Luigi Maria Corsanico legge “Sull’erba”

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Il blog di Luigi lo trovate QUI oppure ascoltate le sue impareggiabili letture su YOUTUBE

Lettura impareggiabile. Sullo stesso tema potrete ascoltare (e vedere con gli occhi, anche quelli dell’anima) quest’altra poesia sul blog di LUIGI MARIA CORSANICO

Luigi Maria Corsanico – Fame d’infinito (videolettura +testo)

Quadro di Ferdinand Brunner


Chiudere gli occhi e pensare
nel buio della mente
nel frastuono del cuore.
Lasciare che la memoria sfogli il passato
senza sapere quali immagini cercare
tra le pagine non ancora strappate
per paura o vergogna a volte sbiadite
a volte rigate di lacrime
spesso macchiate così tanto di vino
d’apparire più nere di una notte invernale.
Forse cercare ai piedi di alberi
spogliati dal tempo
le orme dei compagni smarriti
nei labirinti dei miei sentieri
vagando da una città all’altra
per sfuggire a quel vago sentore di morte
nell’abito a fiori
bianchi e neri di mia madre
nel suo corpo dolente nel suo sguardo
trafitto dalla cecità di un coltello.
O ritrovare nei viali alberati
della città immaginata a me straniera
il calore di quella ragazza
e sotto il suo cappotto rosso l’incanto
di un corpo giovane
nei suoi occhi passione e l’innocente paura
che danno vita al sogno della bellezza
che ride ancora di me e mi perseguita.
O ritrovare sulle labbra
la fontana dell’affetto di moglie e figli
nel giardino in cui sbocciano
i rari fiori dell’intimità.
Nel buio della mente preda del vino
che scorre nelle mie vene si fa strada il pensiero
che il sangue e la carne spingono
ogni giorno il mio corpo a cercare un corpo
che non abbia carne né sangue
ma una bellezza così vasta e profonda
da saziare la mia anima d’infinito.
Oh, non quel Cristo che pende
nudo dalla croce senza staccare
le mani dai neri chiodi
che ho amato e pianto nella mia adolescenza
come d’innanzi a un tramonto
che lentamente è svanito lontano nella nebbia
e ha lasciato il rimpianto
e un disperato bisogno di giustizia e d’amore.
Né il ricordo di colei che mi viene incontro
che nelle sue poesie mi dice
liebst du mich? e io non la capisco
che mi sorride ma non la vedo
sento soltanto un’ala che mi sfiora
come di una rondine in cerca del nido.
Ma alla mia mente appare l’immagine
luminosa di un’altra giovane donna.
Mi carezza
con la sua ala di aquila ferita
con la voce di un angelo
mi dice je t’aime
con il corpo affamato d’amore e l’anima
che nascosta sanguina.
È quel fiore chiamato rosa
e il suo strano colore rosso
dona al grigio del mio tramonto
l’inattesa sensazione di un’alba che nasce.
Perché risvegliarmi dal mio passato ?
Dovrò cancellare i ricordi
in nome di ciò che non si nomina
che stenderà sui miei occhi
il velo oscuro della sua presenza?
Non dovrò più pensare a quel Cristo
alla sua e mia
sete di giustizia
chiudere gli occhi a ogni grido che sento?
Non senza amarezza penso
che è stato già molto amare
ed essere amato
convertire le parole in musica
diffondere nell’aria il profumo
di due corpi che si desiderano
la purezza della fontana inesauribile
i fiori rari del mio giardino
l’orrore per la violenza e l’egoismo.
Quando scenderà sui miei occhi il velo
a sfocare l’ultima immagine della mia vita
non mi rimarrà
che poggiare la fronte sulla mano destra
piegare la schiena in avanti
e guardare la sola immagine
in cui la lama del tempo piomba
a separare spirito e corpo.

