Guarda come vola alto quell’aereo una macchia minuscola nel cielo un’ombra in movimento nelle nostre pupille. E guarda quella nuvola che lo inghiotte come un moscerino nel becco di un corvo. Ma l’acciaio fora la nebbia e si restituisce al sole come un diamante sottratto alla tenebra. E come vola lento sulle onde quel gabbiano che confonde le sue piume al grigio delle nuvole. Su quelle ali ti vedo e in quelle nuvole mi vedo. Vorrei dirti entra nella nebbia delle mie braccia. Ma viene incontro il velo rosso del tramonto come un ampio mantello che mi avvolge e mi trascina nella notte. Da lì vedo che ti allontani per un lungo viaggio sulle ali del gabbiano. Ti volti a guardarmi come per un addio ma sorridi e mi sveli il tuo più intimo desiderio. Il tuo sorriso è la stella luminosa della mia notte e il tuo desiderio mi libera dal buio della disperazione.
Le voyage
Regarde à quelle hauteur vole cet avion une petite tache dans le ciel une ombre mouvante dans nos prunelles. Et regarde ce nuage qui l’avale comme un moucheron dans le bec d’un corbeau. Mais l’acier perce le brouillard et se rend au soleil comme un diamant volé à les ténèbres. Et comment cette mouette vole lentement sur les vagues confondant ses plumes au gris des nuages. Sur ces ailes je te vois et je me vois dans ces nuages. Je voudrais te dire d’entrer dans la brume de mes bras. Mais le rouge voile du couchant vient à ma rencontre comme un grand manteau qui m’entoure et m’entraîne dans la nuit. De là je vois que tu t’éloignes pour un long voyage sur les ailes de la mouette. Tu te tournes en me regardant comme pour un adieu. Mais tu souris et me révèles ton désir le plus intime. Ton sourire est l’étoile brillante de ma nuit et ton désir me libère de la sombreur du désespoir.
The trip
Look how high does this plane fly a speck in the sky a moving shadow in our eyes. And look this cloud that swallows it like a gnat in the beak of a crow. But the steel pierces the fog and back to the sun like a diamond stolen from the darkness. And how this seagull flies slowly on the waves confusing its feathers in the gray of the clouds. On these wings I see you and I see myself in these clouds. I would like to tell you to enter the mist of my arms. But the red veil of the sunset comes to meet me like a large cloak that surrounds me and drags me into the night. From there I see that you are moving away for a long trip on the wings of the seagull. You turn around looking at me as if to say goodbye. But you smile and reveal to me your most intimate desire. Your smile is the shining star of my night and your desire sets me free from the darkness of desperation.
El viaje
Mira qué alto vuela este avión un puntito en el cielo una sombra en movimiento en nuestros ojos. Y mira esta nube que se lo traga como un mosquito en el pico de un cuervo. Pero el acero desgarra la niebla y volver al sol como un diamante robado de la oscuridad. Y como esta gaviota vuela lentamente sobre las olas confundiendo sus plumas en el gris de las nubes. En estas alas te veo y me veo en estas nubes. Me gustaría decirte entra en la niebla de mis brazos. Pero el velo rojo del anochecer viene a mi encuentro como un gran manto que me rodea y me arrastra en la noche. Desde ahí veo que te alejas para un largo viaje en las alas de la gaviota. Te volteas a mirarme como para decirme adiós. Pero sonríes y me revelas tu deseo más íntimo. Tu sonrisa es la estrella brillante de mi noche y tu deseo me libera de la oscuridad de la desesperación.
Poesia scritta il 31/01/2022 vincitrice di un concorso
Busso alla porta con la tenerezza della rondine. Cerco l’amante che mi desidera prima che il giorno muoia tra le sue braccia. Nella stanza vuota la lampada è accesa. Sul comodino lo specchio solitario splende del suo viso in lacrime. L’ho abbandonata quando la scorza del dolore tratteneva il mio essere. Sin dentro me stesso la cerco in ogni addio. La sua parola ritorna nell’onda del mio sangue. Tra le pareti della stanza accanto tappezzate da mille petali e dal profumo inebriante dei narcisi si riuniscono familiari e amici. Nessuno risponde. Mi attendevano. O forse desideravano che li avvertissi? Io sono un uccello migratore che non si fa annunciare dalle stagioni. Mi getto nel volo di un indicibile spazio spalanco le mie ali da un polo all’altro dell’immaginazione. Coloro che mi attendono immobili nei loro giardini di statue come zampilli da monotone fontane non possono sapere il giorno del mio arrivo né se sono arrivato. Ma quando m’incontrano sanno che nel loro più intimo essere porto la notte e lo spazio divino dove le stelle sono la luce che respiriamo.
