
La violinista Laura Marzadori
Ad Alessandra Ravera
Compositrice Musica classica contemporanea
Avrei voluto parlarti d’amore
quando per strade diverse ci siamo incontrati
per quella strana armonia che ricompone le onde
lungo le spiagge luminose del mondo.
T’avrei detto che a volte il violino è la bocca di un uomo
che beve lacrime lente da un cielo lontano,
ch’è un volto di donna che lascia svanire in un’eco i lamenti,
un mascàra disciolto lungo le guance
sopra le mani aperte in attesa.
Avrei voluto parlarti d’amore
dirti che a volte il violino ha i bagliori di stelle cadenti
nelle notti cosparse di luna.
Dirti che l’anima usa le stesse parole
che vibrano dentro il violino,
come in un bosco frondoso di aceri rossi
migliaia d’invisibili uccelli su rami di abeti e ciliegi.
Avrei voluto che le tue mani
carezzassero lievi le labbra dell’uomo
suonassero anch’esse nell’ansia di perdere
la gota china sul petto a sentirlo vibrare.
Ma quando ci siamo incontrati
soffiavano intorno le auto
e abbagli di vetri e metalli come fiori strappati
e corolle dipinte sul grigio di un prato.
E tu indossavi un vestito di vetro.
Io portavo al guinzaglio un cane di paglia.