Louise Glück , Un’avventura (2)

Mi scuso per l’assenza del testo in inglese, ma non posso riportarlo per questioni di copyright.

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1.
Una notte quando stavo per addormentarmi mi è venuto in mente
che avevo finito con quelle avventure amorose
di cui ero stata a lungo schiava. Finito con amore?
il mio cuore sussurrò. Gli ho risposto che molte scoperte profonde
ci aspettavano, sperando, allo stesso tempo, che non mi venisse chiesto
di nominarle. Perché non potevo nominarle. Ma la convinzione che esistessero –
questo contava sicuramente qualcosa?
2.
La notte successiva ha avuto lo stesso pensiero,
questa volta riguardo alla poesia, e nelle notti che seguirono
varie altre passioni e sensazioni erano, allo stesso modo,
messe da parte per sempre, e ogni notte il mio cuore
protestava contro il suo futuro, come un bambino privato del giocattolo preferito.
Ma questi addii, ho detto, sono il modo in cui vanno le cose.
E ancora una volta ho accennato al vasto territorio
che ci si apre ad ogni commiato. E con quella frase sono diventata
un glorioso cavaliere che cavalca nel sole al tramonto e il mio cuore
divenne un destriero sotto di me.
3.
Stavo, capirai, entrando nel regno della morte,
pur non sapendo dire perché questo paesaggio
fosse così convenzionale. Anche qui le giornate erano lunghissime
mentre gli anni erano stati brevissimi. Il sole tramontò sulla montagna lontana.
Le stelle brillavano, la luna cresceva e calava. Presto
mi sono apparsi i volti del passato:
mia madre e mio padre, la mia sorellina; non avevano, sembrava,
finito quello che avevano da dire, mentre ora
li sentivo perché il mio cuore era fermo.
4.
A questo punto, ho raggiunto il precipizio
ma il sentiero, ho visto, non scendeva dall’altra parte;
piuttosto, essendosi appiattito, continuava a questa quota
a perdita d’occhio, anche se gradualmente
la montagna che lo sosteneva si dissolse completamente
così che mi ritrovai a cavalcare costantemente nell’aria –
Tutt’intorno, i morti mi incoraggiavano, la gioia di trovarli
cancellata dal compito di rispondere loro –
5.
Poiché tutti insieme eravamo prima carne,
ora eravamo nebbia.
Come prima eravamo oggetti con le ombre,
ora eravamo sostanza senza forma, come sostanze chimiche evaporate.
Neigh, neigh*, ha detto il mio cuore,
o forse no, no: era difficile saperlo.
6.
Qui la visione è finita. Ero nel mio letto, il sole del mattino
sorgeva felice, la trapunta di piume
ammucchiata in cumuli bianchi sulla parte inferiore del mio corpo.
Eri stato con me –
c’era un’ammaccatura nella seconda federa.
Eravamo scampati alla morte –
o questa era la vista dal precipizio?

  • nitrisco, nitrisco

Louise Glück, Faithful and Virtuous Night, Farrar, Straus and Giroux. 2014
© traduzione di Marcello Comitini.

Il bavaglio (Ita – Fr – Eng – Esp)

Il bavaglio

Noi qui tremiamo
di fronte all’impotenza di comunicare
nei terribili giorni di pena mortale
la primordiale sapienza
della specie da era in era
in questa devastata storia umana
senza immaginare un tempo
dominato dalla scienza.
Le bocche chiuse dal bavaglio
di una difesa inconsistente
intiepidite dal proprio fiato
si aprono invisibili e si chiudono
nel buio del loro giaciglio
come ali di un gabbiano
soffocato da un batuffolo di nuvole.
Non c’è tempo che possa cambiare
né stagioni per quanto serene
che allontanino gl’incubi
generati dal terrore.
Solo la parola sincopata
traspare appena
ma è chiara e ardente.
Prega il mostro infinitesimo
che non giunga alle spalle
non veduto non si annidi
nella bolla dei polmoni
e tutto invada
per un caso o come fato.

