Salici

La-poltrona

Dalla poltrona guardo alle pareti della mia stanza
i salici che ricadono enormemente verdi
di foglie fittamente intrecciate
che piovono verso il basso.
Ospitano nidi piccole uova grilli farfalle
un esile serpente attorcigliato a un frutto rosso.
In quella pace posa anche il mio cuore.
Il rumore di onde che si frangono ai piedi degli alberi
culla la mia stanza come una barca legata al molo
in attesa di prendere il largo.
Il mio cervello in balia del rotondo movimento
vaga tra le foglie come gli uccelli
che cantano sui rami invisibili
e gonfia al vento
la sua vela lacera e si lascia andare.
Ad un tratto tra i salici vedo il cielo notturno
e la linea delle montagne all’orizzonte
adorno di mille stelle.
Ma è questo davvero
quel che vedo dalla mia poltrona?
O vedere è sognare forme invisibili
oltre il muro della solitudine?
E sognandole sorridere del nulla,
come se fossi stato baciato dalla Verità?

 

 

L’Annunciazione

Annunciazione-tutta

Robert Campin, Trittico di Mèrode, 1428

Questa poesia necessita di una introduzione per aiutare a comprendere.
Inquadrata e illustrata  nel contesto del dipinto, ecco che si illumina, si riempie della sua origine fiamminga in cui i dettagli sono raccontati con delicatezza e armonia. Si esce fuori dalla pittoricità nella seconda parte “Potrò tradire…”.

Dalla dimensione materiale, dalla “spiegazione” del dipinto si passa alla dimensione “religiosa” e al dubbio che permea i misteri della fede quando l’uomo pensante si sofferma su di essi. Il sospiro dell’angelo ha un che di umano, sembra incerto sulla sua missione, incredulo che possa compiersi, conscio di quel accadrà dopo. Il turbamento della ragazza va oltre il pudico ritrarsi con cui generalmente la descrivono.

C’è nel suo turbamento il presentimento del dolore che incombe su di lei: la colomba trascinata in basso dalla croce pesante delle sue ali, una triste cantilena… che da secoli torna dalla crocifissione dell’innocenza, il subbuglio di un futuro doloroso, l’ampio sudario, il bosco fitto di inganni, il gelo dell’inverno, i riccioli di fumo acri, l’odore aspro di carne bruciata. C’è l’attesa che qualcosa si compia, ma c’è il dolore che si protrae nei secoli, da quell’annuncio discendono sofferenze per gli uomini: odore di carne bruciata, i martiri.

I versi iniziali, in cui l’Angelo si guarda intorno, hanno la funzione di mettere in evidenza la contrapposizione tra un interno “piccolo borghese” ricco di dettagli, e un evento simbolico che avrebbe influito sull’umanità. Un evento privato che in un crescendo descrittivo giunge a un epilogo sospeso ma sperato.

Ma la domanda che rimane in sospeso è : ci sarebbe stato meno dolore senza quel sì?

