Mario Luzi. I castelli di sabbia. Una poesia e commento.

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Mario Luzi (1914 – 2015)

 

Qualcuno ha detto che Luzi costruisce poesie con parole vuote di significato. E anch’io mi sorprendo spesso a pensare che le sue poesie si reggono come i castelli di un bambino che gioca con la sabbia. E lo crederei davvero se non conoscessi l’iter poetico e umano di Luzi.
Certo egli conosce la parola meglio di tanti professionisti del verbo. Ma è anche vero che ha sempre dimostrato di conoscere la natura, e direi anche l’anima, di qualunque cosa, umana, animale, vegetale, minerale come ben pochi riescono a penetrarla.
Le sue poesie si animano di tutto ciò che lo circonda perché riesce a scovarne il principio vitale, quello che trasforma ogni cosa in motivo di aderenza al mondo e di scoperta del loro significato più intimo.

Così in questa poesia, la cui assenza iniziale di un soggetto ben identificato, ci conduce alla cieca tra i versi, Luzi ci spinge in realtà a riflettere su noi stessi come fossimo viandanti che scoprino all’improvviso, e quando ormai è proprio incombente (perché in età matura o in vecchiaia), il nocciolo della vita umana che qui è paragonato a un santuario.
Giunti alla sua ombra, che immaginiamo su un pianoro in cima a una qualche vetta, ci rigiriamo indietro per scoprire per quale via siamo saliti. E nella felicità, e forse anche nella fatica, tranquillizzante della posizione raggiunta, vediamo lontane da noi tutte le difficoltà, che ora definiremmo spicciole, svanire, divenire piatte, essere quasi cadute nell’oblio. Tanta è la luce che l’uomo riceve nello scoprire il nocciolo della propria esistenza.
Una luce che non è esclusivamente spirituale, dimentica della realtà e quindi da questa avulsa. Luzi lo scopre rispondendo alla domanda che in lui, e in noi, sorge spontanea: a chi mai obbedisse l’uomo per mettere in campo tanta voglia di inerpicarsi attraverso le asperità dell’ esistenza.
“Dal mondo al mondo tutto era richiamo,
reciprocità, preghiera.
E lui era, era.”
Considerata la religiosità del Poeta, c’è anche da evidenziare il riferimento a un parallelismo tra la vita dell’uomo e quella di  Cristo, uscito con la resurrezione dalla forma umana. Per Luzi l’uomo è maturo, felice quando raggiunge la consapevolezza della sua potenzialità divina.

Lo sorprese, imminente, il santuario.

Peccato, era venuto

su alla cieca

forse

troppo divagando.

Dov’erano? non le ritrovava

giù lo sguardo

nel paese sottostante

le rocce, i dirupi, gli strapiombi

del suo arduo itinerario –

ne aveva accesi però i segni

graffiti nella carne.

Per là, n’era sicuro, s’era in letizia e affanno

inerpicato a quel pianoro,

ma non li distingueva

più tra loro quegli scoscendimenti,

le forche caudine dove aveva

lui, bruco, strisciato

verso la luce, l’altezza, la farfalla.

Crollavano nel luminoso caos,

ecco, s’era parificato

quel mare di montagne

sotto lo scintillare delle cime.

A chi aveva obbedito la sua lena?

Dal mondo al mondo tutto era richiamo,

reciprocità, preghiera.

E lui era, era.

33 pensieri su “Mario Luzi. I castelli di sabbia. Una poesia e commento.

  1. Utile commento, istruttivo e penetrante nei significati di un poeta che parla su più livelli interpretativi. La visione della realtà e di tutto quello che lo/ci circonda si accasa nei suoi versi con un valore più elevato, quasi a rendere bello anche le cose meno piacevoli.
    Un caro saluto
    Francesco

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    • Ciao, Gabriella, grazie. Non si può tornare indietro anche se a volte si ha la sensazione che succeda. Ma non è così. Forse lo scenario somiglia a qualcosa (o a qualcuno) di già visto, ma c’è una ruga in più nel nostro cuore (e nel nostro viso), che non ci permetterà di tornare indietro.

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  2. Pingback: Châteaux de sable – Sand castles – Un poème de Mario Luzi et mon commentaire – A poem by Mario Luzi and my comment. | marcellocomitini

  3. Che intensa introduzione la tua, per questa meravigliosa, forte e delicata allo stesso tempo, poesia. Mi ci immergo e sento il profumodella vita che si innalza verso una spiritualità non scontata.

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  4. Pingback: Mario Luzi. I castelli di sabbia. Una poesia e commento. — marcellocomitini – Revolver Boots

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