O è l’enigma della vita questo?

O una pura sospensione della mente?


Le bâillon

Nous ici tremblons
face à l’incapacité de communiquer
dans les terribles jours de la peine mortelle
la sagesse primordiale
de l’espèce d’époque en époque
dans cette histoire humaine dévastée
sans imaginer un temps
dominé par la science.
Bouches fermées par le bâillon
d’une défense incohérente
réchauffées par le souffle
elles s’ouvrent invisibles et se ferment
dans l’obscurité de leur couche
comme les ailes d’une mouette
étouffées par une ouate de nuages.
Il n’y a pas de temps pour que ça change
ni saisons, si sereines qu’elles soient
qui chassent les cauchemars
générés par la terreur.
Juste le mot syncopé
transparaît à peine
mais c’est clair et fougueux.
Il prie le monstre infinitésimal
qu’il ne vient pas de derrière
pas vu, ne pas se niche
dans la bulle des poumons
et envahit tout
par hasard ou par destin.

Ou est-ce l’énigme de la vie?

Ou une pure suspension de l’esprit?


The gag

We tremble here
in the face of the impotence to communicate
in the terrible days of mortal penalty
the primordial wisdom
of the species from era to era
in this devastated human history
without imagining a time
dominated by the science.
The mouths closed by the gag
of an inconsistent defense
warmed from the his own breath
they open invisibly and close
in the darkness of their couch
like the wings of a seagull
suffocated by a wad of clouds.
There is no time for it to change
nor seasons, however serene
that drive away the nightmares
generated by terror.
Just the syncopated word
barely transpires
but it is clear and fiery.
Pray to the infinitesimal monster
that does not come from behind
not seen, do not nest
in the bubble of the lungs
and invade everything
by chance or by fate.

Or is this the enigma of life?

Or a pure suspension of the mind?


La mordaza

Nosotros aquí temblamos
ante la imposibilidad de comunicarse
en los terribles días de pena mortal
la sabiduría primordial
de la especie de época en época
en esta devastada historia humana
sin imaginar un tiempo
dominado por la ciencia.
Las bocas cerradas por la mordaza
de una defensa inconsistente
calentadas por propio aliento
se abren invisibles y se cierran
en la oscuridad de su ataúd
como las alas de una gaviota
sofocado por un algodón de nubes.
No hay tiempo para que cambie
ni estaciones, por serenas que sean
que alejan las pesadillas
generadas por el terror.
Solo la palabra sincopada
apenas se trasluce
pero es clara y ardiente.
Reza a el monstruo infinitesimal
que no viene de atrás
no visto no anidar
en la burbuja de los pulmones
e invade todo
por casualidad o por el destino.

¿O es este el enigma de la vida?

¿O una pura suspensión de la mente?

Louise Glück, Parabola (1)

Louise Glück

Ho appreso da un editore che pubblica libri di autori stranieri in traduzione italiana che l’agente letterario del premio Nobel Louise Glück, chiede dai 60.000 ai 100.000 dollari per cedere i diritti di traduzione della raccolta di poesie “Faithful and virtuous night” (Notte fedele e virtuosa), mai tradotta in italiano.
Quale editore potrà mai recuperare una tale somma con la vendita del libro?

In linea con la mia scelta morale di offrire gratuitamente le mie poesie ai miei lettori (come faccio già da anni in questo blog) sarebbe mia intenzione offrire qui la mia traduzione dell’intera raccolta della Glück.

Inizio con questa poesia, avvertendovi che la Glück ha un linguaggio particolare e di non immediata comprensione in quanto usa rimandi che richiedono attenzione.

Vi prego di comunicarmi se il suo pensiero e il suo stile vi interessa e se quindi siete interessati al mio progetto di pubblicare qui tutte le poesie della raccolta “Notte fedele e virtuosa”.
Grazie in anticipo.

