Fuori dal tempo (ITA – FR)

fuori dal tempo 01

Sfuggendo agli artigli del tempo
ho ripreso a fumare
come un ragazzo di quattordici anni
cresciuto nel silenzio di mille bocche.
La testa gli gira intorno a un mondo
che deve ancora scoprire
in cui si odono i rintocchi di mille campane
e oscuri nomi pronunciati dal vento
tra le foglie morte di innumerevoli autunni.
Un mondo di dolore e rinunce
che attende
e inganna chi crede
che la vita abbia un senso.
Che senso?

È inutile chiederlo.

Lo assale un’angoscia terribile
un presentimento di vita
non vissuta da decorare
con rossi sorrisi.
Ma come sorridere se già
nei suoi brevi anni
conosce la povertà dei giorni
e tutto ciò che ucciderà l’amore.

In silenzio ho ripreso a fumare.

Fuori dal tempo umano
nuvole azzurre e lampi meravigliosi
d’ingannevole ebbrezza.

 

Hors du temps

En échappant aux griffes du temps
j’ai recommencé à fumer
comme un garçon de quatorze ans
grandi dans le silence de mille bouches.
Sa tête tourne autour d’un monde
qui n’a pas encore découvert
où on entend sonner un millier de cloches
et noms sombres prononcés par le vent
parmi les feuilles mortes d’innombrables automnes.
Un monde de douleur et de renonces
qui attende
et trompe ceux qui croient
la vie avoir du but.
Quel but?

Il est inutile de demander.

Une terrible angoisse l’assaille
un pressentiment de vie non vécue
à décorer avec des sourires rouges.
Mais comment sourire si déjà
dans ses courtes années
il connaît la pauvreté des jours
et tout ce qui va tuer l’amour.

En silence j’ai recommencé à fumer.

Hors du temps humain,
nuages bleus et merveilleux éclats
d’ivresse illusoire.

Terza immagine dell’avvento (Fr and Eng)

natività

Natività

Ora che sei venuto al mondo cosa te ne fai
di quelle storie allegre che ti narrano
mostrandoti il biancore dei denti
come cavalli sfiniti dalla corsa.
Loro, vecchi amanti di una vita tessuta
dal tempo che si assomma al tempo,
nella speranza vana di comprendere
un corpo tremante d’amore.
Tu sei come apparso sulla soglia
assieme alla luce e alla carezza
che il mare ripete alle sue sponde.
Uno sciacquio di acque che corrodono
la sabbia o la pietra immobile
create per essere immortali.
Con occhi innamorati ti guardano.
Tu sei la speranza che unisce
il vuoto della vita alla pienezza della morte.

 

Nativité

Maintenant que tu es au monde, qu’est-ce que tu en te fais
de ces histoires heureuses qui te racontent,
en te montrant la blancheur des dents
comme des chevaux épuisés par la course.
Ils, vieux amoureux d’une vie tissée
à partir du temps qui s’ajoute au temps,
dans le vain espoir de comprendre
un corps tremblant d’amour.
Tu es comme apparu sur le seuil
en même temps que la lumière et la caresse
que la mer répète à ses rivages.
Un clapotis des eaux qui corrodent
le sable ou la pierre immobile
créé pour être immortelle.
Avec ses yeux amoureux, ils te regardent.
Tu es l’espoir qui unit
le vide de la vie à la plénitude de la mort.

 

Nativity

Now that you have come to the world what do you do
of this happy stories that tell you
showing you the whiteness of teeth
like horses exhausted by the race.
They, old lovers of a woven life
from the time that adds itself to the time
a body trembling with love..
You are like appeared on the threshold
at the same time as the light and the caress
that the sea repeats to its shores.
A lapping of waters that corrode
the sand or the still stone
created to be immortal.
With eyes in love, they look at you.
You are the hope that unites
the emptiness of life to the fullness of death.

Natale cambiare rotta

tempo di cambiare

In questi giorni cambio rotta: farò quello che ho sempre fatto ma con una consapevolezza in più: quella di aver cambiato rotta.
Non lo faccio troppo spesso altrimenti cambiar rotta diventa un’abitudine, e poi non saprei più come cambiare rotta.
È uno di quei pensieri che si aggiungono a quelli buoni, gentili e augurali che tutti dichiarano in questi giorni.
E il mio pensiero augurale?
Che ognuno resti così com’è, essendosi guardato dentro con coraggio e onestà.