In questi versi io mi racconto fingendomi poeta e un po’ poesia. Quando scrivo è come accedere a una stanza, in cui la donna amata attende. È a lei che busso come tornando da una lunga assenza e a lei mi rivolgo senza essere spesso capace di comunicare compiutamente il mio stato d’animo o il mio pensiero. Trovo quindi nella stanza vuota solo briciole lacrimose. La poesia è fuggita. Accade però che essa torni quando meno la si aspetti, non soltanto al poeta ma a coloro che si accostano ai suoi versi e a chiunque senta l’esigenza di un mondo più luminoso dove anche il dolore e la morte portano il segno della bellezza. Ci sono due luoghi di questi versi in cui la poesia può essere attesa: il primo è la stanza, ancora profumata di narcisi che è il profumo di chi scrive poesie, dove coloro che conoscono il poeta sanno che prima o poi tornerà, l’altro è il giardino che ciascuno porta in sé ornato di statue come i loro pensieri, e dove aspettano immobili come fontane che zampillano, perché c’è sempre nel cuore di ciascuno un giardino con fontane, che attende un poeta che le canti. Ma il più folgorante è il luogo dell’incontro inatteso che, con un verso o con un’immagine, all’improvviso trascina il lettore nel cuore della notte per rivelargli la visione dello spazio divino in cui le stelle sono la luce del respiro umano.
Autoportrait d’un poète
Je frappe à la porte avec la tendresse d’une hirondelle. Je cherche l’amante qui me désire avant que le jour ne meure dans ses bras. Dans la pièce vide, la lampe est allumée. Sur la table de chevet brille le miroir solitaire de son visage en larmes. Je l’ai abandonné quand l’écorce de la douleur tenait mon être. Juste à l’intérieur de moi je la cherche dans chaque adieu. Sa parole revient dans la vague de mon sang. Entre les murs de la pièce voisine couverts de mille pétales et du parfum enivrant des jonquilles ma famille et les amis se réunissent. Personne ne répond. Ils m’attendaient. Ou peut-être voulaient-ils que je les avertisse ? je suis un oiseau migrateur qui n’est pas annoncé par les saisons. Je me jette dans l’envol d’un espace indicible Je déploie mes ailes d’un pôle à l’autre de l’imagination. Ceux qui m’attendent immobiles dans leurs jardins de statues comme des jets de fontaines monotones ne peuvent pas savoir le jour de mon arrivée ni si je suis arrivé. Mais quand ils me rencontrent, ils savent que dans leur être le plus intime je apport la nuit et l’espace divin où les étoiles sont la lumière que nous respirons.
Self-portrait of a poet
I knock on the door with the tenderness of a swallow. I look for the lover who wants me before the day dies in his arms. In the empty room, the lamp is on. On the bedside table shines the solitary mirror of her face in tears. I abandoned her when the zest of pain held my being. Just inside of me I look for her in every farewell. His word comes back in the wave of my blood. Between the walls of the next room covered with a thousand petals and the intoxicating scent of daffodils my family and friends get together. Nobody’s answering. They were expecting me. Or maybe they wanted me to warn them? I am a migratory bird which is not announced by the seasons. I throw myself into the flight of an unspeakable space I spread my wings from pole to pole of Imagination. Those who wait for me motionless in their gardens of statues like monotonous fountain jets can’t know the day of my arrival nor if I arrived. But when they meet me they know that in their most intimate being I bring night and divine space where the stars are the light we breathe.
Autorretrato de un poeta
Llamo a la puerta con la ternura de una golondrina. Busco al amante que me quiera antes de que el día muera en sus brazos. En la habitación vacía, la lámpara está encendida. En la mesita de noche brilla el espejo solitario de su rostro en lágrimas. La he abandonada cuando la corteza del dolor contenia mi ser. Hasta all’interior de mi La busco en cada despedida. Su palabra regresa en la ola de mi sangre. Entre las paredes de la habitación de al lado cubiertas de mil pétalos y del aroma embriagador de los narcisos mi familia y amigos se juntan. Nadie está respondiendo. Me estaban esperando. ¿O tal vez querían que yo les advirtiera? Soy un ave migratoria que no es anunciado por las estaciones. Me lanzo al vuelo de un espacio indecible Extendiendo mis alas de polo a polo de la Imaginación. Los que me esperan inmóviles en sus jardines de estatuas como monótonos chorros de fuente no pueden saber el día de mi llegada ni si llegué. Pero cuando me conocen saben que en sus mas intimo ser traigo la noche y espacio divino donde las estrellas son la luz que respiramos.
