaste et lent de ses hanches. C’est le printemps? Ou est-ce le cauchemar d’un amour qui la brûle? Elle touche le tronc avec ses mains ensanglantées. Elle les sent glisser le long de la rugosité de l’écorce. Elle s’abandonne au couler rêche du tronc au bonheur du rien.
A bride
A woman screams in the darkness of her eyes, her fiery lips and moonlit cheeks. The dress long to her feet like a bride. Blood stains on the abdomen and in the hands thorns of a fading rose. Who is the woman who seeks the desired happiness? A tree bends its branches like arms to caress the bare shoulders the breasts like almond blossoms the wide and slow river of his hips. It’s spring? Or is it a love’s nightmare who burns her? She touches the trunk with his bloody hands. She fels them slide along the roughness of the bark. She surrenders to the rough flowing of the trunk to the happiness of nothing.
Una novia
Una mujer grita en la oscuridad de sus ojos sus labios ardientes y sus mejillas iluminadas por la luna. El vestido largo hasta sus pies como una novia. Manchas de sangre en el vientre y en las manos espinas de una rosa marchita. Quien es la mujer que busca la felicidad deseada? Un árbol dobla sus ramas como brazos acariciar los hombros desnudos los pechos como flores de almendro el ancho y lento río de sus caderas. ¿Es primavera? ¿O es la pesadilla de un amor que la quema? Ella toca el tronco con sus manos ensangrentadas. Ella los siente deslizarse por la rugosidad de la corteza. Ella se rinde al rudo fluir del tronco a la felicidad de nada.
Uno scrittore anziano aveva preso l’abitudine di scrivere la parola FINE su un pezzo di carta prima di iniziare i suoi racconti, dopo di che raccoglieva una pila di pagine, particolarmente sottili in inverno quando la luce del giorno era breve, e relativamente spesse in estate quando il suo pensiero diventava di nuovo sciolto e associativo, espansivo come il pensiero di un giovane. Indipendentemente dal loro numero, metteva queste pagine bianche sull’ultima, coprendola. Solo allora la storia gli sarebbe giunta, casta e raffinata d’inverno, più libera d’estate. Con questi sistemi era diventato un maestro riconosciuto. Lavorava di preferenza in una stanza senza orologi, confidando che la luce gli dicesse quando la giornata era finita. In estate, gli piaceva la finestra aperta. Come può, d’estate, entrare nella stanza il vento invernale? Hai ragione, gridò al vento, questo è quello che mi è mancato, questa risolutezza e repentinità, questa sorpresa — Oh, se potessi farlo sarei un dio! E giaceva sul pavimento freddo dello studio a guardare il vento che agitava le pagine, mescolando le scritte e le bianche, tra loro la fine.
Louise Glück, Faithful and Virtuous Night, Farrar, Straus and Giroux. 2014 traduzione di Marcello Comitini
Nel cielo quella nuvola pesante si sfibra lentamente lacerata dalle follie primaverili ingrigita dalle malinconie degli autunni corrosa dal gelo degli inverni. Le stagioni divorano ogni cosa che non vuol morire. I fiori bruciati dal sole avvizziscono, i fiumi tracimano, allagano campagne e case abbandonate. Crollano le montagne sotto valanghe di neve.
Il mio corpo erode in sé ogni desiderio come fossero una stagione e un frutto.
L’anima al riparo dai mutamenti come foglia di maranta s’innalza ogni notte al giungere delle stelle. Lampi illusori che si accendono in fondo ai miei ricordi. Sorrisi svaniti, alcune gocce d’amore e carezze perdute. Barlumi sofferenti e lontani che invano l’anima oppone al mio lento avvizzire.
Lueurs
Dans le ciel ce épaise nuage s’effrite lentement déchiré par les folies printanières grisonné par la mélancolie des automnes corrodé par le froid des hivers. Les saisons dévorent tout ce qui ne veut pas mourir. Les fleurs brûlées par le soleil flétrissent, les rivières débordent , inondent campagne et maisons abandonnées. Les montagnes s’effondrent sous les avalanches de neige.