Gabriella Barattia

Non è Dio che mi ha creato.
È stato Robert Campin a trarmi fuori
dalla folla variopinta dei suoi fantasmi.
Con la punta lenta e minuta del pennello
ha dato forma e colore
al corpo e alle mie ali
e mi ha posato come una piuma bianca
di fronte a una ragazza in un salotto borghese.
Mi guardo intorno alla luce della candela
che danza, palpita, fibrilla
e temo che presto sarà soffocata dall’ansia.
La ragazza seduta per terra con l’abito rosso
ora legge ora riflette
ascolta un po’ di musica dai gigli che risuonano
dall’alto di una brocca d’una marcia nuziale.
Dai due piccoli riquadri in una finestra di legno
appaiono nuvole
nel cielo diafano delle Fiandre
prima che sgorghi dalla gola degli uccelli
il rosso dei fiori
e nella piazza risuonino le voci della follia
che un secolo dopo spargerà il sangue
dei martiri di Gorkum.
Ai lati del camino
muto come una lapide
sporgono dalla pietra a mezzo busto
due contadini olandesi.
La guardano in silenzio,
scrutano a occhi socchiusi
il tavolo sbilenco e accanto alla brocca
con preoccupazione il palpito della candela.
La ragazza legge, ascolta la musica e sogna l’amore
con l’indolenza innocente di chi crede in un mondo
dove regnano insieme
la gioia e l’incanto.
Ripensa al suo passato di Eva indifesa
che ha addentato quel frutto con amorosa tracotanza
ed è piombata nel cuore dell’inverno.
Nasconde nel rosso della sua veste
la gloria della verginità e la dolcezza del suo corpo.
È sola.
Ma un bambino sospinto da raggi dorati
scende verso il suo grembo
dall’alto di due ogive come una colomba
trascinata in basso dalla croce pesante delle sue ali.
È l’alba.
Una triste cantilena si ode nella piazza
ricorda una preghiera sulle labbra distratte della gente
che da secoli torna dalla crocifissione dell’innocenza.
Nella bottega buia a fianco del salotto
un vecchio artigiano del legno,
fora con impazienza una tavola
per farne un parafuoco inutile per il camino.
Con malinconia la sente scricchiolare sotto le dita.
Sa di essere solo vecchio e nella sua miseria una nullità
ma nel contempo si sente unito per sempre
alla ragazza della stanza a fianco.
Le sue mani, come quelle di un giovane
che avverte in sé il subbuglio di un futuro doloroso,
hanno costruito due strumenti
d’attesa e d’amore
che inganneranno il predatore della colomba
(l’ha letto nelle Confessioni di Sant’Agostino
che si chiamano muscipula diaboli le trappole).
In ginocchio nell’ampio sudario
lungo sino ai miei piedi
vedo mani che spezzano un pane
un calice di vino che passa di bocca in bocca
e un bosco fitto d’inganni.
Potrò tradire il mio fine ultimo?
Mi riprendo, cancello in me ogni traccia del futuro,
annuncio in un soffio alla ragazza
una notizia che ha il fascino dell’amore eterno.
Non so di cosa parli – mi risponde senza alzare gli occhi
per non permettere, lei più forte di me, al gelo dell’inverno
d’invadere il salotto borghese – .
Ti ha scelto il signore dell’universo – continuo
con un sospiro che spegne la candela.
La ragazza meravigliata alza lo sguardo
ai riccioli di fumo che si alzano acri
dal nero dello stoppino,
le riempiono la gola di lacrime
con l’odore aspro di carne bruciata.
Nel giardino chiuso da mura – perché anche lì
non entri la tristezza dolorosa dell’inverno – ,
Robert e la sua donna a mani giunte sulla soglia
ignorano il suo turbamento. Pregano
sperando come me, che immobile attendo ancora,
il sì della ragazza.

 

 

Esiste un senso

 

esiste-un-senso

 

https://youtu.be/NGOXyd8EgGw

 

Esiste un senso

Scrivo su questa pagina
volando tra le nuvole della memoria.
Scivolo dalle vette più alte dei sentimenti
scendo nel più profondo del mio stesso esistere.
Le parole tracciate appaiono
con lampi di luce e scompaiono
nel grigio della malinconia. Rimane la scia
della cometa-parola, la traccia di un dolore
che sembra guarito, un amore rimarginato
una nostalgia lontana una gioia svanita
un rancore che brucia
si spegne e riprende se scavo nel petto.
Cerco il senso di questo
apparire e sparire. Ma esiste un senso?
Come il giorno che appare e muore
come la notte che scende sul mondo e svanisce
e intanto risorge sull’altro emisfero
mentre sul mio il giorno torna a morire.
Così io vado a dormire
ed altri si svegliano, e tutti insieme vigiliamo
che il mondo non dorma o dorma con un solo occhio
come un militare nella sua garitta
un cane di guardia al suo osso
gli agenti di borsa nella gabbia delle grida
i manager nei loro uffici dalle pareti perlate
cuore delle multinazionali
ansiosi e vigili come i contadini sui campi
coltivati a grano
per cacciare passeri cince pettirossi
colombe tortore corvi e tutti i parassiti
che strisciano in basso affamati
gridano come io grido su questa pagina
e volo come l’aereo
che trascina la scritta ti amo maria
t’amerò per sempre. Intanto maria
che vive nell’altro emisfero dorme. E poi l’aereo
scende toccando elegantemente la pista
con piccoli sbuffi di fumo
dall’odore di gomma bruciata
e lo striscione trascinato per terra
ha le parole a brandelli.
Nelle torri di controllo vigila – lo so –
il manager dei due emisferi
che avrebbe volentieri
lacerato le parole prima che l’aereo prendesse il volo.
Ora soddisfatto ride e cerca altro
da sorvegliare. Esiste un senso?
Non quello che cerco.