Fra coloro che senza saperlo mi prodigarono gli oceani tormentati delle loro anime con i gesti le parole e i sentimenti da chi fui generato? Voglio sapere. Se dal violento che moltiplicava i miei sogni sfogliando la voce dei morti e li conficcava come carne nella mia mente urlando battendo i pugni sulle spalle della mia fanciullezza. O dal poeta che mi passò morendo il veleno del disinganno e il gusto acido dell’amore rifiutato. O forse da quel giovane timido che cercò in sua madre le dolci forme dell’amore sensuale e lo uccisero in suo nome. O dal condannato che vide bruciare come una fenice i suoi versi francesi e m’insegnò che i saltimbanchi soltanto vengono incoronati con l’alloro fiorito. O dai libri che ho scritto nelle ore grevi come occhi e viso sulle consuetudini dell’uomo sui declivi della vita sulle forme inafferrabili dell’amore e nel loro silenzio polveroso ignorano se esisto ancora.
Voglio sapere. Ma è una domanda a cui solo i morti possono rispondere.
Une question
Parmi ceux qui m’ont prodigué sans le savoir les océans tourmentés de leurs âmes, par des gestes des paroles, des sentiments, de qui ai-je été engendré ?Je veux savoir. Si par le violent qui a multiplié mes rêves feuilletant la voix des morts et les plantait comme de la chair dans mon esprit en criant en frappant ses poings sur le dos de mon enfance. Ou par le poète qui m’a donné en mourant le poison de la désillusion et le goût amer de l’amour rejeté. Ou peut-être par le jeune homme timide qui cherchait en sa mère les douces formes de l’amour sensuel et en son nom il a été tué. Ou par le condamné qui a vu brûler comme un phénix ses vers français et m’a appris que seuls les saltimbanques sont couronnés du laurier fleuri. Ou par les livres que j’ai écrit dans les heures pénibles comme des yeux et mon visage sur les consuétudes de l’homme sur les déclivité de la vie sur les formes insaisissables de l’amour mais dans leur silence poussiéreux ils ignorent si j’existe encore.
Je veux savoir. Mais c’est une question à laquelle seulement les morts peuvent répondre.
A question
Among those who unknowingly lavished on me the tormented oceans of their souls, with gestures, words, feelings from whom was I generated? I want to know. If from the violent that multiplied my dreams leafing through the voice of the dead and sticking them like the flesh in my mind shouting, beating his fists on the shoulders of my childhood. Or from the poet who passed to me dying the poison of disillusionment and the sour taste of rejected love. Or perhaps from the shy young man which he sought in his mother the sweet forms of sensual love and in his name he was killed. Or from the condemned man who saw burn like a phoenix his French verses and taught me that only the acrobats they are crowned with the laurel in bloom. Or from the books that in the heavy hours I have written like eyes and face on man’s habits on the slopes of live on the elusive forms of love but in their dusty silence they ignore if I still exist.
I want to know. But it’s a question to which only the dead can answer.
Una pregunta
Entre los que sin saberlo me prodigaron los océanos atormentados de sus almas con gestos, palabras, sentimientos ¿por quién fui engendrado? Quiero saber. Si por el violento que mltiplcó mis sueños hojeando la voz de los muertos y los clavaba como carne en mi mente gritando golpeando sus puños sobre los hombros de mi infancia. O del poeta que muriendo me pasó el veneno de la desilusión y el sabor agrio del amor rechazado. O tal vez del joven tímido que buscó en su madre las dulces formas del amor sensual y en su nombre fue asesinado. O del condenado que vio arder como un ave fénix sus versos franceses y me enseño que solo los acróbatas están coronados con el laurel en flor. O de los libros que que escribí en las horas pesadas como mis ojos y la cara sobre los hábitos del hombre en las pendientes de la vida sobre las escurridizas formas del amor pero en sus silencio polvoriento ignoran si sigo existiendo.
Quiero saber. Pero es una pregunta a la que sólo los muertos pueden responder.