PARABOLA

Prima di spogliarci dei beni mondani, come insegna san Francesco,
affinché le nostre anime non siano distratte
da perdite e guadagni e affinché inoltre
i nostri corpi siano liberi di muoversi
facilmente ai passi di montagna, dovevamo quindi discutere
come o verso dove viaggiare, con la seconda domanda
dovremmo avere uno scopo, contro il quale
molti di noi hanno sostenuto ferocemente che tale scopo
corrispondeva a beni mondani, intendendo una limitazione o costrizione,
mentre altri dicevano che con questa parola siamo stati consacrati
pellegrini piuttosto che vagabondi: nella nostra mente, la parola tradotta come
un sogno, un qualcosa di ricercato, in modo che concentrandoci possiamo vederla
scintillante tra le pietre, e non
passare alla cieca; ogni
ulteriore questione l’abbiamo discussa in modo altrettanto completo, andando avanti e indietro su ogni argomento,
così siamo cresciuti, dicevano alcuni, meno flessibili e più rassegnati,
come soldati in una guerra inutile. E la neve cadde su di noi e il vento soffiò,
e col tempo si placò: dov’era la neve apparvero molti fiori,
e dove le stelle avevano brillato, il sole sorse oltre la linea degli alberi
in modo che avessimo di nuovo le ombre; è accaduto molte volte.
Inoltre pioggia, talvolta anche allagamenti, anche valanghe, in cui
alcuni di noi si erano persi, e periodicamente ci sembrava
di aver raggiunto un accordo, abbiamo issato sulle spalle
le nostre vivande; ma quel momento passava sempre, così
(dopo molti anni) eravamo ancora in quella prima fase, ancora
preparandoci a iniziare un viaggio, ma ci aveva cambiati;
lo potremmo vedere l’uno nell’altro; tuttavia eravamo cambiati
senza esserci mossi, e uno ha detto, ah, guarda come siamo invecchiati, viaggiando
solo dal giorno alla notte, né in avanti né di lato, e questo sembrava
strano miracoloso. E quelli che credevano dovessimo avere uno scopo
credevano che questo fosse lo scopo e quelli che sentivano dover rimanere liberi
per incontrare la verità sentivano che era stata rivelata.

Louise Glück, Faithful and Virtuous Night, Farrar, Straus and Giroux. 2014
© traduzione di Marcello Comitini

La funambola (Ita – Fr – Eng – Esp – Rom)

Dedicata a Adriana blogger del sito https://proonestyle.wordpress.com/ c’è anche la versione in lingua rumena

La funambola

Nei suoi occhi vedevo il mondo
sospeso nell’azzurrità del cielo
nascere trasformarsi e marcire
tra le braccia della morte. Eppure
erano vivi di acque
che le brillavano tra le palpebre
stelle accese all’improvviso
nel cielo grigio dell’esistenza.
Era lei.
Camminava sul filo teso
tra il mio dolore e la coscienza
trattenendo in equilibrio tra le mani
la lunga asta flessibile al vento
alle oscillazioni del cuore, agli urti
furiosi della vita
che sradica alberi fa crollare i macigni
lungo i pendii dell’inconscio.
Era lei.
Sorrideva nel vuoto, alta sul baratro
delle mie paure.
La sua veste lieve come l’aria
la velava e svelava
la nudità della sua bellezza.
I piedi avanzavano uno dietro l’altro
bianchi come cigni muti.
Sul fondo della valle
accanto agli argini di un fiume
che scorreva inesorabile
alzavo gli occhi alla sua figura
esile come una nuvola illuminata dal sole.
Da dove tanta felicità?