Prima immagine dell’Avvento (Fr and Eng)

Prima immagine dell’Avvento (Français and English)

Preseperitblu.jpg

 

Crèche

Rien n’est vrai, rien,
au delà du coq qui chante au fond de la pelouse
comme un chérubin hérissant ses ailes
dans le vent impétueux qui le ravit en extase.

Et dans l’obscurité de la grange rien
au delà du cri déchirant de l’agneau
pour célébrer le jour de Noël.

Le rythme du cœur arraché de la côte
nous l’entendrons seulement quand
nous aurons donné aux larmes le sens sombre
que cette vie nous cache.

Crèche

Nothing is true, nothing,
apart the cock that sings at the bottom of the lawn
like a cherub bristling his wings
in the impetuous wind that delights him in ecstasy.

And in the darkness of the barn nothing
apart  the lamb’s lacerating cry 
to celebrate Christmas Day.

The rhythm of the heart torn from the rib
we will hear it only when
we will have given tears the dark meaning
that this life hides us.

L’angelo (ITA – FR)

Langelo

L’ angelo alle mie spalle mi guarda
con le ali a riposo. Nei suoi occhi
tutte le immagini di me e in lontananza
alberi fiori paesaggi sfumati e voli
di aquile passeri api farfalle e colombi
in cieli di libertà. Il mio sguardo l’imprigiona
ma rimangono incomprensibili al mio spirito.
Sul suo viso la tristezza di colui che ha visto
la viziata monotonia dei miei passi.
Quell’angelo che ha sulle labbra il tuo sorriso,
sente svanire la speranza di adempiere al suo compito.
Adesso riposa come un vecchio oppresso
dal peso dei giorni sepolti sotto la dolorante
rovina del mio corpo.
E sentenzia con voce d’essenza divina
che in me è assente l’amore

L’ange

L’ange derrière moi me regarde
avec ses ailes au repos. Dans les yeux
toutes les images de moi et au loin
arbres fleurs flous paysages et vols
des aigles moineaux abeilles papillons et colombes
dans des cieux de liberté. Mon regard les emprisonne
mais ils restent incompréhensibles à mon esprit.
Sur son visage la tristesse de celui qui a vu
la monotonie viciée de mes pas.
Cet ange qui a ton sourire sur ses lèvres,
sent disparaitre l’espoir d’accomplir sa tâche.
Il repose maintenant comme un vieil homme opprimé
du poids des jours enterrés sous la douloureuse
ruine de mon corps.
Et décrète avec une voix d’essence divine
que l’ amour est absent en moi.

Il folle (ITA – FR)

Otto Dix, autoritratto con famiglia 1923

Otto Dix, Autoritratto con famiglia,1927 (partic.)

Gesticolo, mi sbraccio quasi danzo
lungo i muri nei viali ombrosi o in pieno sole
fermo in mezzo ai marciapiedi
che la gente percorre come un fiume.
Scruto il signore in giacca e con gli occhiali
rido alla ragazza che mi sfugge impaurita
ghigno ai bambini divertiti
strattonati dalla mamma.
Supplico a un dio che mi risponde
e al cielo e al vuoto.
A squarciagola canto il desiderio, la mia fronte bassa
il cuore rosso lunghe attese i miei rimpianti.
Canto per chi mi ascolta e per chi ne ha paura
per chi cerca l’alba e trova la tempesta.
E a volte taccio.
A volte un sudicio scalino per sedermi e piangere.
A volte un albero in piazza per scalare una montagna.
Arrampicarmi e urlare la risata aperta
mano enorme che m’afferra
alla nuca e mi costringe a ridere.
E poi da un ramo i piedi penzoloni a brontolare
con un viso di gesso e sguardo esterrefatto.
Dal ramo non si vedono i tetti delle case.
Tutt’intorno desolati pianeti
di cemento colorato d’ocra e giallo.
È la città che vedo,
un affollarsi d’ombre uno sfilare di lucenti bave,
linfa frenetica che scorre nelle strade
e nella notte luccicando appare
ricca di gioie e di piacere,
senza rancori né inquietudini, senza rimorsi e senza colpe.
E in me un affanno inesplicato assale
e il gelo della notte mi spinge fuori dal mio insano ridere.
Freddo e inaridito cammino per i viali oscuri,
temendo che nei muri si spalanchino sospinte dal furore
innumerevoli porte
come lacrime nel terso rabbrividire delle stelle.
Qui solo il vento della tramontana
ridona vita alle memorie.
E ora vedo queste madri ritte nel vano buio delle porte
come statue scheggiate dall’oblio,
soffiare sulle ceneri dei sogni.
I vostri gesti intendo madri
che sperate svegliare i vostri figli
prima che i loro sogni si trasformino in rimpianti disperati.
E torno quel che ero, torno a gridare
“non sia per voi la vita il sordo rotolare
del nottambulo tra la veglia e il sonno”.
E torna l’alba, torna il sole a svegliare
ombre assonnate e bave luccicanti
A volte un albero in piazza per scalare una montagna.
A volte un sudicio scalino per sedersi e piangere.
Gesticolo, mi sbraccio quasi danzo.