Aurora Australe

Aurora-borealewebpic

Tra gli spigoli taglienti di palazzi senza colore
punteggiati dal nero silenzioso
dei corvi come monaci eremiti
che meditano e guardano dall’alto
strade senza nomi né volti
e uomini e donne in corsa
verso una meta che ogni giorno si allontana
sino a svanire e riapparire mortalmente vicina,
vedo salire nel pulviscolo autunnale
un’aurora australe all’orizzonte.
L’aria fredda la volge da tutte le parti
come uno stormo infinito
di moscerini in cerca di sole.
Un fazzoletto d’addio.
Uomini e donne spalancano gli occhi
alzano le mani corrono dentro i palazzi
aprono le finestre gridano il nulla
delle loro mura.
Il vento ha mischiato il rosso col verde
ha creato la malinconia
del giallo effimero come le foglie
strappate dai rami.
Turbinano rumorosamente ai miei piedi
in questo grave silenzio.
Guardo lo spazio infervorato dai colori che mutano
sino a svanire. Attendo il volto di un dio
la sua parola
trasportata da cieli lontani
che ignorano l’inganno dell’aurora australe.

Esilio -Exil – Exile – Exilio

selinunte-esilio

Tempio di Selinunte

La mia città ha nelle vene un fiume di lava
e le radici incastonate in un enorme masso
da cui affiorano punte acuminate
tra le lenzuola della neve
come i denti di un ciclope anneriti dal fumo
della montagna in fiamme.
Una cintura di treni che fuggono
la stringe alla vita e segna il confine
tra l’immobilità del volto e il movimento eterno
del mare che le carezza i fianchi.
Si aprono grandi finestre e negli occhi delle donne
splende il colore del mare, nel cuore
il battere delle onde. Non dimenticare
la tristezza di quando sei fuggito
con la febbre riarsa sulle labbra.
Non dimenticare nelle strade anonime
tra la folla immemore che passa
davanti a cadaveri di pietra di un passato felice.
Accogli quel respiro caldo che giunge dal sud
spinge il giallo e acre profumo dei frutti
e il misterioso fruscio del grano
quando si offre in ginocchio alla sua carezza.
Dimentica che vivi tra queste pietre rosicchiate
dalle falangi di topi e gatti e dal sole dei tramonti
che trasformano in oro il cemento e il vetro.
Mentre guardi ricordati dei templi
che guardano il mare
dalle cime delle colline di Segesta e Selinunte
bianche di zagara e mandorli
e attendono in silenzio il ritorno di Ulisse smarrito.

Exil

Ma ville a une rivière de lave dans ses veines
et ses racines coincées dans un énorme rocher
d’où émergent des pointes tranchantes
entre les draps de neige
comme les dents noircis d’un cyclope par la fumée
de la montagne en feu.
Une ceinture de trains s’enfuyant
la serre à la taille et marque la frontière
entre l’immobilité du visage et le mouvement éternel
de la mer qui caresse ses hanches.
De grandes fenêtres s’ouvrent et dans les yeux des femmes
la couleur de la mer brille, dans le cœur
les battements des vagues. N’oublie pas
la tristesse de quand tu t’es enfui
avec une fièvre sèche sur tes lèvres.
N’oublie pas dans ces rues anonymes
parmi la foule oublieuse qui passe
devant des cadavres de pierre d’un passé heureux.
Accueille ce souffle chaud qui vient du sud
poussant le parfum jaune et âcre des fruits
et le bruissement mystérieux du blé
quand il s’offre à genoux à sa caresse.
Oublie que tu vis parmi ces pierres rongées
par des phalanges de souris et de chats et des couchers de soleil
qui transforment le béton et le verre en or.
Pendant que tu regarde, souviens toi des temples
qui regardent la mer
du haut des collines de Segesta et Selinunte
blancs des fleurs d’oranger et amandiers
attendant en silence le retour d’Ulysse égaré.