La funambule

Dans ses yeux je voyais le monde,
suspendu dans le bleu du ciel,
naître, se transformer et pourrir
dans les bras de la mort. Mais encore
ils vivaient des eaux
qui brillaient entre ses paupières
étoiles soudainement allumées
dans le ciel gris de l’existence.
C’était elle.
Elle marchait sur le fil serré
entre ma douleur et la conscience
tenant en équilibre entre ses mains
la longue tige flexible au vent
aux oscillations du cœur, aux chocs
furieux de la vie
qui déracine les arbres provoque
l’effondrement des rochers
le long des pentes de l’inconscient.
C’était elle.
Qui souriait dans le vide, au-dessus de l’abîme
de mes peurs.
Sa robe aussi légère que l’air
la voilait et révélait
la nudité de sa beauté.
Les pieds avançaient l’un derrière l’autre
aussi blanc que des cygnes muets.
Au fond de la vallée
au bord d’une rivière
qui coulait inexorablement
je levais les yeux sur sa silhouette
aussi mince qu’un nuage ensoleillé.
D’où tant de bonheur?

The tightrope walker

In his eyes I saw the world
suspended in the blue of the sky
to born, to turn itself and to rot
in the arms of death. But yet
they were alive of waters
hat shone between her eyelids,
lit stars suddenly
in the gray sky of existence.
It was her.
She walked on the tight wire
between my pain and the conscience
holding in balance between hands
the long flexible rod in the wind
to the oscillations of the heart, to the bumps
furious of the life
that uproots trees causes boulders to collapse
along the slopes of the unconscious.
It was her.
She smiled into space, high above the abyss
of my fears.
His dress as light as air
veiled it and revealed
the nakedness of its beauty.
The feet are advancing one behind the other
white as mute swans.
At the bottom of the valley
beside the banks of a river
that flowed inexorably
I raised my eyes to his figure
as thin as a sunlit cloud.
Where so much happiness from?

El equilibrista

En sus ojos yo veía el mundo
suspendido en el azul del cielo
nacer, transformar y pudrir
en los brazos de la muerte. Pero aún
estaban vivos de las aguas
que brillaban entre sus párpados
estrellas encendidas de repente
en el cielo gris de la existencia.
Fue ella.
Ella caminaba sobre el cable apretado
entre mi dolor y conciencia
sosteniendo en equilibrio entre las manos
la varilla larga y flexible en el viento
a las oscilaciones del corazón, a los choques
furioso de la vida
que arranca los árboles,
hace que los cantos rodados se derrumben
a lo largo de las laderas del inconsciente.
Fue ella.
Ella sonreía al vacío, muy por encima del abismo
de mis miedos.
Su vestido tan ligero como el aire
la veló y reveló
la desnudez de su belleza.
Los pies avanzaban uno detrás del otro
blancos como cisnes mudos.
En el fondo del valle
junto a las orillas de un río
que fluyó inexorablemente
yo he levado mis ojos a su figura
tan delgado como una nube iluminada por el sol.
¿De dónde tanta felicidad?

Trambulistul

În ochii lui am văzut lumea,
suspendată în albastrul cerului,
născându-se, transformându-se și putrezind
în brațele morții. Dar totuși
erau în viață cu ape
care străluceau între pleoapele ei
stele aprinse brusc
pe cerul cenușiu al existenței.
Era ea.
El a mers pe frânghia
dintre durerea mea și conștiința mea,
echilibrând în mâinile
sale lunga tijă flexibilă către vânt,
la oscilațiile inimii, la șocurile
furioase ale vieții,
care dezrădăcinează copacii, determină prăbușirea bolovanilor
de-a lungul versanților de inconştient.
Era ea.
A zâmbit, sus pe abis
de temerile mele.
Rochia ei, ușoară ca aerul,
o acoperea și dezvăluia
goliciunea frumuseții ei.
Picioarele avansau unul în spatele celuilalt,
albe ca lebede mute.
La fundul văii,
lângă malurile unui râu,
care curgea inexorabil,
am ridicat ochii spre silueta lui
subțire ca un nor luminat de soare.

De unde atâta fericire?

