Covid- 19 del 24/03/2020

24032020

Nessun mio piacere accompagna la pubblicazione di questi versi. E non li avrei pubblicati se un dovere morale, assieme a un’esigenza interiore, non me lo avessero imposto.

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Non ho morti da rimpiangere
ma persone svanite nel silenzio
che non concede una seconda
occasione d’incontrarli in altri luoghi.
Rimangono sospesi nel nulla
i sentimenti i volti le carezze,
le angosce dell’amore
i sorrisi i rancori e l’odio
che diventano segni come bandiere
sventolanti sulle torri
a guardia della nebbia in un mare senza vita.
Se tutto questo fosse morto
spereremmo
ma svanire è come il fumo
che esce dai comignoli della casa
abbandonata
o dalla bocca della donna amata.
Rimangono le immagini dei corpi e delle anime
delle stanze degli oggetti carezzati
delle finestre spalancate
degli occhi e del rosso delle labbra
che accompagnano
l’azzurro effimero delle nuvole.

#iorestoacasaperte tu fallo per me (ITA – FR)

iorestoacasa

dal blog https://lellaj1005.wordpress.com/

“”Non è più un invito a restare in casa per non ammalarci, ma una richiesta di rispetto nei confronti degli altri e di noi stessi.””

Io scrivo poesie e non ho foto immediatamente disponibili per mostrare come impiego il mio tempo. In realtà in questi giorni “casalinghi” faccio quello che ho sempre fatto e con gli stessi ritmi: leggo, leggo, leggo… e scrivo.

Se chi mi legge volesse partecipare condividendo l’iniziativa sul proprio blog o su quello degli organizzatori (link sopra) legga il regolamento.

È un’iniziativa lodevole. Seguite il mio esempio.

#Jeresteàlamaisonpourtoi, tu le fais pour moi

“” Ce n’est plus une invitation à rester à la maison pour ne pas tomber malade, mais une demande de respect pour les autres et pour nous-mêmes. “”

J’écris de la poésie et je n’ai pas de photos disponibles immédiatement pour montrer comment je passe mon temps. En réalité en ces jours “à la maison” je fais ce que j’ai toujours fait et avec les mêmes rythmes: je lis, je lis, je lis … et j’écris.

Si ceux qui me lisent souhaitent participer en partageant l’initiative sur leur blog ou sur celui des organisateurs (ici le lien) peuvent lire le règlement.

C’est une initiative louable. Suivez mon exemple.

Ricordi? (Te souviens tu?)

Francine Van Hove

Francine Van Hove

À Ca. Sm.

La tua mano, ricordi? ha afferrato il coltello
ha seguito la traccia delle mie vene
ha lasciato scorrere il sangue.
Sono passati anni. Forse meno di quanti
il mio dolore crede.
Sono ancora vivo. Ti ricordi di me?
Il tempo passa ma la vanità resiste,
guarda allo specchio, non si ammira,
annega nel suo stesso sguardo.
Guarda il tempo e il tempo è immobile
come un gabbiano nell’azzurro.
Le nuvole che passano sono di un altro cielo
quello che provi a dimenticare:
lo specchio
che i tuoi occhi non vogliono vedere.
Le mani corrono al volto,
non sentono le rughe ma un sorriso mesto
tradisce la cecità della speranza.

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Te souviens tu?

Ta main, te souviens tu? Elle a pris le couteau
A suivi la trace de mes veines
A laissé le sang couler.
Des années ont passé. Peut-être moins
Que ma douleur ne le croit.
Je suis toujours en vie. Te souviens tu de moi?
Le temps passe mais la vanité résiste,
Se voit dans le miroir, ne s’admire pas,
Se noie dans son propre regard.
Elle voit le temps et le temps est immobile
Comme une mouette dans le bleu.
Les nuages qui passent sont d’un autre ciel
Ce que tu essaies d’oublier:
Le miroir
Que tes yeux ne veulent pas voir.
Les mains courent vers ton visage,
Ne sentent pas les rides mais le sourire triste
Trahit l’aveuglement de l’espoir.