 

Le fou

Je gesticule, je retrousse mes manches, presque je danse
le long des murs dans les avenues ombragées ou en plein soleil,
je m’arrête au milieu des trottoirs
parcourus par les gens comme une rivière.
Je regarde un monsieur avec sa veste et des lunettes
Je ris à la fille qui m’échappe effrayée
Je ricane aux enfants amusés
bousculés par leur mère.
Je supplie un dieu qui me répond
et le ciel et le vide.
A grands cris je chante le désir, mon front bas
le cœur rouge, les longues attentes, mes regrets.
Je chante pour ceux qui m’écoutent et pour ceux qui n’ont peur
pour ceux qui recherchent l’aube et trouvent la tempête.
Et parfois je me tais.
Parfois une marche sale pour m’asseoir et pleurer.
Parfois un arbre sur la place pour escalader une montagne.
Me grimper et crier le rire ouvert
main énorme qui me prend à la nuque et me force à rire.
Et puis d’une branche les pieds pendants à grogner
avec mon visage en gypse et le regard étonné.
De la branche, on ne voit pas les toits des maisons.
Tout autour planètes désolées
de ciment coloré de jaune et ocre.
C’est la ville que je vois,
une foule d’ombres un défilé de baves luisantes,
la sève frénétique qui coule dans les rues
et brillant dans la nuit elle apparaît
riche de joies et de plaisir,
sans rancune ni anxiété, sans fautes et sans remords.
Et une angoisse inexplicable m’assaille
et le froid de la nuit me pousse hors de mon rire fou.
Froid et desséché je marche dans les sombres avenues,
craignant que dans les murs elles s’ouvrent largement
poussées par la fureur innombrables portes
comme des larmes dans le frisson clair des étoiles.
Ici, seul le vent de tramontane
redonne la vie aux souvenirs.
Et maintenant je vois ces mères dressées
dans le baies sombre des portes
comme des statues ébréchées par l’oubli,
qui soufflent sur les cendres des rêves.
Vos gestes, je veux dire, mères
qui espérez réveiller vos enfants
avant que leurs rêves ne se transforment en regrets désespérés.
Et je reviens à ce que j’étais, je recommence à crier
“la vie ne soit pas pour vous le roulement sourd
du noctambule entre le réveil et le sommeil ».
Et l’aube revient, le soleil revient réveiller
les ombres endormies et les baves scintillantes
Parfois un arbre sur la place pour escalader une montagne.
Parfois, une marche crasseuse pour s’asseoir et pleurer.
Je gesticule, je retrousse mes manches, presque je danse.

Atelier (ITA – FR)

William Mulready donna nudoa 1860

William Mulready, Studio di donna, 1860

Lascio ai piedi della scala
verso la stanza luminosa e ampia
la borsa colma dei miei soliti disegni
sporchi di fumo e terra.
Porto con me la velleità irraggiungibile
di perdermi quasi senza materia
nella purità dell’essere.
Sono più leggero. Varco la soglia.
Assieme a dodici giovani
a capo chino sui fogli
disegno la ragazza in posa nuda
davanti ai sogni di tutti.
Il suo corpo dona calore e volume
alla realtà molto al di là
delle matite che tracciano con consapevolezza sensuale
l’estensione delle membra e lo spazio intorno.
Ha sulle labbra sillabe di grazia e gocce di rugiada.
Il ventre impenetrato germoglia
dalle punte aguzze delle matite
e le spalle s’infiorano di chiarori sfumati
sin dove la luce si estingue nella curva della schiena.
Dalle vetrate ampie penetra
il rosso del tramonto
divampa inonda la modella di carnalità.
Una distanza crescente allontana le mie mani da lei
segna il contrasto tra la realtà del corpo
e la mia ansietà di definirlo.
Disegnando mi sperdo nel profumo di una campagna
tra alberi colmi di frutta matura e piccoli uccelli
avvolti nelle loro piume.
Nulla mi sfugge dei suoi colori carnali.
Perché m’intrometto in questo muto canto?
Io sono l’artista assediato dal mio silenzio.
Ascolto il suo corpo che parla
di sé come quel che è essenziale alla vita
ma si nasconde dietro la sua memoria.
Mai riuscirò a vederne il viso. Però lo sento.
Un paesaggio di pura malinconia.