Lo que puedo ver son edificios. alineados en la distancia como grandes velas que se encienden en invierno a los fuegos rojos del atardecer o tubos de órgano apuntando al cielo de una catedral moderna bulliciosa de peregrinos. A sus pies están adornados con árboles aplastados por su altura sofocados por su vasta sombra. En batas de cemento disfrazadas de seda, acolchada y multicolor al amanecer ofrecen como rostros recién lavados las fachadas en los rayos del sol engalanado por los lentos vuelos de las gaviotas de los grises desordenados de los cuervos de los hilos curvos y negros de las golondrinas. Del cristal transparente de las ventanas se asoman a la calle hombres y mujeres que de las habitaciones, casi extraños pululan todas las mañanas se dispersan en las calles entran por las bocas de otros edificios vuelven a salir en la tarde. En la tarde, hombres y mujeres…
Ombre si nascondono nella pelle increspata delle mie dita. Sono rami nodosi di un cedro solitario sulla cima di un monte ai cui piedi si distende immobile un paesaggio innevato solcato dai passi guardinghi di una lupa. I rami del cedro si agitano mossi da un presagio angosciante verso l’orizzonte da cui sorge la notte e le mie mani sono foglie che le stagioni tormentano senza poterle strappare via. Eppure l’albero mi appare nudo e senza foglie. Dove ti nascondi lupa solitaria? Apri la bocca riempila di terra inietta nelle mie radici il tuo fiato velenoso che dolcemente mi aiuti a chiudere occhi e addormenti la mia linfa. Da morto non sarò più albero ma tornerò quel pettirosso che una volta volava su prati fioriti, sulla mia giovinezza sulle mie mani che tentavano d’afferrarlo. Posato sulla terra spiccherò il volo verso quel nido dove un giorno ho visto la gloria della luce. Ma se quel nido fosse solo un’illusione della memoria preda delle stagioni sarò il pettirosso caduto ai piedi dell’albero e tornerò a nutrire la terra la tingerò di rosso con quelle poche piume che resteranno di me.
Rouge
Les ombres se cachent sous la peau fêlée de mes doigts. Ce sont les branches noueuses d’un cèdre solitaire au sommet d’une montagne. À ses pieds s’étend, immobile, un paysage enneigé, sillonné par les pas feutrés d’une louve. Des branches s’agitent remuées par un présage angoissant vers l’horizon d’où s’élève la nuit et mes mains sont des feuilles que les saisons hantent sans pouvoir les arracher. Pourtant l’arbre m’apparaît nu et sans feuilles. Où te caches-tu louve solitaire ? Ouvre ta bouche et remplis la de terre injecte dans mes racines ton haleine empoisonnée qui doucement m’aide à fermer les yeux et endort ma lymphe. Moi, mort, je ne serai plus un arbre mais je reviendrai comme ce rouge-gorge qui volait sur les prairies fleuries, sur ma jeunesse sur mes mains qui tentaient de l’attraper. Posé au sol je m’envolerai vers ce nid où un jour j’ai vu la gloire de la lumière. Mais si ce nid n’était qu’une illusion de la mémoire proie des saisons je serai le rouge-gorge tombé au pied de l’arbre et je reviendrai nourrir la terre la teindrai en rouge avec les quelques plumes qui resteront de moi.
( ) Cette traduction de ce poème a été revue et corrigée par Catherine, que je remercie de tout cœur.
Red
The shadows hide in the cracked skin of my fingers. These are gnarled branches of a cedar lonely on top of a mountain. At her feet lies motionless a snowy landscape furrowed by the muffled footsteps of a she-wolf. These are waving branches stirred by an agonizing omen towards the horizon from which rises the night and my hands are leaves that the seasons harass without being able to wrest them. Yet the tree appears bare and leafless to me. Where you hiding, lone she-wolf? Open your mouth and fill it with dirt inject into my roots your poisonous breath that gently help me close my eyes and sleep my lymph. Me dead I will no longer be a tree but I will return to be this robin who once flew on the flower meadows, on my youth on my hands who were trying to catch him. Fallen on the ground I will fly to this nest where one day I saw the glory of light. But if this nest was just an illusion of memory prey to the seasons i will be the robin fallen under the tree and I will return to feed the earth dyeing it red with the few feathers which will remain of me.
Rojo
Las sombras se esconden en la piel agrietada de mis dedos. Estas son ramas nudosas de un cedro solo en la cima de una montaña. A sus pies yace inmóvil un paisaje nevado surcado por los pasos amortiguados de una loba. Estas son ramas ondulantes agitadas por un presagio agonizante hacia el horizonte de donde surge la noche y mis manos son hojas que las estaciones acosan sin poder arrebatarlos. Sin embargo, el árbol me parece desnudo y sin hojas. ¿Dónde te escondes, loba solitaria? Abre tu boca y llénala de tierra inyectar en mis raíces tu aliento venenoso que suavemente me ayuden a cerrar los ojos y adormecer mi linfa. Muerto ya no seré un árbol pero volveré a ser este petirrojo quien una vez voló en los prados de flores, en mi juventud en mis manos que intentaban atraparlo. Caído en el suelo volaré a este nido donde un día vi la gloria de la luz. Pero si este nido era solo una ilusion de la memoria presa de las estaciones seré el petirrojo caído debajo del árbol y volveré a alimentar la tierra teñirla de rojo con las pocas plumas que quedará de mí.