Mon corps érode tout désir en lui-même comme si ils étaient une saison et un fruit.
L’âme protégée des changements comme une feuille de maranta, se lève chaque nuit quand les étoiles viennent. Éclairs illusoires qui s’allument au fond de mes souvenirs. Sourires évanouis quelques gouttes d’amour et de caresses perdues. Lueurs souffrants et lointains que l’âme oppose en vain à mon lent flétrir.
Glimmers
In the sky this thick cloud is slowly crumbling torn by the spring madness graying by the melancholy of autumns corroded by cold winters. The seasons devour anything that does not want to die. The flowers scorched by the sun wither, rivers overflow, flood countryside and abandoned houses. The mountains are collapsing under avalanches of snow.
My body erodes all desire within itself as if they were a season and a fruit.
The soul protected from changes like a maranta leaf, gets up every night when the stars come. Illusionary lightning which light up in the depths of my memories. Smiles vanished a few drops of love and lost caresses. Glimmers suffering and distant that the soul opposes in vain to my slow wither.
Destellos
En el cielo esa nube espesa se desgasta lentamente desgarrada por locuras primaverales heco gris por la melancolía de los otoños corroída por el frío de los inviernos. Las estaciones devoran todo lo que no quiere morir. Las flores quemadas por el sol se marchitan, los ríos se desbordan, inundan campo y casas abandonadas. Las montañas colapsan bajo avalanchas de nieve.
Mi cuerpo erosiona todo deseo dentro de sí mismo como si fueran una temporada y un fruto.
El alma protegida de los cambios como una hoja de maranta se levanta cada noche cuando lleguen las estrellas. Destellos ilusorios que se iluminan en el fondo de mis recuerdos. Sonrisas desaparecidas unas gotas de amor y caricias perdidas. Destellos sufriente y distante que el alma se opone en vano a mi lento marchitarse.
Spesso lettori che si dichiarano di profonda fede cattolica, mi scrivono che vorrebbero non leggere le mie poesie perché hanno il potere di far riflettere sugli aspetti dolorosi della vita. Ma concludono le loro lettere affermando che non riescono a fare a meno di leggere i miei versi.
Io credo che ogni lettore che si accosta alle mie poesie, riesca poi a riflettere su ciò che ha letto secondo le esperienze vissute, la propria cultura e formazione religiosa o meno. E ritengo che qualunque esperienza vada rispettata e accolta.
Se dietro i miei versi i lettori sentono il mio dolore e il dolore del mondo, ci sarà pure un motivo. Forse perché loro stessi, che preferiscono non pensare agli aspetti dolorosi della vita, ne sono vicini. Ma nonostante questa loro vicinanza, non potranno mai sapere, e profondamente condividere, quale sia il motivo del mio doloroso scrivere.
Il dolore è nato insieme a me: aprendo gli occhi ho visto fin dalla nascita dolore e amarezza, miseria, paura del domani, tristezza per le cose perdute, rapporti anche amorosi, nati e portati avanti per convenienza o rispetto di credenze religiose e costumi sociali. Sono stato educato da persone cattoliche, il cui cattolicesimo era un modo per sfuggire alle angustie della realtà. Mia madre morendo ha visto la Vergine Maria tenderle le braccia. Ecco, questo è stato il solo segno di gioia intima e profonda che ho visto per la prima volta. L’ho visto nel suo viso, sorridente anche dopo la morte. Avevo trentacinque anni.
Dunque metà della mia vita l’ho vissuta tra aspettative e delusioni, tra rispetto formale e desideri repressi di libertà e di rivolta. Credo che questo abbia inciso profondamente nel mio animo, sin da piccolo.
Allora i prati e i fiori che gli altri riescono a vedere colorati, li vedo anch’io con la consapevolezza che posso solo vederli, ma anche con la consapevolezza che “tutto mi sfugge di mano”. Sta tutta qui la differenza fra il mio sentire e il loro.