I due amanti

Si somigliano non si parlano
si tendono l’una verso l‘altra
si aiutano quando chiedo
la loro collaborazione.
Sono le mie mani.
Segnano i confini dei miei movimenti.
La destra si tende in avanti
si muove con sicurezza
colpisce il segno.
È svelta e ci sa fare.
La sinistra è timida
ha movimenti confusi
mi fa apparire impacciato
e si ritrae per non mostrare
le mie incertezze.
Quando carezzo
il corpo della mia compagna
la mano destra
lungo sentieri già conosciuti
la sinistra
non so dove mi porta.
Il piacere è più profondo
come se carezzassi
un sole appena sorto.
La mia compagna mi confessa
con desiderio e voglia d’altro
i suoi fremiti di tenerezza
per questa amante inesperta
che la porta indietro negli anni.
La guida a occhi chiusi
verso la dimora del sogno
la invita a sfiorare il giardino
fragrante di fiori.

La sua voce diventa densa e calda.

Poggia la mia destra sul ventre
e il suo corpo gode del vecchio
ma più delle carezze
giovani del nuovo amante.

Diapason (Ita – Fr – Eng – Esp)

Renato Guttoso, Autoritratto, 1936

Sembra che non abbia fine.
Ogni giorno ne aggiunge un altro
e ogni notte un’altra.
Una costruzione innumerevole di massi
l’uno sovrapposto all’altro.
La sorregge una luminosa base di nuvole
sottile all’alba poi si allarga
come un pitone reticolato
che abbia divorato un esercito di scimmie.
Si erge sul terreno stancamente
appesantita da ore e ore di lotte e amori
che ne ingrossano la parte di mezzo.
Così la chiamano. Ma nel mezzo di cosa?
Se a ogni giorno se ne aggiunge un altro
e ogni notte un altro incubo?
L’incubo di morire e il desiderio irrefrenabile
di porre fine al movimento
mai sazio della vita?
Forse bisognerebbe chiamarlo
punto più intenso dei sentimenti,
diapason del cuore.
Poi il corpo lentamente digerisce e si disfa
dell’ammasso enorme di ricordi e memorie
divorate come un branco numeroso di nomi
dei loro volti dei loro occhi delle loro grida
d’amore e di paura agonizzanti
quando stritolati dalle spire finiscono
inghiottiti lentamente dal passato.

Diapason

Cela ne semble pas avoir de fin.
Un autre jour est ajouté à un autre
et à chaque nuit une autre nuit.
Une construction innombrable de rochers
l’un superposé à l’autre.
Elle est soutenue par une base lumineuse de nuages
mince à l’aube puis elle s’élargit
comme un python réticulé
qui a dévoré une armée de singes.
Elle se tient avec lassitude sur le sol
alourdi par des heures et des heures de luttes et d’amours
qui gonflent la partie médiane.
Comme ça on l’appellent. Mais médiane de quoi?
Si à chaque jour est ajouté un autre jour
et chaque nuit un autre cauchemar?
Le cauchemar de la mort et le désir irrépressible
pour terminer le mouvement
de plus en plus rassasié de la vie?
Peut-être qu’il devrait être appelé
point de sentiments le plus intense
diapason du cœur.
Puis le corps digère lentement et se débarrasse
de l’immense masse de souvenirs et de mémoires
dévorés comme une multitude de noms
de leurs visages de leurs yeux de leurs cris
d’amour et de peur angoissants
lorsque, étranglés par les spires, ils se terminent
lentement avalés par le passé.

Tuning fork

It seems to have no end.
Another day is added to each day
and every night, another
An innumerable construction of boulders
one superimposed on the other.
It is supported by a luminous base of thin clouds
at dawn then it widens
like a reticulated python
who devoured an army of monkeys.
He rise wearily from the ground
weighed down by hours and hours of struggles and loves
which swell the middle part.
So they call it. But in the middle of what?
If another day is added to each day
and every night another nightmare?
The nightmare of dying and the unstoppable desire
to end the movement
more and more sated with life?
Perhaps it should be called
most intense point of feelings
tuning fork of the heart.
Then the body slowly digests and unravel
of the huge mass of remembrances and memories
devoured like a multitude of names
of their faces of their eyes of their cries
of agonizing love and fear
when strangled by the coils they end
slowly swallowed by the past.


