Scolpito dalla luce nel mezzo della piana
l’ampio profilo della cattedrale dietro sé nasconde
una città di lunghi corridoi oscuri, celle vuote,
chiostri risvegliati dal metallico lucore delle acque
che si riversano dagli orli delle vasche.
Portici affollati dalle foglie che stormiscono nel vento
orti popolati dal brusio di passeri fuggiaschi.
Qualche frutto pende stento
come l’eco malinconico dei rintocchi di campane.
E poi silenzio.
In ogni cella un Crocifisso prega gli occhi al cielo
d’essere graziato dalla morte.
Monastero d’ombre e frati innominati,
di santi e di sospiri,
tra le tue mura sarei mai vissuto con un saio nero,
un ruvido cordone attorno ai fianchi?
Avrei atteso ogni sera i passi
lungo i corridoi oscuri di una vita
che avanza sotto un cielo senza luna?
Avrei pregato ad ogni alba il Cristo
di perdonare i miei peccati
che nella notte intorno alla mia branda
avrebbero versato il miele del piacere?
Nel refettorio vasto che risuona
del tramestio di sedie scosse
dai passi strascicati dei turisti
sgomenti e affascinati da tanta solitudine,
vendono i fratelli sui banconi rivestiti a festa
Miele di San Giovanni Candele del Signore.
Monaco risvegliato da un’oscura fede
voglio scavare in fondo al mio sconforto
una nicchia celata tra le azzurre mura
della stanza dove lei mi attende
e accendere ai suoi piedi ceri profumati.
Con le mani intrise di divine essenze
un mantello di miele spargerò lungo il suo corpo,
le coprirò i capelli con un velo d’ambra.
Carezzerò in silenzio la mia Vergine santa.
Insieme attenderemo che si levi all’alba
il suono opaco di campane, che nel sole
si spanda l’armonia di un canto gregoriano.