Dal Paradiso (ITA – FR)

Manichini-uomo-donnaweb

Chi li attende in cima alla salita i giovani, le ragazze,
bambini e adulti, vecchi ancora
certi di un’illusoria giovinezza?
Salgono e sembra che vadano in paradiso.
In fila ordinata immobili e silenziosi
due si tengono per mano
una si gira e sorride al compagno
un gradino più in basso.
Visi attenti sguardi che vagano
sui campi sconfinati dei desideri
scintillanti come astri che accecano.
Salgono con la voglia di toccare
un’illusoria libertà, di sentirsi immersi
nella felicità del mondo.
Salgono e incrociano coloro che scendono
sulla scala mobile a fianco.
Scendono ma non credono nell’inferno. Tornano
semplicemente sulla terra.
Hanno negli occhi l’incanto
delle cose poco prima sfiorate prese in mano provate
liberi forse di lasciarle dove stanno.
Cellulari multifunzione
per fotografare, giocare,
per amare ed essere amati,
chattare, maledire e sentirsi maledetti.
Abiti eleganti pantaloni alla moda
che disegnano le forme,
gonne ariose che si stringono ai fianchi,
scarpe con tacchi che snelliscono le gambe,
camicette che avvolgono i seni
e li mostrano più nudi e orgogliosi,
maglioni per toraci di uomini veri,
pantaloni per maschi che non devono chiedere,
creme per il viso le mani la pelle
per sfamare milioni di microrganismi,
oggetti per la casa che scintillano,
mettono ordine, salvano lo spazio
abbigliamenti intimi dai colori lievi
come petali che nascondono
i sessi inesistenti dei manichini e risvegliano
il piacere d’essere spogliate, di toccare
il corpo dell’amata.
Scendono. Negli occhi il clamore dei desideri.
Tra le dita ancora
le impalpabili sensazioni, l’allegria del disordine
armonioso dei colori.

Tornano da un infernale paradiso.

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Du paradis

Qui les attend au but de la montée, les jeunes, les filles,
les enfants et les adultes, les âgés encore
sûrs d’une jeunesse illusoire?
Ils montent et semblent aller au paradis.
En rang, alignés, immobiles et silencieux
deux se tiennent par la main
une se tourne et sourit à son copain
une marche plus en bas.
Visages attentifs, regards errants
sur les champs illimités de désirs
brillants comme des étoiles qui aveuglent.
Ils montent désirant de toucher
une liberté illusoire, de se sentir plongés
dans le bonheur du monde.
Ils montent et croisent ceux qui descendent
par l’escalier roulant à coté.
Ils descendent mais ils ne croient pas en l’enfer. Simplement
ils reviennent sur la terre.
Dans leurs yeux il y a l’enchantement
des choses qu’ils ont effleurées, prises en main, essayées,
libres peut-être de les laisser où elles sont.
Smartphones multifonctions
pour photographier, jouer,
aimer et être aimé,
bavarder, maudire et se sentir maudit.
Vêtements élégants pantalons à la mode
qui dessinent les formes,
jupes évasées qui se resserrent au niveau des hanches,
chaussures à talons amincissant les jambes,
chemisiers qui s’enveloppent autour des seins
en les montrant plus nus et fiers,
chandails pour la poitrine des vrais hommes,
pantalon pour les garçons qui n’ont pas à demander,
crèmes pour le visage, les mains, la peau,
pour nourrir des millions de micro-organismes,
articles ménagers qui scintillent,
ramènent l’ordre, économisent l’espace.
Sous-vêtements aux couleurs délicates
comme des pétales qui cachent
les sexes inexistants des mannequins et éveillent
le plaisir d’être dépouillée, de toucher
le corps de la bien-aimée.
Ils descendent. Dans les yeux, la clameur des désirs.
Entre les doigts encore
les sensations impalpables, la joie du désordre
harmonieux des couleurs.