Dalla riva del lago guardo i fianchi scabri della montagna immagino più in basso una improbabile tigre tra le ombre dei pini che si avvicina alla sponda chinando il capo a bere annusando le orme di una gazzella tremante di paura. Sull’azzurra superficie dell’ acqua seguo il nuoto sereno di due cigni m’incanto a guardare l’eleganza dei loro corpi. Penso. E attraverso una tenue nebbia d’oro mi rivedo in quelle acque felice insieme a lei. Ci bagnavamo sotto la riva come due animali assetati che ridevano rabbrividendo che correvano nella schiuma assolata e nell’azzurro del cielo. Lei era l’agile tigre che esce dall’acqua grondante per compiere il rito di ozio e d’amore. Come un gioiello sotto il sole la sua pelle brillava tra le mie mani. Le mie dita si perdevano felici nei labirinti teneri del suo corpo. In me sorgeva il canto melodioso del cigno.
Il mio ultimo canto.
Dernier chant
De la rive du lac je regarde les flancs escarpés de la montagne. J’imagine plus en bas, parmi l’ombre des pins, un tigre improbable s’approchant du rivage baissant la tête pour boire reniflant les empreintes d’une une gazelle tremblante de peur. Sur la surface bleue de l’eau je suis la nage paisible de deux cygnes je m’enchante à regarder l’élégance de leurs corps. Je pense. Et à travers une légère brume dorée je me vois dans ces eaux heureux avec elle. Nous nous baignions sous le rivage. comme deux animaux assoiffés qui riaient en frissonnant qui couraient dans l’écume ensoleillée et dans l’azur du ciel. Elle était l’agile tigresse qui sort de l’eau dégoulinant, pour accomplir le rite de l’oisiveté et de l’amour. Sous le soleil sa peau brillait comme un joyau entre mes mains. Mes doigts étaient joyeusement perdues dans les labyrinthes tendres de son corps. En moi montait le chant mélodieux du cygne.
Mon dernier chant.
Last song
From the shore of the lake I watch the steep sides of the mountain. I imagine further down, between the shade of the pines, an unlikely tiger that approaches the shore lowering his head to drink sniffing the steps of a gazelle trembling with fear. On the blue surface of the water I follow the peaceful swimming of two swans I delight in watching the elegance of their bodies. I think. And through a light golden mist I see myself in these waters happy with her. We were swimming under the shore. like two thirsty animals laughing at the chills running in the sunny foam and in the blue of the sky. She was the nimble tiger that comes out dripping, to perform the rite of idleness and love. Under the sun her skin shone like a jewel in my hands. My fingers were happily lost in tenders labyrinths of his body. In me rose the melodious song of the swan.
My last song.
Último canto
Desde la orilla del lago miro las escarpadas laderas de la montaña supongo que más abajo entre las sombras de los pinos un tigre improbable acercándose a la orilla inclinando la cabeza para beber olfateando los pasos de una gacela temblando de miedo. En la superficie azul del agua sigo el nado apacible de dos cisnes estoy encantado de ver la elegancia de sus cuerpos. Pienso. Y mediante una tenue niebla dorada me veo en esas aguas feliz junto a ella Estábamos nadando bajo la orilla como dos animales sedientos que reirán de los escalofríos corriendo en la espuma soleada y en el azul del cielo. Ella era el tigre ágil que sale chorreando para realizar el rito de la ociosidad y del amor. Bajo el sol su piel brillaba como una joya en mis manos. Mis dedos estaban felizmente perdidos en los tiernos laberintos de su cuerpo Surgió en mi el canto melodioso del cisne.