Exile

My city has a lava river in its veins
and the roots embedded in a huge boulder
from which sharp tips emerge
between the sheets of the snow
like the Cyclops teeth blackened by smoke
of the mountain on fire.
A belt of trains running away
it tightens her to the waist and marks the frontier
between the immobility of the face and the eternal movement
of the sea that caresses her hips.
Large windows open, in the eyes of women
the color of the sea shines, in the heart
the beating of the waves. Do not forget
the sadness of when you ran away
with a parched fever on his lips.
Don’t forget on anonymous streets
among the forgetful crowd that passes
before stone corpses of a happy past.
Welcome that warm breath that comes from the south
pushes the yellow and acrid perfume of the fruits
and the mysterious rustle of wheat
when he offers himself on his knees to his caress.
Forget that you live among these gnawed stones
from the phalanges of mice and cats and the sun of the sunsets
that turn concrete and glass into gold.
As you watch, remember the temples
looking at the sea
from the tops of the Segesta and Selinunte hills
white with orange blossom and almond trees
and silently await the return of lost Ulysses.

Exilio

Mi ciudad tiene un río de lava en sus venas.
y las raíces encastradas en una gran roca
de donde emergen las puntas afiladas
entre las sábanas de la nieve
como los dientes ennegrecidos de un cíclope por el humo
de la montaña en llamas.
Un cinturón de trenes que huyen
la aprieta a la cadera y marca la frontera
entre la inmovilidad de la cara y el movimiento eterno
del mar que acaricia sus caderas.
Grandes ventanas se abren y en los ojos de las mujeres.
el color del mar brilla, en el corazón
el batir de las olas. No olvides
la tristeza de cuando te escapaste
con fiebre quemada en los labios.
No olvides en calles anónimas
entre la multitud olvidadiza que pasa
antes de los cadáveres de piedra de un pasado feliz.
Recibe ese cálido aliento que viene del sur,
empuja el perfume amarillo y acre de los frutos
y el misterioso susurro del trigo
cuando se ofrece de rodillas a su caricia.
Olvida que vives entre estas piedras roídas
de las falanges de ratones y gatos y del sol de los atardeceres
que convierten el hormigón y el vidrio en oro.
Mientras miras, recuerda los templos
que miran el mar
desde las cimas de las colinas de Segesta y Selinunte
blanco con azahar y almendros
y esperan en silencio el regreso de Ulises perdido.

L’airone

 

Airone

Come una nuvola bianca nella serenità del cielo
il foglio si dispiega sullo sfondo celeste.
Le mie dita danzano sulla tastiera
al ritmo lento delle parole tracciano
sillabe e ombre della mia vita.
Saltano a grandi passi da un tasto all’altro
simili all’airone che spicca il volo verso un oriente lontano,
mi staccano dall’opacità dello stagno.
Affaticato dall’ansia di volare alto
senza muovere un solo muscolo
non c’è nulla di bianco e azzurro
nel cielo dove m’innalzo.
Lampi muti tra nuvole gonfie di tante voci
raccolte in un canto e nel quadro
che ricompone pian piano visi, bocche d’amore,
labbra, corpi che s’intrecciano
e tornano a vivere
come cenere sparsa sulle parole già scritte,
hanno la forza di squassarmi il petto
con martellante memoria
di scenari vissuti
perduti e ritrovati.
Le mie dita si tendono
con delicata malinconia
alla pagina macchiata da schiere di stelle in viaggio
come le code di comete nere.
Le cercano le inseguono. Tornano sui tasti
immobili come aironi feriti.