Ils reviennent d’un paradis infernal.

 

 

La preda

Maddalena-bambina

Adesso che non t’inarca il desiderio
come un ramo teso di frutti al mio piacere,
sulla squallida branda ricoperta
di vesti abbandonate,
ansimi ad occhi chiusi
e la tua pelle d’ambra spande
profumi di muschio e d’avana.

Tra le pareti della triste stanza,
chiuso nel mio silenzio
bevo il vino amaro
nel cielo delle tue ginocchia.
Sei la fonte di baci a cui disseto il cuore,
sei la preda sacrificale che il furore
immola in una cieca caccia alla vita.
Trafitto da un dolore antico
all’impeto delle gioie cupo altaleno
sensi di fallimento e aridi rancori.

Insaziabile preda, ami
con ferocia
i miei tormenti
e cedi senza tremori né rimpianti
al mio crudele modellare gli armoniosi
misteri del tuo corpo.

Sarai preda domani d’altri uomini
ciechi di piacere, che ignoreranno
come ti acquatti stretta nella tua memoria
per sottrarre allo scempio la speranza.

Ora muta raccogli i capelli sulla nuca
e del corpo ergi la splendente grazia
della giada scolpita.
Sorridi e interroghi il mio viso.

Dischiudi come un fiore
le tue labbra di sangue,
e torni alla mia guancia. Maddalena bambina
con un bacio d’amore.

da “Formule dell’anima”, Edizioni Caffè Tergeste, 2011

Senza Trama

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Non sono un poeta dell’amore, lo so. Come so che coloro che lo cantano (se bravi, se veri poeti) non fanno illudere che l’amore duri in eterno. E perciò ne cantano la sensualità. Altrimenti ne cantano la nostalgia. Perché l’amore per l’essere amato in poesia non può essere che nostalgia o amore spirituale e delicato. Ma in quest’ultimo caso non fa storia, non si fa notare, non suscita voglie e desideri.

Nella mia raccolta dal titolo Senza Trama , di prossima pubblicazione,  non mancano, come nelle precedenti pubblicazioni, versi che celebrano l’amore visionario e innocente, come in Guardo le stelle una a una:

Guardo le stelle una a una
come fossero le tue labbra di statua
che posano con dolcezza sulla mia bocca
la rosa solitaria della tua bocca. [… ]

Come non mancano poesie che celebrano l’amore carico di eros, come nei versi di I cancelli del giardino:

Al tuo fianco è caduto un frutto
umido di rugiada o di silenzioso pianto.
La sua polpa un grumo di sangue
che scorre vergine tra le tue gambe.
Ti sei donata al mio amore
come tra le braccia di un sogno. [….]

oppure ancora di pura sensualità nei versi di La tua bocca mi chiama:

Penetro nel tuo corpo
come in una notte stellata
I tuoi seni mi guidano
verso mandorli in fiore
La tua bocca mi chiama [….]

Nei versi appena citati si nota già la natura come strumento di similitudine e condivisione, che dona consistenza a sensazioni e sentimenti esattamente come fa il pittore quando ritrae scenari naturalistici: riesce a farlo senza rappresentare l’apparenza, ma affidando tutto il suo sentimento a un linguaggio nel quale a prevalere è la pura espressione simbolica di ciò che vede e sente interiormente.
Un esempio ne siano alcuni versi della poesia L’essere albero:

[….]Mi attendo che almeno gli alberi si stacchino da terra e si rifugino
dentro le nuvole profumate come i giardini di Kolymbetra.
Ma alzano solo il capo restano avvinti al suolo
rinunciano al movimento per resistere
alla furia del vento. Così grandi e puri
fanno fremere la natura quando fioriscono.
La loro sorte non è simile alla nostra? [….]