La mia fede è in Cristo, non in Dio. La loro è in Cristo-Dio. Mi diranno che sbaglio e certamente sbaglio, ma vedo uomini (e donne) che soffrono a causa di tutti i mali della nostra natura umana. Non vedo un Dio che soffre: se soffrisse non sarebbe Dio. E se soffrisse per amore, non sarebbe un amore divino, ma umano, cioè tormentato. Cristo è morto da uomo e risuscitato da Dio. Ecco questa è la mia sola speranza, ma è troppo poco per dimenticare l’uomo che OGGI, e da quando l’umanità è spuntata sulla terra, vive e soffre. Questo è l’uomo che io celebro nei miei versi: il suo modo di affrontare la realtà, la sua delusione, i suoi sogni delusi, traditi e smarriti. So bene d’essere una pecorella smarrita e anche nera. Ma spero che questi lettori accetteranno i motivi del mio smarrimento, e non proveranno a redimermi.
Rédemption
Souvent, des lecteurs qui se déclarent de foi catholique profonde m’écrivent qu’ils aimeraient ne pas lire mes poèmes parce qu’ils ont le pouvoir de faire réfléchir les gens sur les aspects douloureux de la vie. Mais ils concluent leurs lettres en déclarant qu’ils ne peuvent s’empêcher de lire mes versets.
Je crois que chaque lecteur qui aborde mes poèmes peut alors réfléchir à ce qu’il a lu en fonction de ses expériences, de sa propre culture et de sa formation religieuse ou non. Et je crois que toute expérience doit être respectée et acceptée.
Si derrière mes vers les lecteurs ressentent ma douleur et la douleur du monde, il doit y avoir aussi une raison. Peut-être parce qu’eux-mêmes, qui préfèrent ne pas penser aux aspects douloureux de la vie, en sont proches. Mais malgré leur proximité, ils ne pourront jamais savoir et partager profondément quelle est la raison de ma douloureuse écriture.
La douleur est née avec moi: j’ai vu depuis ma naissance la douleur et l’amertume, la misère, la peur de demain, la tristesse pour les choses perdues, relations aussi d’amour, nées et entretenues par commodité ou par respect des croyances religieuses et des coutumes sociales. J’ai été éduqué par des catholiques, dont le catholicisme était un moyen d’échapper à la détresse de la réalité. Ma mère mourante a vu la Vierge Marie lui tendre les bras. Ici, c’était le seul signe de joie intime et profonde que j’ai vu pour la première fois. Je l’ai vu sur son visage, souriant même après la mort. J’avais trente-cinq ans.
J’ai donc vécu la moitié de ma vie entre attentes et déceptions, entre respect formel et désirs refoulés de liberté et de révolte. Je pense que cela a profondément affecté mon âme, depuis que je suis enfant.
Puis les prairies et les fleurs, que les autres peuvent voir colorés, je les vois aussi en sachant que je ne peux que les voir, mais aussi avec la conscience que “tout devient incontrôlable”. C’est toute la différence entre mon sentiment et le leur.
Ma foi est en Christ, pas en Dieu, leur foi est en Christ-Dieu. Ils me diront que j’ai tort et certainement je me trompe, mais je vois des hommes (et des femmes) qui souffrent de tous les maux de notre nature humane. Je ne vois pas un Dieu qui souffre: s’il souffrait, il ne serait pas Dieu, et s’il souffrait par amour, ce ne serait pas un amour divin, mais humain, c’est-à-dire tourmenté. Le Christ est mort en tant qu’homme et ressuscité en tant que Dieu, voilà mon seul espoir, mais c’est trop peu pour oublier l’homme qui AUJOURD’HUI, et depuis que l’humanité est apparue sur la terre, vit et souffre. Celui-ci est l’homme que je célèbre dans mes vers: sa manière d’affronter la réalité, sa déception, ses rêves déçus, trahis et perdus. Je sais bien que je suis une petite brebis perdue et aussi de couleur noir. Mais j’espère que ces lecteurs accepteront les raisons de ma désarroi et n’essaieront pas de me racheter.