Mi ha svegliato quella mattina una luce assolutamente nuova che squarciava le tenebre della mia stanza. Era uno specchio che non avevo mai visto e una musica mai udita prima che nessuno strumento ha mai suonato. Era una sorgente non il sole da cui scaturivano colori e desideri ardenti d’amore. Nella mia stanza spettri di uomini feriti dalle umiliazioni donne asservite alla crudeltà agitavano le acque in cui tentavo d’annegare dormendo. Mi era stato concesso un esile lume per capire i dolori del mondo per sciogliere il nodo dell’esistenza. E a quel lume la musica accese tutte le tonalità più affascinanti dell’anima che si spalanca sull’universo. Era come se non avessi mai udito, come se fossi cieco e sordo come se prima di allora nulla avesse dilaniato il mio cuore. Era una musica che mi giungeva dalla schiuma di un mare che bagna una spiaggia, si ritrae e torna a baciarla con la sua bocca bagnata di canto. Erano il volto le labbra gli occhi il corpo di Catherine vibrante di dolore e desiderio. Donava il suo corpo al fantasma di un leone dalle ali d’oro debole come un bambino, dolce e pauroso come un lupo svanito nelle acque stagnanti della città odorosa di malinconia. Con le lacrime mordeva la sabbia dove palpitava il suo cuore sepolto e la sua carne ferita da pesci nuziali sfuggiti alla sua rete tessuta di stelle. Ha aperto le braccia ha voluto la vicinanza e mi ha stretto nel cerchio puro inafferrabile nello spazio infinito del suo pensiero. Per penetrare e placare il suo pianto le dono la mia carne e il mio sangue. Le mie carezze sono nuvole tenere che scivolano sulle onde tempestose del suo fiume calmo all’apparenza. Sgorga da grotte profonde si colora di rosso. È il palpito segreto del suo sangue che scorre nelle mie vene e io penetro in lei come fossero le sue dita a darsi il piacere. Con dolcezza mi dice Même en écartant grandement mes cuisses Jamais tu ne pourras entrevoir Ce que j’ai emprisonné de toi Au plus profond Ce monde dont je suis enceinte. Ma so che au plus profond de moi il suo amore è un vino inebriante che versa spumoso tra le mie labbra.
Ora dorme con me come una notte stellata. Ogni mattina ritrovo lo specchio della mia anima.
(*) I versi in corsivo sono un breve componimento di Catherine
Catherine
Une lumière absolument extraordinaire a percé l’obscurité de ma chambre ce matin et m’a réveillé. C’était un miroir que je n’avais jamais vu et une musique inouïe jusqu’ici, qu’aucun instrument n’avait jamais jouée. C’était une source, pas le soleil, d’où coulaient des couleurs et des désirs ardents d’amour. Dans ma chambre des fantômes d’hommes blessés par les humiliations, de femmes asservies à la cruauté remuaient les eaux dans lesquelles je tentais de me noyer en dormant. On m’avait accordé une mince lumière pour comprendre les douleurs du monde, pour dénouer le nœud de l’existence. Et à cette lumière la musique illuminait toutes les tonalités les plus fascinantes de l’âme qui s’ouvre sur l’univers. C’était comme si je n’avais jamais entendu, comme si j’étais aveugle et sourd, comme si rien ne m’avait déchiré le cœur auparavant. C’était une musique qui me venait de l’écume d’une mer qui lave une plage, se retire et revient l’embrassant de sa bouche mouillée de chants. C’étaient le visage, les lèvres, les yeux, le corps de Catherine vibrante de douleur et de désir. Elle donnait son corps au fantôme d’un lion aux ailes d’or faible comme un enfant, doux et craintif comme un loup évanoui dans les eaux stagnantes de la ville odorante de mélancolie. Avec ses larmes elle mordait le sable où palpitait son cœur enfoui et sa chair blessée par des poissons nuptiales, échappées de son filet tissé d’étoiles. Elle a ouvert ses bras, a voulu se rapprocher et m’a retenu dans le pur cercle insaisissable, dans l’espace infini de sa pensée. Pour pénétrer et apaiser ses larmes je lui donne ma chair et mon sang. Mes caresses sont de tendres nuages qui glissent sur les flots orageux de son fleuve apparemment calme. Il coule de grottes profondes colorées en rouge. C’est le battement secret de son sang qui parcourt dans mes veines et je la pénètre comme si c’étaient ses doigts qui lui donnaient du plaisir. Elle me dit doucement Même en écartant grandement mes cuisses Jamais tu ne pourras entrevoir Ce que j’ai emprisonné de toi Au plus profond Ce monde dont je suis enceinte. Mais je sais qu’au plus profond de moi son amour est un vin enivrant qui verse sa mousse entre mes lèvres.
Maintenant, elle dort avec moi comme une nuit étoilée. Chaque matin je retrouve le miroir de mon âme.
