LUIGI MARIA CORSANICO legge “L’attore”

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L’attore

L’occhio di luce sospeso nel buio
mi segue, ostinato mi avvolge
nella sua vampa
proietta ai miei piedi
l’ombra sfocata di un uomo.
Sui miei lineamenti
un angelo e un demone tracciano
un me e un altro da me.
Gesticolo rido pronuncio
parole come se fossero mie.
Piango con tutto il cuore
le lacrime versate da un’ombra.
Esulto, frugo nell’intimo
di un io sconosciuto
scambio le parti
tra l’essere io e il mio essere un altro.
Gridano tracimano
l’uno nell’altro s’azzuffano
appaiono insieme bifronti
mi donano la sensazione
d’essere il dio di qualcuno o qualcosa.
Ho il volto dell’uomo
che sente in sé il desiderio potente
di violentare la morte.
Arreso alla mia pluralità mi perdo
trascinato nell’altrove
del tempo e della mente.
Dietro le quinte
mi guardo attentamente allo specchio
mi meraviglio
di non avere volto, soltanto un ricordo
e il mio sguardo che brucia.
Ritento ogni battuta,
mimo ogni scena.
Ma è un caos vivente di voci
uno stillicidio di memorie e di sentimenti
che appartengono a un altro
o a quel me stesso svelato in mille altri volti.
Dal palcoscenico li ho visti.
Spettatori sospesi nel buio
del finito evento
che ha rapito i loro animi .
Si alzano
voltano le spalle, si allontanano
parlano a voce bassa.
commentano tra loro
a mente ebbra di commozione
le parole del demone e dell’angelo.
Scompaiono dalle porte in fondo al teatro.

Nel silenzio
mi concedo una muta ricompensa.
Cerco a memoria nei loro visi
la sagoma dispersa del mio volto.

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Carissimo Luigi, grazie di questo dono che ancora una volta offri a me, ma soprattutto ai tuoi ascoltatori (perdonami questa mia presunzione di credere che le mie poesie possano essere un dono).

Il ritmo dei versi è molto complicato da leggere perché complicato è l’animo di un attore dietro la cui figura si traspaiono gli animi di tutti noi quando cerchiamo la nostra vera essenza, conformandoci a volte a quella degli altri.

Nella figura dell’attore sono confluite tutte le ombre, spesso carissime, di coloro che ci hanno dato la vita – direttamente o indirettamente – e noi le cerchiamo, le sentiamo nel nostro animo, tra dubbi e tormenti, a volte consolati da un angelo a volte straziati da un demone.

E allora, la nostra vita ci appare come una recita su un palcoscenico, di fronte a un pubblico assetato di conoscenza, ma che ci dimentica, quando il sipario scende e intorno anche il silenzio scende.

Una lettura la tua giustamente amara, che scioglie i nodi dei versi, li rende fluidi, ce li restituisce in tutta la loro forza da meditare.

So bene che non tocca a me invitare i lettori a meditare (io ho tentato di farlo scrivendo i versi, tu certamente lo fai leggendoli).

Tuttavia mi chiedo se davvero vi siamo riusciti.

18 pensieri su “LUIGI MARIA CORSANICO legge “L’attore”

  1. notevole potenza scenica, parole che sembrano esse stesse lampi di luce sulla figura e il volto dell’attore; certo un volto dove verità e finzione sono avviluppate nel gioco crudele del teatro; sembra quasi, caro Marcello, che tu sia un esperto fotografo di scena; certo l’introspezione c’è, ma quel che apprezzo in questo componimento è la potenza scenica, ben resa dal tono e dalla qualità della voce del nostro amico Maria José; l’ho fatta lunga, scusami

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    • L’hai fatta meravigliosamente lunga, carissimo Diego. 💙 Grazie di queste parole. La potenza scenica viene dai toni con cui Luigi (da te detto Maria José) dona vita al mio personaggio, a questo attore che tanto di noi racchiude in sé. E Luigi con la sua voce ci costringe a riconoscere questa somiglianza tra L’attore e noi.

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