Atelier
Je abandonne au pied de l’échelle
vers la chambre lumineuse et spacieuse
mon sac plein de mes dessins habituels
sales de fumée et de terre.
J’apporte avec moi l’ambitions inatteignable
de me perdre presque sans matière
dans la pureté de l’être.
Plus léger, je franchis le seuil.
Avec douze jeunes hommes
la tête baisse sur les feuilles
je dessine la fille posant nue
devant nos rêves.
Son corps donne chaleur et volume
à la réalité bien au-delà des crayons
qui dessinent avec lucidité sensuelle
l’extension des membres et l’espace autour.
Sur ses lèvres elle a syllabes de grâce et gouttes de rosée.
Le ventre impénétré germe
par les pointes aigues des crayons
et les épaules fleurissent des lueurs tamisées
jusqu’à où la lumière s’éteint dans la courbe du dos.
Par les grandes baies vitrées
le rouge du soleil couchant pénètre
flambe inonde la fille de charnalité.
Une distance grandissant éloigne mes main d’elle
marque le contraste entre la réalité du corps
et mon anxiété de le définir.
En dessinant je me perd dans le parfume d’une campagne
parmi les arbres pleins de fruits mûrs et de petits oiseaux
enveloppés dans leurs plumes.
Pourquoi j’interfère dans cette chanson muette?
Je suis l’artiste assiégé par mon silence.
Rien ne m’échappe de ses couleurs charnelles.
J’écoute son corps qui parle
de lui-même comme ce qui est essentiel à la vie
mais il se cache derrière sa mémoire.
Je ne pourrai jamais voir son visage. Mais je le ressens.
Un paysage de pure mélancolie.

Cile 2019

Cile 2019

” io non vengo a risolvere nulla.

Sono venuto qui per cantare
E per cantare con me.”
Pablo Neruda

Ascoltare la voce di Luigi Maria Corsanico mi ha commosso fino alle lacrime. Lo so, non dovrei dirlo per non apparire orgoglioso di questa sua fatica che è anche mia. Ma Luigi ha saputo unire alla voce immagini che trascinano nel cuore del dramma cileno, di questi nostri fratelli lasciati a morire nella povertà, divorati dall’ipocrisia dei poteri politici e sociali. Grazie infinite dal profondo del mio cuore (inutile dirglielo: Luigi lo conosce) ! ♥ ♥

Questo video va diffuso per far conoscere a tutti il dramma che sta vivendo il popolo cileno, un dramma poco conosciuto perché i poteri politici che dominano quel popolo imbavagliano la libertà di stampa nazionale e internazionale.

Nulla – Marcello Comitini — Poesia in rete

Ora che hai consumato tutte le parole
come unghia spezzate su spuntoni di roccia
e il cuore gonfia a vuoto le vene del tuo sangue
mentre l’anima resta in una gabbia oscura
girati intorno e guarda più lontano
al di là dei tuoi piedi che scalciano nel vuoto.
Vedrai dispersi in un ventoso spazio
uomini in pace di aver parlato a lungo
di vittime e carnefici, d’ingiustizie atroci
dei dolori del mondo, senza aver detto nulla.

Nulla di sé o dell’uomo, nulla del dolore.

Ma forse nulla davvero andava detto.

RIEN

Maintenant que tu as gaspillé tous les mots
comme des ongles brisés sur des saillies de roche
et le cœur gonfle en vain les veines de ton sang
tandis que l’âme reste dans une cage sombre
tourne toi autour et regardes plus loin
au-delà de tes pieds, qui ruent dans le vide.
Tu verras dispersés dans un espace venteux
des hommes en paix pour avoir parlé longuement
des victimes et des bourreaux, d’injustices atroces
des douleurs du monde, sans avoir rien dit.

Rien de soi ou de l’homme, rien de la douleur.

Mais peut-être que rien ne devait vraiment être dit.

[…]

via Nulla – Marcello Comitini — Poesia in rete