FR
Aujourd’hui, je publie le texte en italien.
Demain je publierai le poème en français, anglais et espagnol

ENG
Today I publish the text in Italian.
Tomorrow I will publish the poem in French, English and Spanish

ESP
Hoy publico el texto en italiano.
Mañana publicaré el poema en francés, inglés y español.

Luigi Maria Corsanico legge “Lascio fare” di Marcello Comitini (Ita – Fr – Eng – Esp)

Ecco che la voce vibrante e profondamente partecipe di Luigi, ma anche la sua grande capacità di rendere con le immagini, fa viva palpitante questa poesia di riflessione sulla vita e sul senso dell’umano.

Marcello Comitini – Lascio fare — Letture/Lecturas

Il testo in italiano potete leggerlo e ovviamente ascoltarlo sul link soprastante. Qui le versioni in francese, inglese e spagnolo:

Vous pouvez lire le texte en italien et bien sûr l’écouter sur le lien ci-dessus. Voici les versions en français, anglais et espagnol :

You can read the text in Italian and of course listen to it on the link above. Here the versions in French, English and Spanish:

Puedes leer el texto en italiano y, por supuesto, escucharlo en el link de arriba. Aquí las versiones en francés, inglés y español:

Je laisse faire

Je laisse faire à la terre , qui nourrit
les plantes et les animaux de son ventre
rempli de plaisir, les hommes
des visions de bonheur futur
et à moi, cherchant sur la page blanche
les interrogations obstinées des sens
et sur de fausses apparences, l’impulsion de trouver
vérités éternelles, traces d’immortalité
car tout autour appartient à la vie
et revient toujours pour renaître.
Je laisse faire à la vie. Qu’elle aussi me morde
et me gifle, griffe mon cœur jusqu’au sang,
m’enlève tout espoir, tous mes chers proches,
s’acharne sur les souvenirs, les dépulpe jusqu’aux os,
me jette dans les ténèbres du doute et de la défaite. Je sais déjà
qu’elle apparaît aussi lente que la lune
dans la déchirure de femme comme une nuit
éclairée de façon festive. Elle éclaire les membres
de l’enfant jouant heureux
avec les fantômes nés avec lui.
Inaperçue elle transforme les fantômes joyeux
en douleurs infinies qui plient l’esprit
et l’homme parlera d’amour et d’affaires.
Mais je sais que soudain la lumière
est fait de sang et s’enfuit dans le trainé d’un nuage
dans un coucher de soleil inattendu.
Comment le sang du soir a un saveur d’humain
là-bas au fond de l’horizon !
Comment il glisse doucement du haut des montagnes
jusqu’à la vallée verte par les arbres
des fruits qui pourrissent dans les prés
sous les regards d’hommes hébètes.
Là je marche les yeux baissés et ma main droite sur mon cœur
pour retenir ce que la vie donne
et enlève parce que tout est à elle. Tout, moi-même aussi.
Elle le partage seulement avec la terre et la mort.


I leave it to

I leave it to the earth, which nourishes
the plants and animals of her womb
filled with pleasure, the men
of visions of future happiness
and to me, searching on the white page
the obstinate interrogations of the senses
and on false appearances, the impulse to find
eternal truths, traces of immortality
because everything around belongs to life
and always returns to be reborn.
I leave it to life. That also she bites me
and slaps me, scratches my heart until it bleeds,
robs me of all hope, of all my dear loved ones,
is raged against the memories, pulps them to the bone,
throws me into the darkness of doubt and defeat. I already know
that she appears as slow as the moon
in the gash of a woman like a night
festively lit. She enlightens the members
of the child playing happy
with the ghosts born with him.
Unnoticed she transforms happy ghosts
in infinite pains that bend the mind
and the man will talk about love and business.
But I know that suddenly the light
is made of blood and flees in the trail of a cloud
in an unexpected sunset.
How evening blood tastes human
over there at the bottom of the horizon!
How it glides gently from the top of the mountains
up to the valley green for the trees
from the fruits that rot on the meadows
under the gaze of dazed men.
There I walk with my eyes lowered and my right hand on my heart
to hold back what life gives
and removes because everything is hers. Everything, myself too.
She only shares him with death.
She makes him reborn in the earth.