 

 

 

 

 

Ferocia (ITA – FR – ENG – ESP)

#iorestoacasaperteweb

Scrivo correggo i versi di questa poesia

Lee Miller con Leonora Carrigton e Max Ernst

Leonora Garrington e Max Ernest fotografati da Lee Miller

Nel testo in italiano di questa poesia i versi adattati 
alla campagna “# iorestoacasaperte tu fallo per me”
sono quelli in corsivo. Il testo nel suo significato originale
è quello tradotto nelle altre lingue.  
È un gioco nel tentativo di strappare un sorriso
a chi, chiuso tra le mura della propria casa,
leggerà questi versi che evocano in realtà sentimenti vissuti. 

#io restoacasaepenso
che non è tempo di pensare
al tuo fiato nella mia bocca
come una bolla profumata
che mi cattura la lingua
m’inebria il palato
scende giù per la gola
riempie i miei polmoni di vita.
Eppure penso ancora
alle tue labbra sulle mie labbra
che lasciano colare il succo
di pesche mature. Le mordo
come l’affamato morde
i lunghi sogni di felicità.
Eri Leonora ambigua
strega bambina
e le mie mani da vecchio Ernst
dipingevano il tuo corpo
con le lunghe e lente
pennellate del sentimento.
Potrò mai dimenticare
le mie mani sui tuoi seni?
Cercavano il calore delle stelle
le punte aguzze dei tuoi capezzoli.
Le tue mani carezzavano i miei fianchi
come se la lontananza
li potesse sottrarre alle tue dita.
Erano gesti
che abbiamo amato.
Ho chiuso gli occhi,
ho cercato quel tepore
per ritrovare
la memoria del tuo corpo.
Rispondeva la notte
con la sua pioggia di tenebre.
Ora chiedo il tuo silenzio
per trattenere sulle ferite
il balsamo dei tuoi baci.
Spinti dalle tue parole
sono caduti nel nulla
come semi maturi.
Li hanno raccolti le mie mani
sotto cumuli di macerie.
Hanno scavato fino a svelare
il sorriso dolce della tua bocca
e la ferocia
da cui non so difendermi.

 

FÉROCITÉ

Ton souffle dans ma bouche
c’est une bulle parfumée
qui capture ma langue
enivre mon palais
descend dans la gorge
en remplissant mes poumons de vie.
Tes lèvres sur mes lèvres
laissent couler le jus
de pêches mûres. Je les mords
comment l’affamé mord
les longs moments de bonheur.
Tu étais Leonora ambiguë
sorcière fillette
et mes mains de l’âgé Ernst
peignaient ton corps
avec des longs et lents
touches du sentiment.
Mes mains sur ta poitrine
les oublierai-je jamais?
Elles cherchaient la chaleur des étoiles
les pointes acérées de tes seins.
Tes mains caressaient mes hanches
comme si l’éloignement
pourrait les voler à tes doigts.
C’étaient des gestes
que nous avons aimés.
J’ai fermé les yeux,
j’ai cherché cette chaleur
pour retrouver
la mémoire de ton corps.
La nuit a répondu
avec sa pluie d’obscurité.
Maintenant je te demande
le silence pour retenirsur mes blessures
le baume de tes baisers.
Poussés par tes mots
ils sont tombés dans le néant
comme des graines mûres.
Mes mains les ont ramassées
sous des tas de décombres .
Elles ont creusé jusqu’à révéler
le doux sourire de ta bouche
et la férocité
dont je ne peux pas me défendre.