Redemption
Often readers who profess a deep Catholic faith write to me that they would like not to read my poems because they have the power to make people think about the painful aspects of life. But they conclude their letters by stating that they cannot help but read my verses.
I believe that each reader who approaches my poems can then reflect on what he has read according to his experiences, his own culture and his religious background or not. And I believe that any experience should be respected and accepted.
If behind my verses the readers feel my pain and the pain of the world, there must also be a reason. Perhaps because they themselves, who prefer not to think about the painful aspects of life, are close to it. But despite their closeness, they will never be able to know and share deeply what is the reason for my painful writing.
Pain was born with me: since my birth I have seen pain and bitterness, misery, fear of tomorrow, sadness for things lost, relationships also of love, born and maintained for convenience or respect religious beliefs and social customs. I was educated by Catholics, whose Catholicism was a way of escaping the distress of reality. My dying mother saw the Virgin Mary stretch out her arms to her. Here was the only sign of intimate and deep joy that I saw for the first time. I saw it on his face, smiling even after death. I was thirty-five.
So I lived half my life between expectations and disappointments, between formal respect and repressed desires for freedom and revolt. I think it has affected my soul deeply since I was a child.
Then the meadows and the flowers, which others can see colored, I also see them knowing that I can only see them, but also with the awareness that “everything is getting out of hand”. It’s all the difference between my feeling and theirs.
My faith is in Christ, not in God, their faith is in Christ-God. They will tell me that I am wrong and certainly I am wrong, but I see men (and women) who suffer from all the evils of our human nature. I do not see a God who suffers: if he suffered, he would not be God, and if he suffered out of love, it would not be divine love, but human love, that is to say tormented. Christ died as a man and rose again as God, this is my only hope, but it is too little to forget the man who TODAY, and since humanity appeared on earth, lives and suffers. This is the man I celebrate in my lines: his way of facing reality, his disappointment, his disappointed, betrayed and lost dreams. I know very well that I am a little lost sheep and also black in color. But I hope these readers will accept the reasons for my bewilderment and not try to redeem me.
Redención
A menudo, los lectores que profesan una profunda fe católica me escriben que les gustaría no leer mis poemas porque tienen el poder de hacer que la gente piense en los aspectos dolorosos de la vida. Pero concluyen sus cartas diciendo que no pueden evitar leer mis versos.
Creo que cada lector que se acerque a mis poemas podrá reflexionar sobre lo que ha leído de acuerdo con sus experiencias, su propia cultura y su formación religiosa o no. Y creo que cualquier experiencia debe ser respetada y recipida.
Si detrás de mis versos los lectores sienten mi dolor y el dolor del mundo, también debe haber una razón. Quizás porque ellos mismos, que prefieren no pensar en los aspectos dolorosos de la vida, están cerca de ella. Pero a pesar de su cercanía, nunca podrán conocer y compartir profundamente cuál es el motivo de mi dolorosa escritura.
El dolor nació conmigo: desde mi nacimiento he visto dolor y amargura, miseria, miedo al mañana, tristeza por las cosas perdidas, relaciones también de amor, nacidas y mantenidas por conveniencia o respeto por creencias religiosas y costumbres sociales. Fui educado por católicos, cuyo catolicismo era una forma de escapar de la angustia de la realidad. Mi madre moribunda vio a la Virgen María extender sus brazos hacia ella. Aquí estaba el único signo de alegría íntima y profunda que vi por primera vez. Lo vi en su rostro, sonriendo incluso después de la muerte. Tenía treinta y cinco años.
Así que viví la mitad de mi vida entre expectativas y decepciones, entre respeto formal y deseos reprimidos de libertad y rebelión. Creo que ha afectado profundamente mi alma desde que era niño.