Dejo hacer

Dejo hacer a la tierra. Que desde su vientre
lleno de placer da alimento
a plantas y animales
a los hombres visiones de felicidad futura
y a mi, buscando en la pagina en blanco
las obstinadas interrogaciones de los sentidos
y sobre las falsas apariencias, el impulso de encontrar
verdades eternas, rastros de inmortalidad
porque todo alrededor pertenece a la vida
y siempre vuelve a renacer.
Dejo hacer a la vida. Que ella también me muerde
y me abofetea, me rasguña el corazón hasta sangrar,
llévate toda esperanza, todos mis queridos seres queridos
se encarniza en los recuerdos, desnudándolos hasta el hueso
me arrojas a la oscuridad de la duda y la derrota. Ya lo se
que aparece lentamente como la luna
en la herida de una mujer como una noche
iluminada para la fiesta. Ilumina las extremidades
del niño jugando feliz
con los fantasmas nacidos con él.
Desapercibida ela transforma las fantasmas felices
en penas infinitas que doblegan el alma
y el hombre hablará de amor y de negocios.
Pero sé que de repente la luz
está hecha de sangre y huye en la estela de una nube
en un atardecer inesperado.
¡Cómo la sangre de la tarde sabe humana
allá en el fondo del horizonte!
Cómo se desliza suavemente desde lo alto de las montañas
hasta el valle verde por los árboles
de los frutos que se pudren en los prados
bajo los ojos de los hombres aturdidos!
Ahí camino con los ojos bajos y la mano derecha sobre el corazón
para retener lo que la vida da
y quita porque todo es suyo. Todos incluso yo mismo.
Sólo lo comparte co

Luigi Maria Corsanico legge “Addendi” di Marcello Comitini (Ita- Fr – Eng)

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Luigi Maria Corsanico legge questa mia poesia con la passione che dona vita ai sentimenti. Qui potrete leggere il testo in francese e inglese. Il testo in italiano lo trovate sul blog di Luigi, cliccando sul seguente LINK.

Les termes
Nous ne sommes plus ce que nous avons été.
Nous avons juré d’oublier
La cruauté et les injustices du passé
La mélancolie des souvenirs qui nous tuent
Et la fausseté des mots qui nous invitent à vivre.
Ce qui, en fait, voudrait que nous soyons des esclaves
Nous avons juré de ne pas vouloir, d’oublier chaque volonté
Qui se plie à la volonté des autres et les objectifs rêvés
Qui ont fondu sous nos yeux avant
Que nos lèvres puissent les goûter.
Oh nos pères! Ils ont levé les poings pour briser
Les préjugés, les discriminations. Ils nous ont abandonnés.
En se cachant derrière la honte d’être contredits
Ils ont inventé une liberté semblable au vide
Qui suit chaque défaite. Ils nous ont quitté
Aux bords de leurs rues, enfants
Toujours dans les langes qui regardent
autour d’eux horrifiés de tant de solitude. Ils nous ont consolé
Avec des images d’une famille
qui n’existe plus.
Ils sourient tous et se regardent dans ses yeux, ils vivent dans des maisons
Aux murs de la couleur du ciel ciré par un vent
Parfumé de bonheur. Nous tous les matins
Nous plongeons nos yeux dans des fenêtres illuminées
Par une mer aux couleurs orageuses enfermées dans une bulle
En compagnie d’amis imaginaires
Qui apparaissent et disparaissent comme des oiseaux migrateurs.
C’est un rien qui nous rend heureux avec un bonheur violent et triste
qui pointe son doigt contre notre poitrine.
Sommes nous? Sommes-nous la somme des terms qui ne s’additionnent pas?
Nous sommes des ego, chacun dans sa propre bulle,
dans sa propre mer orageuse. Nous croyons que nous allons moins seuls
même si ce doigt déchire notre poitrine.