 

Ferocity

Your breath in my mouth
is a fragrant bubble
which captures my tongue,
intoxicates my palate,
descends into my throat,
fills my lungs with life.
Your lips on my lips
let the juice flow
of ripe peaches. I bite her
how the hungry bites
the long moments of happiness.
You were ambiguous Leonora
witch-child
and my hands from old Ernst
painted your body
with long and slow
brush strokes of feeling.
Will I ever forget
my hands on your breasts?
They sought the warmth of the stars
the sharp points of your nipples.
Your hands caressed my hips
as if the distance
could steal them from your fingers.
They were gestures
that we loved.
I closed my eyes, I looked for that warmth
to find the memory of your body
The night answered
with its rain of darkness.
Now I ask for your silence
to hold onto my wounds
the balm of your kisses.
Pushed by your words
they fell into nothingness
as ripe seeds.
My hands picked them
under piles of rubble.
They dug up to reveal
the sweet smile of your mouth
and ferocity
from which I cannot defend myself.

 

Ferocidad

Tu aliento en mi boca
es una burbuja perfumada
que me atrapa la lengua,
intoxica el paladar,
baja por la garganta y
llena mis pulmones de vida.
Tus labios en mis labios
dejan fluir el jugo
de duraznos maduros. La muerdo
como muerde el hambriento
largos momentos de felicidad.
Eras ambigua Leonora
bruja niña
y mis manos del viejo Ernst
pintaron tu cuerpo
con largas y lentas
pinceladas de sentimiento.
¿Podrán mis manos olvidar tus senos?
Buscaron el calor de las estrellas
las puntas afiladas de tus pezones.
Tus manos acariciaron mis caderas
como si la distancia
pudiese robarlas de tus dedos.
Eran gestos que amamos porque
nos amábamos.
Cerré los ojos, busqué ese calor
para encontrar el recuerdo de tu cuerpo.
Respondió la noche
con su lluvia de oscuridad.
Ahora, pido tu silencio
para retener en mis heridas
el bálsamo de tus besos.
Impulsado por tus palabras
han caído en el aire
como semillas maduras.
Mis manos las recogieron
bajo montones de escombros.
Han excavado hasta develar
la dulce sonrisa de tu boca
y ferocidad
de la cual no puedo defenderme.

(Il testo in spagnolo è stato rivisto e corretto da Maria Jose Saez)

 

 

 

A bassa voce – À voix basse – In low voice – En voz baja ________ video lettura ____________________ di Luigi Maria Corsanico

A-bassa- voce

 

La lettura di Luigi Maria Corsanico accompagna, condivide e consola la solitudine di coloro che sono vittime di questo terribile male simile a un infido e orrido roditore di ogni volontà di resistere e di lottare.
Esso piega gli animi degli scampati alla paura di essere contagiati dal suo morso e di coloro che hanno visto portare via i propri cari, per poi saperli morti senza poterli piangere come se i loro corpi fossero svaniti nel nulla.
Ma la sua lettura accompagna e consola anche la mia solitudine di fronte a coloro che compongono versi fingendo di credere (o almeno mi auguro che sia solo finzione e non incapacità di comprendere) che tutto questo senso di paura possa giovare a modificare la nostra vita futura, dimenticando la grave ferita nel cuore della comunità intera.
Ma come può una ferita cambiare la vita di una umanità che di ferite ne ha subite tante (e tante ne ha inferte a sé stessa e alla natura) e ne è sempre risorta con gli stessi limiti e difetti? Allora io (scrivendo questi versi ) e Luigi (leggendoli) abbiamo preferito consolare coloro che soffrono senza incantarli con romantiche quanto impossibili speranze di radicali cambiamenti o di riscatti morali.

Il mio grazie di cuore a Luigi.