Luego los prados y las flores, que otros pueden ver coloreadas, yo también las veo sabiendo que solo puedo verlas, pero también con la conciencia de que “todo se está yendo de las manos”. Es toda la diferencia entre mis sentimientos y los de ellos.
Mi fe está en Cristo, no en Dios, su fe está en Cristo-Dios. Me dirán que estoy equivocado y ciertamente estoy equivocado, pero veo hombres (y mujeres) que sufren todos los males de nuestra naturaleza humana. No veo un Dios que sufre: si sufriera, no sería Dios, y si sufriera por amor, no sería amor divino, sino amor humano, es decir atormentado. Cristo murió como hombre y resucitó como Dios, esta es mi única esperanza, pero es muy poca para olvidar al hombre que HOY, y desde que la humanidad apareció en la tierra, vive y sufre. Este es el hombre que celebro en mis versos: su forma de afrontar la realidad, su desencanto, sus sueños desilusionados, traicionados y perdidos. Sé muy bien que soy una ovejita perdida y también de color negro. Pero espero que estos lectores acepten las razones de mi desconcierto y no intenten redimirme.
Questa poesia, che ho scritto in occasione della festa degli innamorati, la dedico a tutte le donne sole, anche nel giorno di San Valentino. Ce poème, que j’ai écrit à l’occasion de la fête des amoureux, je le dédie à toutes les femmes seules, même le jour de la Saint Valentin. This poem, which I wrote on the occasion of the feast of lovers, I dedicate it to all women alone, even on Valentine’s Day. Este poema, que escribí con motivo de la fiesta de los enamorados, se lo dedico a todas las mujeres las mujeres solas, incluso en San Valentín.
Sognatrice d’estasi
Il transito velocissimo dei treni che di notte urlano addio e alla meta lontana sveglia la donna che attende nel caldo delle lenzuola. Una mano le sfiora i capelli il ventre i seni turgidi di voglie represse. Sente l’estasi tenebrosa del corpo l’accoglie col fervore di una stella tremante nella notte. Sgorga come la luna improvvisa tra i monti la sublime sensazione dell’uomo che si muove su di lei. Crescono immagini di un paesaggio in lontananza strade che all’improvviso svoltano torri che s’innalzano, terre folte di presenze divine che si fanno senso dell’uomo che le ammanta il corpo. La circonda finché raggiante lentamente svuotandosi si trasforma in spazio in lei sopra di lei. Si apre il vuoto.
Rêveuse d’extases
Le transit très rapide des trains, qui la nuit crient adieu et à la destination lointaine, réveille la femme qui attend dans la chaleur des draps. Une main touche ses cheveux son ventre ses seins gonflés de désirs refoulés. Elle sent l’extase ténébreuse de son corps, l’accueille avec la ferveur d’une étoile tremblante dans la nuit. La sensation sublime de l’homme qui se bouge sur elle, jaillit comme la lune soudaine dans les montagnes. Des images d’un paysage lointain grandissent, des routes qui tournent soudainement, des tours qui s’élèvent, des terres pleines de présences divines qui deviennent sens de l’homme qui l’enveloppe le corps. Il l’entoure jusqu’à ce que lentement, lui radieux et vidé, se transforme en espace en elle au-dessus d’elle. Le vide s’ouvre.
Dreamer of ecstasy
The very fast transit of trains, which at night scream goodbye and at the distant destination, wakes up the woman who waits in the warmth of the sheets. A hand touches her hair her womb her breasts swollen with repressed desires. She feels the dark ecstasy of her body, welcomes it with the fervor of a star trembling in the night. The sublime sensation of the man moving over her, gush like the sudden moon in the mountains. Images of a distant landscape grow, roads that suddenly turn, towers that rise, lands full of divine presences that become sense of the man who cloaks her body. He surrounds her until slowly, him radiant and emptied, he is turns into a space in her above her. The void opens.