The addends
We are not what we have been.
We swore to forget
The cruelty and injustice of the past
The melancholy memories that kill us
And the falseness of the words that invite us to live.
What, in fact, would want us to be slaves
We swore not to want, to forget every will
That bends to the will of others and dreamed goals
Who have melted before our eyes before
That our lips could taste them.
Oh our fathers! They raised their fists to break down
Prejudice and discrimination. They abandoned us.
Hiding behind the shame of being contradicted
They invented a freedom similar to emptiness
Who follows every defeat. They left us
At the edges of their streets, children
Still in the swaddling , who watch
around them horrified by so much loneliness. They consoled us
With pictures of a family
which no longer exists.
They all smile and look into each other’s eyes, they live in houses
With the walls of the color of the sky polished by a wind
Perfumed with happiness. We every morning
dive us with our eyes in illuminated windows
By a sea with stormy colors locked in a bubble
In the company of imaginary friends
Which appear and disappear like migratory birds.
It’s a nothing that makes us happy with a violent and sad happiness
who is pointing his finger against our chest.
Are we? Are we the sum of addends that do not add up?
We are ego, each in his own bubble,
in its own stormy sea. We believe that we are not going alone
even if this finger tears our chest.

Baudelaire, letto da Luigi Maria Corsanico

Auguste Rodin, Il Pensatore
Chiuso nel mio libro, che Luigi molto gentilmente pubblicizza alla fine del video, Baudelaire sembrava essersi dimenticato di tutta la fatica da me fatta per restituirgli quel volto umano e non “maudit” che tutti conoscono. Come sempre Luigi ha messo in luce proprio quel volto di uomo che soffre maledicendo la sorte. Grazie sempre con tutto il cuore.

SPLEEN E IDEALE
XI
LA SFORTUNA

Per sollevare un peso così grave,
Sisifo, occorrerebbe il tuo coraggio!
Benché ci sia la voglia di lavorare
è lunga l’Arte e il Tempo è breve.

Lontano da celebri sepolcri,
verso un isolato cimitero,
il mio cuore, a colpi di tamburo
batte in sordina marce funebri.

— Numerosi gioielli dormono sepolti
nelle tenebre e nel silenzio, assai
lontani da picconi e trivelle;

Numerosi fiori a malincuore
spandono profumi dolci come segreti
in solitudini profonde.


® Traduzione di Marcello Comitini

Il commensale sconosciuto (Ita – Fr – Eng – Esp)

Aligi Sassu, L’ultima cena, 1929

Finite ciò che ho cominciato
di questo lungo giorno che svanisce.
Date l’ultima gamba al tavolo
aggiungete sulla tovaglia stesa
piatti bicchieri una bottiglia
rossa di vino dal profumo amaro.
Scioglietemi le mani e i piedi,
liberate le braccia che il destino
ha incrociato dietro la mia schiena.
Mettetelo a sedere
questo mio corpo avvolto
nel sudario del tramonto,
poggiate a fianco ai piatti il palmo delle mani
rivolte verso il basso
a terra i piedi fermi nell’attesa
del commensale sconosciuto.
Porterà il sale, la farina gialla
grappoli d’uva appena vendemmiata.
Avrà il costato aperto e le ginocchia sanguinanti.
Sarà l’istante in cui con dita scarne
m’indicherà la strada già percorsa.
E le mani trafitte riuniranno all’infinito
il non finito dono della vita.


Le convive inconnu

Terminez ce que j’ai commencé
de ce long jour qui s’estompe.
Donnez la dernière jambe à la table
ajoutez sur la nappe étalée
vaisselle verres une bouteille
rouge de vin au parfum amer.
Déliez mes mains et mes pieds,
libère les bras que le destin
as croisé derrière mon dos.
Asseyez-le
ce corps enveloppé
dans le linceul du couchant,
placez les paumes des mains à côté des assiettes
face vers le bas
sur le sol, les pieds immobiles en attendant
le convive inconnu.
Il apportera le sel, la farine jaune
grappes de raisin fraîchement récoltées.
Son côté sera ouvert et ses genoux saigneront.
Ce sera l’instant où il me montrera
avec des doigts maigres le chemin déjà parcouru.
Et les mains percées réuniront sans fin
le don inachevé de la vie.