È mia convinzione d’aver costruito la mia poetica, e per conseguenza questa raccolta, con lo stile della narrazione lirico-emotiva, in cui la precisione del fraseggio e l’incisività delle immagini hanno la forza di amplificare l’immediatezza espositiva delle poesie e di facilitarne la condivisione, quella più intima e vera, spalancando le porte di una stanza adorna di suoni, colori, profumi, ma soprattutto di verità.

Ne sono scaturiti versi di fronte ai quali si proverà il desiderio di fuggire dal dolore e dal destino, ma si intuirà che è anche possibile vivere la propria dignità senza chiedere soccorso né commiserazione.

Attraverso i sentieri poetici tracciati si scoprirà con stupore la capacità di questi versi di scavare nel fondo dell’animo e di aiutare a ritrovare il sé smarrito nelle trappole delle ovvietà quotidiane.

“Soltanto la poesia, dice Ungaretti, – l’ho imparato terribilmente lo so – la poesia sola può recuperare l’uomo, persino quando l’occhio si accorge, per l’accumularsi delle disgrazie, […. ] che l’uomo è molto meno regolato dalla propria opera che non sia alla mercé dell’Elemento.”

Creazione

creazioneweb

Con le parole ho fabbricato valli e monti,
la terra ho ricoperto con i prati
levigato le sponde ai fiumi sonnolenti
le ho scolpite ruvide e scabrose
ai torrenti irosi.

A sillabe irripetibili ho intrecciato
l’armoniosa trapunta di fiori variopinti
e a bombi e api ho regalato il suono
sordo e vibrante delle consonanti.

Alberi centenari rivestiti di germogli
affondano le radici nelle mie parole
e vocali sonore pendono dai rami
come frutti maturi da raccogliere.

Nelle grotte segrete della terra
i miei colori inaccessibili alla luce
in armonia disciolgono parole
e le trasformano in  fontane fragorose.

 

da “Formule dell’anima”, Edizioni Caffè Tergeste, 2011

Periferie (videolettura di Luigi Maria Corsanico) – e TESTO

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Foto Marcello Comitini

Periferie

Dalla mia terrazza non vedo persone
ma brandelli di periferie
fra l’odore molle del fiume
e intorno le montagne confuse
all’azzurro del cielo
colline profumate di verde
fuori dal palpitare del tempo.
Qualcuno
tra le folte e vaste fronde degli alberi
lancia segnali di fumo come il grido di chi
vuole essere scoperto o forse soccorso.
Non è forte, non ha resistenza
per sopportare la solitudine.
Intorno le foglie sbattute dal vento
gli dicono attento
non uscire dalla tua caverna.
L’aria si è fatta irrespirabile.
Gli uccelli tornano grigi ai loro nidi,
gli uomini vagano soli nell’odio
le serpi escono dalla loro tana
gli agnelli ruzzano tra l’immondizia.
E le auto che passano schiacciano i più piccoli
macchiano l’asfalto di sangue umano.
Le ciminiere, gli scarichi dei gas,
i veicoli opprimenti
hanno fatto tristi le periferie.
Sembra che il suo cuore pulsi
nei pastelli tenui dei palazzi antichi
tra vicoli ombrosi e strade ampie
tagliate sui ruderi di una città gloriosa.
Ma è solo un diamante al dito
di una mano deformata
dai morsi feroci dell’artrosi.
E la gente passa
con la meraviglia negli occhi
e calpesta con passi frettolosi o pesanti
il palmo di quella mano senza vedere
che nelle vene più lontane e sottili
non c’è alcun segno di vita
se non quell’esile richiesta d’aiuto
dell’uomo lasciato solo.

Il volo (ITA – FR)

Il-volo-01

Poiché non ho grandi pretese e i versi miei
non s’innalzano in vero più di tanto,
impantanati nell’oscuro incubo
dell’anima smarrita nel suo pianto,
potrei tentare di spiccare il volo
lasciandomi cadere da un dirupo
che orrido scoscende sino al fiume.