Diapasón

Parece no tener fin.
Se agrega otro día a otro
y cada noche a otra noche
Una innumerable construcción de cantos rodados
uno superpuesto al otro.
Está sostenida por una base luminosa de nubes.
adelgaza al amanecer luego se ensancha
como una pitón reticulada
que devoró un ejército de monos.
Se eleva cansadamente sobre la tierra
agobiada por horas y horas de luchas y amores
que hinchan la parte media.
Así lo llaman. ¿Pero en medio de qué?
¿Si se agrega otro día a cada día
y cada noche otra pesadilla?
¿La pesadilla de morir y el deseo incontenible
para terminar el movimiento
más y más saciado de vida?
Quizás debería llamarse
punto más intenso de sentimientos
diapasón del corazón.
Luego, el cuerpo digiere lentamente y se deshace
de la enorme masa de memorias y recuerdos
devorados como multitud de nombres
de sus rostros de sus ojos de sus llantos
de amor y de miedo agonizantes
cuando, estrangulados por las espirales terminan
tragados lentamente por el pasado.

Vorrei scrivere

Ho voglia di scrivere versi e pensieri
rivoltare col vomero della penna
la terra irta di cadaveri
per amore o debolezza
verso una patria inesistente
oggi dimenticati anche dal sole
calcinati ogni giorno.
Una terra di ciechi storpi malati
teste vuote e animi servili
che accorrono sventolando
bandiere e fazzoletti
per acclamare in nome della pace
chi semina odio e vendetta.
Vorrei scrivere dei potenti
che intendono mettere
i loro piedi sui mondi mai esplorati
in cerca della salvezza
quando avranno
sfruttato questa terra.
Scrivere dei preti
che sublimano i loro corpi
tradendo la carità e la fede.
Vorrei rivoltare le tombe dei poeti
morti in solitudine
per liberarne le parole
mai ascoltate da nessuno
trasformarle in torcia
per appiccare il fuoco alle menti
soffocate dal guadagno.
Vorrei scrivere dei poveri
avvolti nel silenzio
come fumo sulla carne lessa
distesa sui piatti gelidi delle mense
imbandite di speranze vane.
Vorrei scrivere degli amori morti
poi risorti tra spine e lacrime
che trafiggono il cuore senza pietà
e trasformano le albe in tramonti.

Vorrei abbandonare il vomere
alzare i pugni al cielo
mostrargli un mondo creato per la morte.

Musica orientale (Ita – Fr – Eng – Esp)

La danza di Mira

Sono vivo sono sveglio
sono invaso dalla luce
primaverile del tuo sguardo.
Mi cerchi, ti rifugi nel mio petto
ti allontani al ritmo
di una musica d‘oriente
vibrante sinuosa
un’invocazione al sole
che prolunghi questa notte d’amore.

Danza, schiava dei miei occhi!
Donami il piacere che ami tanto in me.
Muoviti con passione,
culla con dolcezza i fianchi
lasciali fiorire al suono
melodioso e lento della musica.
Spogliali e mostrami la sorgente del mondo.
Mostrami dove lo sguardo non arriva
dove il tepore scalda la tua pelle
i tuoi seni generati dalla luce
e il latte del crepuscolo che balugina
tra le onde della tua veste.
Posa sul palmo delle mie mani
il petalo del tuo ventre
e il pistillo ricoperto di polline fiorente
che m’inebria col suo profumo.

Fa ch’io perda i sensi prodigiosamente
schiavo della tua bellezza.

Musique orientale

Je suis vivant je suis éveillé
Je suis envahi par la lumière
printanière de ton regard.
Tu  me cherches, tu t’accroches à ma poitrine
tu t’en vas au rythme
d’une musique orientale
vibrante et sinueuse
une invocation au soleil
qui prolonge cette nuit d’amour.