The unknown diner

Finish what I started
of this long fading day.
Give the last leg to the table
add on the spread out tablecloth
dishes glasses a bottle
red of wine with a bitter scent.
Loosen my hands and feet,
free your arms that fate
crossed behind my back.
Sit down
this wrapped body of mine
in the shroud of sunset,
place the palms of your hands next to the plates
facing down
on the ground, your feet still waiting
of the unknown diner.
It will bring the salt, the yellow flour
bunches of freshly harvested grapes.
He will have an open side and bleeding knees.
It will be the instant in which with skinny fingers
he will show me the path already traveled.
And the pierced hands will reunite endlessly
the unfinished gift of life.


El invitado desconocido

Terminad lo que comencé
de este largo día que se desvanece.
Dad la última pata a la mesa
añadid el mantel extendido
platos vasos una botella
roja de vino de olor amargo.
Desatad mis manos y mis pies,
liberad los brazos que el destino
cruzó a mis espaldas.
sentad
este cuerpo envuelto
en el sudario de la puesta del sol,
al lado de los platos colocad las palmas de las manos
hacia abajo
en el suelo, los pies quiedos en espera
del huésped desconocido.
Él traerá la sal, la harina amarilla
racimos de uva recién cosechados.
Su costado será abierto y sus rodillas sangrarán.
Ese será el momento en que me muestreará
con dedos delgados el camino ya recorrido.
Y las manos traspasadas unirán sin fin
el regalo inacabado de la vida.

Ode al cane con l’uomo (Ita – Fr – Eng)- Lettura di Luigi Maria Corsanico

Nando

Un omaggio affettuoso al mio Nando che
da lunedì 25 gennaio 2021
insegue le farfalle sui verdi prati delle nuvole.

“Mi somigli a un cane
con quello sguardo adolescente
arso di rabbia e di paura
quando torci gli occhi
per non guardarmi in faccia”
– mio padre mi diceva –.
Un cane – continuava
quando mi vedeva sordo
ai suoi giudizi –
che sconosce il suo padrone.”
Così ho amato i cani.
I cani dallo sguardo triste, i cani
dalle orecchie tese in segno d’attenzione
i cani abbandonati
quello che alle carezze sporge il muso
chiude gli occhi e piega le sue orecchie
facendoti felice
quello che intimidito
a capo chino la coda tra le gambe
chiede una carezza
quello che chiede cibo
saltellando intorno
e quello che lo strappa
col morso inferocito dalla fame.

Ma un piccolo bastardo di colore fulvo
è il prediletto
come tutti i cani che non hanno storia.
Felice d’avere per compagno un uomo
s’immagina un leone
fiero di non essere cresciuto.
E la mattina andiamo
uomo e cane uniti
nell’unico animale con sei zampe
con la testa in aria e il muso sull’asfalto
a passi lenti e lunghi
svelti e corti
guardandomi intorno
puntando in aria
a fiutare il mondo.

Un cane col suo uomo avrebbe voglia
di scappare e correndo ritornare
saltargli incontro
fuggire in mezzo ai prati
sentire la rugiada in punta al naso
inseguire le farfalle
tendere le orecchie
ai latrati lontani.

Ma camminiamo per le strade
inaridite dall’asfalto
uomo e cane silenziosi
nella luce dell’alba che disegna sui palazzi
rosse schegge di sole appena sorto
oltre le sbarre di vuoti condomini
e chiuso nei giardini accende
fiori sparsi
nell’umido sentore della terra.
E intanto lui attento insegue i suoi pensieri
sulle tracce smarrite di prede inesistenti
ed io dimenticandomi il futuro
coniugo il passato col presente
strozzato nelle gole delle strade.
E la città ci stringe il suo guinzaglio al collo
e ci sorveglia
con il suo sguardo armato
di triste disappunto.

