L’albero

Fotografiafestival

L’albero profondo e folto nell’estate
ci nascondeva il cielo che in eccesso
abbiamo immaginato azzurro.

Ora spoglio lo spazio irrompe tra i suoi rami.
Come uccelli impauriti ci buttiamo in volo
verso il cielo che ci nega.

E ripensiamo con malinconia
alla pienezza profonda di quell’albero.

 

L’abbraccio

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Marcello Comitini, digitalart

La notte si fa chiara. Perché Ofelia
torni alla nostra mente?
Prima che ti lasciassi andare
verso il non senso dell’abbraccio.

Sale la nebbia vaporosa d’acqua
dalla gola del fiume a precipizio
lungo gli spigoli taglienti delle rocce.

L’abito ancora intriso del profumo
dei papaveri sugli argini.

E nel vento sentiamo la musica che palpita
quasi il tuo lamento
tra le braccia dell’uomo nell’istinto
di vita e di annientamento.

Come se fosse quello il tempo esatto per morire.

Come se il fiume non avesse braccia e mani
per stringerti al suo petto e sussurrarti
il nome sconosciuto di quell’uomo.

Per capire il tempo

Cecilia Gattullo In sospeso

Cecilia Gattullo, In sospeso

Hai rallentato i tuoi passi mentre sotto la doccia mi regalo ogni mattina questo piccolo spazio di vetri e di piastrelle lucide, nell’illusione di fuggire. Tu, appeso fuori alla parete proprio sopra lo specchio dove rivedrò il mio viso. Tu in solitudine consumi le tue ore e le mie, in attesa di uno sguardo che ti renda consapevole del tuo scandire il tempo con il rigore della goccia che scivola giù dalla pietra.  Scivola e corrode l’incavo della roccia che l’accoglie come un viso colmo di lacrime che attende baci di labbra sconosciute e amate. Baci che all’infinito mai cesseranno.

Hai rallentato il passo. Un bambino davanti allo specchio scopre il suo corpo e dimentica lo sguardo dolce della madre, dimentica i sorrisi della sorella che lo indispettiscono e lo sfidano. Vorrebbe essere un uomo. Davanti a se stesso fa roca la sua voce come quella del padre. Ha inghiottito il fiato, lo trattiene a lungo, allarga il petto, lo vorrebbe vasto come la piazza deserta su cui corre con i pattini per raggiungere il sogno d’essere adulto.

Hai rallentato il passo e mi regali ore a mia insaputa mentre sulla pelle l’acqua tiepida scorre come dita affusolate o esili fili d’erba di quand’ero adolescente. Cercavo nel cielo un segnale, anche solo una carezza e mi stendevo sui prati. Accoglievo la rugiada tra le gambe, sul petto, sulla schiena, tra i capelli. Le mie mani scorrevano alla cieca sull’erba spettinata, a tentoni cercavano la pelle calda dei sassi, la punta tenera di un germoglio che fora la terra, donando luce al buio e a me il senso del futuro senza saperlo

E quando arresto lo scroscio del torrente ed esco dalla gabbia d’acqua, eccomi come fossi giovane. Una luce mi si pone a fianco nello specchio. È lei che mi sfiora con i suoi lunghi capelli e tocca le mie tempie con le labbra. Si apre il vestito. La pelle del suo corpo ha il tepore del sasso e gocce simili alla rugiada la percorrono scendendo sino al pube e lungo le gambe. Nessun incavo le raccoglie, nessuna pietra si consuma.

Le mie mani a tentoni la cercano.

Il suo nome ha il suono simile allo scrosciare limpido dell’acqua?

Alzando gli occhi al di sopra dello specchio, vedo le lancette immobili nell’illusione.