(*) Les lignes en italique sont un court poème de Catherine
Katherine
An absolutely extraordinary light broke through the darkness of my bedroom this morning and woke me up. It was a mirror that I had never seen and music never heard before, that no instrument had ever played. It was a source, not the sun, from which flowed colors and ardent desires of love. In my room the ghosts of men wounded by humiliation, women enslaved to cruelty stirred the waters in which I was trying to drown myself for sleeping. I was granted a thin light to understand the pains of the world, to untie the knot of existence. And in this light the music illuminated all the most fascinating tones of the soul which opens onto the universe. It was as if I had never heard, as if I were blind and deaf, as if nothing had torn my heart before. It was music that came to me from the foam of a sea that washes a beach, withdraws and returns kissing her with her mouth wet with song. They were the face, the lips, the eyes, Katherine’s body vibrating of pain and desire. She gave her body to the ghost of a lion with golden wings weak as a child, sweet and fearful like a vanished wolf in stagnant waters of the city that smells of melancholy. With her tears she bit the sand where his buried heart beat and his flesh wounded by nuptial fish, escaped from its star-woven net. She opened her arms, wanted to get closer and held me in the pure elusive circle, in the infinite space of his thought. To penetrate and soothe her tears I give him my flesh and my blood. My caresses are tender clouds that glide on the stormy waves of its seemingly calm river. It flows from deep caves colored red. It’s the beat secret of his blood that runs through my veins and I penetrate her as if it were her fingers that give him pleasure. She tells me softly Even spreading my thighs wide apart You will never be able to glimpse What I imprisoned of you At the deepest This world I’m pregnant with. But I know that deepest of me his love is an intoxicating wine which pours its foam between my lips.
Now she sleeps with me like a starry night. Every morning I find the mirror of my soul.
(*) The lines in italics are a short poem by Catherine
Catherine
Una luz absolutamente extraordinaria esta mañana rompió la oscuridad de mi cuarto y me despertó. Era un espejo que nunca habia visto y música nunca antes escuchada, que ningún instrumento había tocado jamás. Era una fuente, no el sol, de donde brotaron los colores y ardientes deseos de amor. En mi cuarto los fantasmas de hombres heridos por la humillación, mujeres esclavas de la crueldad agitaban las aguas en las que estaba tratando de ahogarme por dormir. Me concedieron una luz tenue para comprender los dolores del mundo, para desatar el nudo de la existencia. Y en esta luz la música iluminó todos los tonos más fascinantes del alma que se abre al universo. Era como si nunca hubiera oído, como si fuera ciego y sordo, como si nada me hubiera desgarrado el corazón antes. Era musica que me venia de la espuma de un mar que lava una playa, se retira y vuelve besándola con la boca mojada de canción. Eran la cara, los labios, los ojos, el cuerpo de Catherine que vibra de dolor y deseo. Ella entregó su cuerpo al fantasma. de un león con alas de oro débil como un niño, dulce y temeroso como un lobo desaparecido en aguas estancadas de la ciudad que huele a melancolía. Con sus lágrimas mordió la arena donde latía su corazón enterrado y su carne herida por los peces nupciales, escapó de su red tejida por estrellas. Abrió los brazos, quería acercarse y me sostuvo en el puro círculo esquivo, en el espacio infinito de su pensamiento. Para penetrar y calmar sus lágrimas le doy mi carne y mi sangre. Mis caricias son nubes tiernas que se deslizan sobre las olas tempestuosas de su río aparentemente tranquilo. Fluye de cuevas profundas de color rojo, es el ritmo secreto de su sangre que corre por mis venas y la penetro como si fueran sus dedos que le dan placer. ella me dice suavemente Incluso separando mis muslos Nunca podrás vislumbrar lo que preso de ti en lo más profundo Este mundo del que estoy embarazada. Pero sé que lo más profundo de mí su amor es un vino embriagador que vierte su espuma entre mis labios.
Ahora ella duerme conmigo como una noche estrellada. Cada mañana encuentro el espejo de mi alma.