Soñadora de éxtasis
El rápido tránsito de trenes que de noce gritan adiós y a la meta lejana despierta a la mujer que espera en el calor de las sábanas. Una mano toca su pelo su vientre sus pechos hinchados con deseos reprimidos. Siente el éxtasis oscuro del cuerpo lo recibe con el fervor de una estrella temblorosa en la noche. Fluye como la luna repentina en las montañas la sublime sensación del hombre moviéndose sobre ella. Crecen imágenes de un paisaje Lejano caminos que de repente giran torres que se elevan, tierras densas de presencias divinas que tienen sentido del hombre que le cubre el cuerpo. La rodea hasta que, radiante vaciando lentamente, se convierte en espacio en ella por encima de ella. El vacío se abre.
Immagine di ” Xenia Hausner,”Wag the dog”, 2014, scelta da Stefanie
La poetessa Stefanie Golisch, già conosciuta e pubblicata sulle pagine di questo blog con alcune delle sue poesie, mi ha onorato della traduzione di quattro poesie tratte dalla mia raccolta “Donne sole”. Le poesie sono state scelte, come afferma la poetessa nel documento che mi ha donato, “assemblando quattro poesie: le prime tre sono i pensieri delle donne, la quarta parla della donna vista da fuori.”. Le poesie non hanno titolo (tranne alcune) per far prendere coscienza alla lettrice/al lettore che ogni poesia va letta come espressione di un’unica donna in cui convergono le diverse esperienze femminili.
Non illuderti – gli ho detto – ad attenderti ci sono solo le mie labbra i miei seni il mio ventre. Il tuo sole il tuo glorioso sole delle albe nei nostri fini settimana si dissolvono in due tramonti tristi – ed io sola e fredda nell’attesa senza fine delle tue carezze.
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Mach dir keine Illusionen – habe ich zu ihm gesagt – auf dich warten nur meine Lippen und meine Brüste mein Bauch. Deine Sonne deine wunderbare Sonne der Morgenröte, die sich an unseren Wochenenden in zwei traurigen Sonnenuntergängen auflöst – und ich allein und kalt in der unendlichen Erwartung deiner Zärtlichkeiten. ___________________________________________ ___________________________________________
Ho posato per un attimo la mia mano sul tuo braccio e mi è parso per un attimo anche sul tuo cuore.
Nella mia stanchezza sento che nel tuo pensiero sono solo un’ombra.
Nel mio cuore tutto si è confuso come rondine che freme nel cavo della tua mano.
Scopro adesso il senso di ciò che davvero sei ombra delle ombre.
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Einen Augenblick lang habe ich meine Hand auf deinen Arm gelegt und, so kam es mir vor, einen Augenblick lang auch auf dein Herz.
In meiner Müdigkeit spüre ich, dass ich in deinen Gedanken nur ein Schatten bin.
In meinem Herzen herrscht Verwirrung bin eine Schwalbe, die in deiner Hand zittert.
Jetzt erkenne ich den Sinn dessen, der du wirklich bist, Schatten der Schatten. ___________________________________________ ___________________________________________
Ho un’infanzia da piangere carezze e mani da ricordare una voce severa tra i dubbi del vivere. Vuoti che mi stringono la gola segni dell’esilio che la mia anima paziente soffre.
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Ich habe eine Kindheit zu beweinen, Zärtlichkeiten und Küsse zu erinnern, eine strenge Stimme inmitten von Lebenszweifeln. Eine Leere, die mir die Kehle zusammenschnürt Zeichen der Verbannung, die meine Seele geduldig erleidet. ___________________________________________ ___________________________________________
Lo so. L’ho vista altre volte seduta a quel tavolo lontano nell’ora deserta di questo bar. Beve il suo caffè con le braccia poggiate sulla distesa rotonda del ripianto di marmo. Il viso rivolto alla sedia vuota dall’altra parte del tavolo. Il cameriere dietro il bancone lungo e dritto come una lama si guarda le mani doloranti rose dall’acqua. Non le parla, non la vede neppure. Lei non attende più nessuno, lo so. Una voce sussurra ragazza dal fondo del cuore e in un lampo gli anni di verde e di turchese. Chiusa nei suoi pensieri sente le radici del suo silenzio crescere nel ricordo di coloro che l’amavano alla follia. Fra pochi istanti si alzerà scomparendo oltre i vetri del bar.
