Un platano cinereo e lunghi rami spogli
come candelabri su un altare saccheggiato
imprigionano i giorni invernali
e le notti cupe – dico – di nuvole e di gelo.
Aspetterò la pioggia.
Guardo il cielo d’una luce segreta grigionera
e torco tra le mani un ramoscello
strappato dal feroce brontolio del vento.
Un ragazzino danza sulla neve
con un grande fiore bianco in mano
una rosa centifoglie forse o una gardenia
e l’innalza all’infinito sciame delle stelle.
Occhi che ci spiano nel buio
fluttuano minacciosi tra le nuvole.
Uomo o ragazzo – bisbigliano tra loro
con il linguaggio palpitante delle stelle.
Sorrido stanco dell’attesa.
Mi si spezza con fragore tra le dita il ramo.
Il ragazzino senza ali – o forse non le ho viste –
è svanito tra le nuvole e le stelle
ha lasciato sulla neve dolorose orme.
Ed inizia la pioggia a cadere con violenza
tra gli scrosci applaudenti del vento.