(*) Las líneas en cursiva son un poema corto de Catherine
Un essere geloso, uomo o donna che sia, è solo nel suo tormento. La gelosia di norma suscita rabbia o scherno o ilarità quanto lo si scopre nel cuore di un altro. Solo tu. carissimo Luigi, potevi leggere questi versi che parlano di un sentimento così intimo da renderlo quasi impossibile da condividere. La tua lettura mette in luce l’aspetto profondamente umano di chi che teme di essere tradito, di chi si sente debole di fronte a un rivale “dai frutti rossi”. Teme addirittura che il proprio amore possa essere “la radice” da cui si sviluppa il tradimento. Tutta questa tensione, solitudine, timore d’essere debole e indifeso di fronte a un altro essere in cui la sua donna o il suo uomo, possa apprezzare doti che egli o ella teme di non possedere, tutta, dicevo, hai saputo esprimere con la modulazione della tua voce, al punto di percepire in chi ti ascolta una modulazione del tuo cuore, una partecipazione che scuote. Per questo ciascuno riconosca quanta difficoltà richiede questa poesia per essere letta con toni che suscitino la condivisione. E quanta fatica per portare a termine una, sia pur breve, lettura di un testo così insidioso. Ti ringrazio di tutto cuore e ti abbraccio con affetto fraterno.🙏🤗🤗🙏
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Un ser celoso, hombre o mujer, está solo en su tormento. Los celos suelen despertar ira o burla o risa cuando uno los descubre en el corazón de otro. Sólo tu, querido Luigi, podrías haber leído estos versos que hablan de un sentimiento tan íntimo que es casi imposible de compartir. Tu lectura destaca el aspecto profundamente humano de quien teme ser traicionado, que se siente débil ante un rival que hasta es dueño “fruto rojo”. Incluso teme que su propio amor pueda ser la “raíz” de la que se desarrolle la traición. Toda esta tensión, soledad, miedo a ser débil e indefenso frente a otro ser, en que su mujer o su hombre, pueda apreciar dones que él o ella teme no poseer, toda, dije, has podido expresar con la modulación de tu voz, hasta el punto de ser percibito por el oyente como una modulación de tu corazón, una participación estremecedora. Por eso todos deberían reconocer cuánta dificultad requiere este poema para ser leído con tonos que susciten el compartir. Y cuánto esfuerzo para completar una, aunque breve, lectura de un texto tan insidioso. Te agradezco de todo corazón y te abrazo con afecto fraterno.🤗🤗🙏🙏
In me ti cerco in te mi perdo sommerso dalle acque ferme e grigie delle distanze, in estenuanti attese in corridoi infiniti e mille porte che si aprono sul vuoto. In te mi perdo ancora quando la notte porta misteriosa la seta morbida dei tuoi seni alla mia bocca. Nuvola carica di amorevole pioggia il tuo corpo fluttua sul mio corpo. Sospinta dal vento si è fermata su grandi alberi carichi di frutti rossi li rende fertili fa sbocciare i fiori dalle radici del mio amore. Dov’è la nuvola? Quale vento inebriante vuole allontanarti oltre i confini del mio unico cielo? In me ti cerco e ancora in te mi perdo. E questo perdermi mi è amaro come la morte che mi circonda con le sue braccia.
Jalousie
En moi je te cherche en toi je me perds sombré dans les eaux calmes et grises des distances, dans des attentes exténuantes dans des couloirs sans fin et mille portes qui s’ouvrent sur le vide. En toi je me perds encore quand la nuit mystérieuse apporte la douce soie de tes seins à ma bouche. Nue chargée de pluie amoureuse ton corps flotte sur mon corps. Poussée par le vent elle s’est arrêtée au-dessus de grands arbres chargés de fruits rouges les rend fertiles et fait germer les fleurs des racines de mon amour. Où est cette nue? Quel vent enivrant veut t’emporter au-delà des confins de mon ciel unique? En moi je te cherche et encore en toi je me perds. Et ce me perdre m’est amer comme la mort qui m’entoure de ses bras.
Jealousy
In me I look for you in you I get lost sunk inthe gray waters of the distances, in exhausting expectations in endless corridors and a thousand doors which open onto the void. In you I still get lost when the night mysterious brings the soft silk from your breasts to my mouth. Cloud loaded with loving rain your body floats on my body. Pushed by the wind it stops above the large trees full of red fruit it makes them fertile and causes the flowers to sprout from the roots of my love. Where is the cloud? What a inebriating wind wants to take you away beyond the confines of my one sky? In me I seek you and still in you I lose myself. And losing me is bitter to me like the death that surrounds me with its arms.
Celos
En mi te busco en ti me pierdo hundido enlas aguas tranquilas y grises de las lejanías en expectativas agotadoras en pasillos interminables y mil puertas que se abren al vacío. En ti aun me pierdo cuando la noche misteriosa trae la seda suave de tus pechos a mi boca. Nube cargada de lluvia amorosa tu cuerpo flota sobre mi cuerpo. Empujado por el viento se detiene por encima de los grandes árboles llenos de frutos rojos los hace fértiles y hace brotar las flores de las raíces de mi amor. ¿Dónde está la nube? ¿Que viento embriagante quiere llevarte más allá de los confines de mi único cielo ? En mí te busco y aun en ti me pierdo. Y perderme me es amargo como la muerte que me rodea con sus brazos.