À voix basse

Ceux qui écrivent des vers en les tissant des espoirs
comme des arbres somptueux et des jupes de lumière
et souhaitent à tous une vie absolument nouvelle
peuvent parler à haute voix.
Toi, qui es brûlé par le long feu de la désillusion
Toi, qui es moins de ce que tu penses
et qui es moins que toi-même, parle à voix basse.
Tu ne sais encore pas
ce qu’est l’absence, la peur, l’anxiété.
Parle à voix basse.
De l’eau brûlante coule des yeux
un air fétide dans les poumons a envahi
les longues files d’hommes ensuite disparus
le long des couloirs désolées.
Sais-tu ce qu’est la douleur, le deuil le désespoir?
Parle à voix basse.
Le silence tisse des textures de panique et d’angoisse.
Ils enfoncent leurs ongles dans la poitrine
étouffent les battements de ceux
qui sont séparés pour toujours
condamnés
dans des prisons froides errant à l’infini.
Parle à voix basse.. Utilise la poésie
pour consoler les larmes
de ceux qui regardent les longues files des morts.
Écris calmement.
Fais transparaître par tes vers une étoile pour ceux
qui sont enfermés
dans la boite des quatre murs
les mains et le cœur liés
du désespoir et du deuil.

In low voice

Those who write verses weaving them with hopes
like sumptuous trees and skirts of light
and wish everyone an absolutely new life
may they speak aloud.
You who are burned by the long fire of disillusionment
that you are less than you think
and you are less than yourself. Speak in a low voice.
You still don’t know
what absence, fear, anxiety is.
Speak in a low voice.
Burning water flows from the eyes
a fetid air in the lungs has invaded
long lines of men who then vanished
along desolate lanes.
Do you know what is pain despair mourning?
Speak in a low voice.
Silence weaves panic and anguish patterns.
They sink the nails into their chest
they stifle the beats of those
that are separated forever
convicted
in cold prisons wandering in infinity.
Speak in a low voice. Use poetry
to console the tears
of those who watch the long lines of the dead.
Write calmly.
Make a star shine out from the verses for those
who are locked up
in the box of the four walls
with hands and heart tied
from despair and mourning.

 

En voz baja

Los que escriben versos tejiéndolos con esperanzas
como suntuosos árboles y faldas de luz
y les deseon a todos una vida absolutamente nueva
que hablen en voz alta.
Ustedes que están quemados por el largo fuego de la desilusión.
que eres menos de lo que piensas
y eres menos que tú, habla en voz baja.
Aun no sabes
qué ausencia, miedo, ansiedad es.
Habla en voz baja.
Una quema agua fluye de los ojos
un aire fétido en los pulmones ha invadido
largas filas de hombres que luego desaparecieron
a lo largo de salas desoladas.
¿Sabes qué es el dolor, el luto, la desesperación?
Habla en voz baja.
El silencio teje patrones de pánico y angustia.
Se hunden las uñas en el pecho
por sofocan los latidos de aquellos
que están separados para siempre
condenados
en prisiones frías vagando por el infinito.
Habla en voz baja. Usa poesía
para consolar las lágrimas
de los que miran las largas filas de los muertos.
Escribe con calma.
Haz brillar de los versos una estrella
por quienes están encerrados
en la caja de las cuatro paredes
con las manos y el corazón atado
de la desesperación y el luto.

A bassa voce

A-bassa-voce

Coloro che scrivono versi intrecciandoli di speranze
come alberi sontuosi e sottane di luce
e augurano a tutti una vita assolutamente nuova
parlino pure a voce alta.
Tu che sei arso dal lungo fuoco del disinganno
che sei meno di quel che pensi
e sei meno di te stesso parla a bassa voce.
Ancora non sai
cosa sia l’assenza, la paura, l’ansia.
Parla a bassa voce.
Un’acqua che brucia scende dagli occhi
un’aria fetida nei polmoni ha invaso
lunghe file di uomini poi svaniti
lungo corsie desolate.
Sai cos’è il dolore la disperazione il lutto?
Parla a bassa voce.
Il silenzio tesse trame di panico e d’angoscia.
Affondano le unghie nel petto
soffocano i battiti di coloro
che sono separati per sempre
condannati
nelle prigioni fredde vaganti nell’infinito.
Parla a bassa voce. Usa la poesia
per consolare le lacrime
di coloro che guardano le lunghe file dei morti.
Scrivi pacatamente.
Fai trasparire dai versi una stella a coloro
che sono rinchiusi
nella scatola delle quattro pareti
con le mani e il cuore legati
dalla disperazione e dal lutto.