Danse, esclave de mes yeux!
Donne-moi le plaisir que tu aimes tant en moi.
Bouge avec passion,
berce doucement tes hanches
laisse-les s’épanouir au son
mélodieux et lent de la musique.
Déshabille-les et montre-moi la source du monde.
Montre-moi où le regard n’atteint pas
où la chaleur réchauffe ta peau
tes seins généreux par la lumière
et le lait crépusculaire qui scintille
dans les vagues de ta robe.
Pose sur les paumes de mes mains
le pétale de ton ventre
et le pistil recouvert de pollen florissant
qui m’enivre de son parfum.

Fais-moi perdre mes sens prodigieusement
esclave de ta beauté.

Oriental music

I am alive I am awake
I am flooded with light
vernal of your gaze.
You look for me, you hold tight on to my ches
you go away following
the rhythm of oriental music
vibrating sinuous
an invocation to the sun
that prolongs this night of love.

Dance, slave of my eyes!
Give me the pleasure you love so much in me.
Move, with passion,
gently cradles your hips
Let them bloom to the sound
melodious and slow of music;
Undress them and show me the source of the world.
Show me where the my gaze doesn’t reach
where the warmth warms your skin
your breasts generated by light
and the twilight milk that flickers
in the waves of your dress.
Lay the petal of your belly
on the palms of my hands
and the pistil covered with flourishing pollen
that inebriates me with its perfume.

Make me lose my senses prodigiously
slave by your beauty.

Musica oriental

Estoy vivo estoy despierto
Estoy inundado de luz
de primavera de tu mirada.
Tu me buscas, te agarras a mi pecho
tu alejas el ritmo
de la musica oriental
vibrante sinuoso
una invocación al sol
que prolonga esta noche de amor.

¡Baila, esclava de mis ojos!
Dame el placer que tanto amas en mí.
Muévete con pasión
acuna suavemente las caderas
déjalas florecer con el sonido
melodioso y lento de la música.
Desvístelas y muéstrame la fuente del mundo.
Muéstrame donde no llega la mirada
donde el calor calienta tu piel
tus senos generados por la luz
y la leche crepuscular que parpadea
en las olas de tu vestido.
Pon en la palma de mis manos
el pétalo de tu vientre
y el pistilo cubierto de polen floreciente
que me embriaga con su perfume.
Hazme perder los sentidos prodigiosamente
esclavo de tu belleza.

La scrivania (Ita – FR – Eng – Esp)

La scrivania

Un giorno riporrò nel cassetto
della scrivania di mogano
con sei cassetti e un sottile segreto
la mia anima in quello di destra
a sinistra le mie poesie
macigni pesanti come la mia anima.
Al centro nel sottile segreto
da molto tempo
custodisco il dolore.

Le bureau

Un jour je le remettrai dans le tiroir
du bureau en acajou
avec six tiroirs et un secret subtil
mon âme dans celui de droite
à gauche mes poèmes
des rochers aussi lourds que mon âme.
Au centre dans le secret subtil
depuis longtemps
je garde la douleur.

.

The desk

One day I’ll put it back in the drawer
of the mahogany desk
with six drawers and a subtle secret
my soul in the right one
on the left my poems
boulders as heavy as my soul.
At the center in the subtle secret
long since
I guard the pain.

El escritorio

Un día lo volveré a poner en el cajón
del escritorio de caoba
con seis cajones y un sutil secreto
mi alma en el derecho
a la izquierda mis poemas
rocas tan pesadas como mi alma.
En el centro del sutil secreto
desde hace mucho
guardo el dolor.