Strappati via dal vento i miei vestiti,
forse nel volo a precipizio
verso l’alvéo che fa dell’acque un grembo,
apprenderei
con l’acre sentimento della morte
che i sogni in controluce riproducono
i gesti quotidiani,
la chiave per rileggere il destino,
che condanna ciascuno alla sua sorte.

Vedrei mio padre ubriacato dai suoi sogni
salire lentamente gradini colorati
verso l’arcobaleno di un cielo inesistente
e udrei mia madre selvaggia donna di un paese
dove la fierezza spalanca le sue ali
dire che la terra è “sangue del mio sangue
e i figli miei carne della mia carne”

Vedrei la vita che non ho vissuto
scorrere al vento come un treno in corsa
le porte a cui bussai che non si aprirono,
le case disadorne che ospitarono
le mie domande, le mie fughe,
i ricordi che in polvere disperdono
quel mio mal essere rimasto indietro.

Vedrei Mirù, ricciuta dai capelli biondi
donarmi il fiore dei suoi sedici anni
con la dolcezza di una dea greca
che all’amante offre
il miele della sua bellezza.
Spinta poi al di là dei miei silenzi
nel gelo della lontananza
si è tramutata in vento di dolore.

E te vedrei, Pia dei miei sogni,
quando opponesti fredda la tua mano
alla mia bocca, al mio cuore, alla speranza
e disegnasti sul nudo della pelle
una donna che urla il suo dolore.

Il giovane ribelle che sfidava
l’inalvearsi monotono dei giorni
vide l’amore divenire irraggiungibile
come sole vaporoso nel tramonto.

Ora è un vecchio che non sa più vivere,
che ritorna nel grembo della terra
come un frutto dimenticato e ormai maturo
piomba sul greto spumoso delle acque.

da “Formule dell’anima, 2011
L’envol

Puisque je n’ai rien à attendre et mes vers
n’arrivent pas s’élever beaucoup,
enlisés dans le sombre cauchemar
de l’âme perdue dans ses pleurs,
je pourrais essayer d’envoler
me laissant tomber d’un précipice
qui descend abruptement jusqu’à la rivière.

Mes vêtements arrachés par le vent,
peut-être en vol tombant
vers le lit qui fait des eaux un ventre,
j’apprendrais
avec le sentiment amer de la mort
qu’à contre-jour les rêves reproduisent
les gestes quotidiens,
la clé pour relire le destin,
qui condamne chacun à son sort.

Je verrais mon père ivre de ses rêves
monter lentement des marches colorées
vers l’arc-en-ciel d’un ciel inexistant
et j’entendrais ma mère sauvage femme de campagne
où la fierté déploie ses ailes
dire que la terre est “sang de mon sang
et mes enfants sont chair de ma chair ”

Je verrais la vie que je n’ai pas vécue
couler au vent comme un train en marche
les portes que je frappai qui ne s’ouvrirent pas,
les maisons nues qui me hébergèrent
mes questions, mes fuites,
les souvenirs qui dispersent en poussière
mon mal être resté en arrière.

Je verrais Mirù, blonde aux cheveux bouclés
me donner la fleur de ses seize ans
avec la douceur d’une déesse grecque
offrant à son amant
le miel de sa beauté.
Poussée au-delà de mes silences
dans le froid de l’éloignement
elle est devenue un vent de douleur.

Et je te verrais, Pia de mes rêves,
quand tu as opposé froidement ta main
à ma bouche, à mon cœur, à mon espoir
et as dessiné sur le nu de la peau
une femme hurlant sa douleur.

Le jeune rebelle qui a défié
l’empiler monotone des jours
a vu l’amour devenir inaccessible
comme le soleil vaporeux le soir.

Maintenant il est un vieil qui ne sait plus vivre
qui retourne dans le ventre de la terre
comme un fruit oublié et mûr
tombe sur le lit mousseux des eaux