Français

Ode au chien avec l’homme

“Tu ressembles à un chien
avec ce regard d’adolescent
brûlé de rage et de peur
quand tu tord tes yeux
pour ne pas me regarder en face.
– mon père me disait -.
Un chien – il continuait
quand il m’a vu sourd
à ses jugements –
qui ne connait pas son maître. “
Donc j’ai aimé les chiens.
Chiens avec un regard triste, les chiens
aux oreilles tendues en signe d’attention
les chiens abandonnés
le chien qui avance son museau aux caresses
qui ferme les yeux et plie les oreilles
et vous rend heureux
qui est intimidé
avec la tête inclinée entre les jambes
en demandant une caresse
qui demande de la nourriture
en sautant autour
et qui arrache la nourriture
avec la morsure enragé par la faim.

Mais un petit bâtard fauve
est mon favori.
Comme tous les chiens qui n’ont pas d’histoire
Il est heureux d’avoir un homme en tant que compagnon
Il s’immagine d’etre un lion
fier de ne pas avoir grandi.
Et le matin, allons-y
homme et chien unis
dans le seul animal à six pattes
avec sa tête en l’air et son visage sur l’asphalte
en étapes lentes et longues
rapide et court
en reniflant le monde.

Un chien avec son homme voudrait
s’enfuir et en courant revenir
pour lui sauter dessus
s’échapper au milieu des prés
sentir la rosée au bout du nez
chasser les papillons
dresser ses oreilles
à les aboiements lointains.

Mais nous marchons dans les rues
homme et chien silencieux
à la lumière de l’aube qui dessine sur les bâtiments
les éclats rouges du soleil qui vient de se lever
au-delà des clôtures des jardin vides
et surs les pelouses il s’illumine
de fleurs éparpillées
dans le parfume humide de la terre.
Et entre tant il est attentif en poursuivant ses pensées
sur les traces perdues de proies inexistantes
j’oublie le futur
je conjugue le passé avec le présent
étranglé dans les gorges des rues.
Et la ville tient sa laisse autour de nos cous
et nous regarde
avec ses yeux armés
de triste déception.

English

Ode to the dog with the man

My father told me
“You look like a dog
with this teenage look
burned with rage and fear
when you twist your eyes
for not looking at me in the face -.
A dog – he continued
when he saw me deaf
to his judgments –
who does not know his master. “
So I liked dogs.
Dogs with a sad look, dogs
ears stretched as a sign of attention
abandoned dogs
the dog that protrudes the snout at the caresses
who closes his eyes and bends his ears
and makes you happy
who is intimidated
with the head tilted between the legs
who asks for a caress
who asks for food
by jumping around
and who is tearing the food
with the bite enraged by hunger.

But a little tawny bastard
is my favourite.
Like all dogs that have no history
happy to have a man as a companion
he imagine himself to be a lion
proud not to have grown up.
And in the morning, let’s go
man and dog united
in the only animal with six legs
with his head in the air and his face on the asphalt
in slow and long steps
fast and short
sniffing the world.

A dog with his man would like
run away and run back
to jump on him
escape in the middle of meadows
smell the dew at the end of the nose
to chase butterflies
to raise one’s ears
to distant barking.

But we are walking on the streets
man and dog silent
in the light of the dawn that draws on the buildings
the red bursts of the sun that has just risen
beyond the bars of empty gardens
and on the lawns it lights up
of scattered flowers
in the moist perfume of the earth.
And while he attentively pursues his thoughts
on the lost tracks of non-existent prey
I forget future
I conjugate past with present
strangled in the gorges of the streets.
And the city holds its leash around our necks
and she looks at us
with his armed gaze
of sad disappointment.