L’essenza dell’ideale (Ita – Fr – Eng – Esp)

Da Infophoto

L’essenza dell’ideale

Ancora una volta guardo l’Uomo e vedo
un ammasso enorme che brulica
di una poltiglia d’individui d’ogni sesso
e di ogni categoria
numerosi quasi l’intera umanità.
Giudici, operai, commercianti,
ragionieri, dirigenti, politici, poeti, preti
dotati di cervello, lo pongono in silenzio ai piedi
dei costruttori di consenso, dei fini manipolatori,
degl’ingegneri del sociale. Con in mano desideri
astratti di libertà e di pace, avanzano,
invocano giustizia e guerra. I costruttori
sorridono perfidamente in loro nome,
difendono la libertà e la pace
si dicono rappresentanti dell’intera umanità,
fanno di questi poveri strumenti i loro tirapiedi.
Restano invisibili, quasi
come mignoli dell’enorme ammasso,
i poveri, i perseguitati, i solitari
che alzano la voce e il dito, inascoltati
come bambini capricciosi, adolescenti senza ideali,
ragazzi da correggere e punire, vecchi
a cui chiudere occhi e bocca.
Questa poltiglia mi costringe a credere
il vuoto come nocciolo d’ogni ideale.


L’essence de l’idéal

Encore une fois je regarde l’Homme et je vois
une énorme masse qui grouille
d’une bouillie d’individus de tous les sexes
et de chaque catégorie
nombreux presque l’humanité tout entière.
Juges, ouvriers, commerçants,
comptables, managers, politiciens, poètes, prêtres
doués de cervelle, qu’ ils placent silencieusement aux pieds
de constructeurs de consentement, de manipulateurs astucieux,
d’ingénieurs du sociaux. Avec des désirs abstraits de liberté
et de paix en main, ils avancent,
ils appellent à la justice et à la guerre. Les constructeurs
sourient méchamment en leur nom,
ils défendent la liberté et la paix
ils se disent représentants de toute l’humanité,
ils font de ces pauvres outils leurs serviteurs.
Ils restent invisibles, presque
comme les petits doigts de l’immense masse,
les pauvres, les persécutés, les solitaires
qui élèvent la voix et le doigt, inouï
comme des enfants capricieux, des adolescents sans idéaux,
des garçons pour corriger et punir, des vieillards pour fermer les yeux et la bouche.
Cette bouillie me fait croire
la vacuité comme noyau de chaque idéal.


The essence of the ideal

Once again I look at Man and I see
a huge mass that swarms
of a mush of individuals of every sex
and of each category
as numerous almost the whole of humanity.
Judges, workers, traders,
accountants, managers, politicians, poets, priests
endowed with brains, they silently place it at the feet
of consensus builders, cunning manipulators,,
of social engineers. With abstract desires
of freedom and peace in hand, they advance,
they call for justice and war. The builders
smile wickedly in their name,
they defend freedom and peace
they declare themselves representatives of all humanity,
they make these poor tools their minions.
They remain invisible, almost
like little fingers of the huge mass,
the poor, the persecuted, the lonely
who raise their voice and finger, unheard
like capricious children, adolescents without ideals,
boys to correct and punish, old men to close their eyes and mouth.
This mush makes me believe
emptiness as the core of every ideal.


La esencia del ideal

Una vez más miro al Hombre y veo
una enorme masa que pulula
de una papilla de individuos de todos los sexos
y de cada categoría
numerosos casi toda la humanidad.
Jueces, trabajadores, comerciantes,
contables, gerentes, políticos, poetas, sacerdotes
dotados de cerebro, lo colocan en silencio a los pies
de los constructores de consenso,de los astutos manipuladores
de los ingenieros sociales. Con deseos abstractos
de libertad y paz en la mano, avanzan,
piden justicia y guerra. Los constructores
sonríen perversamente en su nombre,
defienden la libertad y la paz
se dicen representantes de toda la humanidad,
hacen de estas pobres herramientas sus esbirros.
Permanecen invisibles, casi
como deditos de la enorme masa,
los pobres, los perseguidos, los solitarios
que levantan la voz y el dedo sin ser escuchado
como niños caprichosos, adolescentes sin ideales,
muchachos para corregir y castigar, viejos
para cerrar los ojos y la boca.
Esta papilla me hace creer
el vacío como núcleo de todo ideal.