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Ich weiß. Ich habe sie schon öfter an diesem Tisch sitzen sehen, in der einsamen Stunde dieses Cafés. Sie trinkt ihren Kaffee und stützt dabei die Arme auf die runde Marmorplatte des Tisches. Den Blick auf den leeren Stuhl gegenüber gerichtet. Der Kellner hinter der Theke, lang und aufrecht wie eine Klinge, betrachtet seine schmerzenden Hände, Wasserrosen. Weder spricht er mit ihr, noch nimmt er sie überhaupt wahr. Sie wartet auf niemanden mehr, ich weiß. Eine Stimme flüstert aus tiefster Tiefe Mädchen, und plötzlich blitzen Jahre aus Grün und Türkis auf. Verschlossen in ihre Gedanken spürt sie die Wurzeln ihrer Stille in den Erinnerungen an all jene, die sie über die Maßen geliebt hatten. Im nächsten Augenblick wird sie aufstehen und hinter den Fensterscheiben des Cafés verschwinden.
Parole memorabili indugiano con la penna ad ogni sillaba o al lento ticchettio della tastiera, nel bruciare delle pupille tra battiti del cuore e artrosi delle dita. Parole come schiuma dal mare del passato o pietre cadute dal declivio dei giorni, antichi pensieri sfuggiti all’arte dell’oblio per ricordare meglio tutto quel che si è perduto a trattenere quell’amaro in bocca. Sto parlando dei tuoi tradimenti della veste che frusciava nel fuggire del tuo sorriso che ingannava il desiderio. Ora mi accompagni in silenzio mentre scrivo come se l’amore travisando la memoria potesse ancora risvegliare prati nuovi e fiori.
Trahisons
Des mots mémorables hésitent avec le stylo à chaque syllabe ou au cliquetis lent du clavier, dans la brûlure des pupilles entre les battements du cœur et l’arthrose des doigts. Des mots comme l’écume de la mer du passé ou des pierres tombées de la pente des jours, des pensées anciennes échappées à l’art de l’oubli pour se souvenir mieux tout ce qui a été perdu pour conserver cette amertume en bouche. Je parle de tes trahisons de la robe qui bruissait en fuyant de ton sourire, qui trompait le désir. Maintenant tu m’accompagne en silence pendant que j’écris comme si l’amour, déformant la mémoire pourrait encore éveiller de nouvelles prairies et fleurs.
Betrayals
Memorable words hesitate with the pen on each syllable or the slow clicking of the keyboard, in the burning of the pupils between heartbeat and osteoarthritis of the fingers. Words like the sea foam of the past or stones fallen from the slope of days, ancient thoughts escaped from the art of forgetting to remember better all that was lost to keep this bitterness in the mouth. I’m talking about your betrayals of the dress that rustled while fleeing of your smile, which deceived desire. Now you accompany me in silence as I write as if love, distorting memory could still awaken new meadows and flowers.
Traiciones
Palabras memorables titubearen con el bolígrafo en cada sílaba o al lento clic del teclado, en la quema de las pupilas entre latidos del corazon y artrosis de los dedos. Palabras como espuma del mar del pasado o piedras caídas de la pendiente de los días, Pensamientos antiguos escapados del arte del olvido para recordar mejor todo lo que se ha perdido para retener esa amargura en la boca. Estoy hablando de tus traiciones de la túnica que susurró al huir de tu sonrisa que engañó ese deseo. Ahora me acompañas en silencio mientras escribo como si el amor, distorsionando el recuerdo todavía podría despiertar prados y flores nuevas.