Luigi Maria Corsanico legge “Lascio fare” di Marcello Comitini (Ita – Fr – Eng – Esp)

Ecco che la voce vibrante e profondamente partecipe di Luigi, ma anche la sua grande capacità di rendere con le immagini, fa viva palpitante questa poesia di riflessione sulla vita e sul senso dell’umano.

Marcello Comitini – Lascio fare — Letture/Lecturas

Il testo in italiano potete leggerlo e ovviamente ascoltarlo sul link soprastante. Qui le versioni in francese, inglese e spagnolo:

Vous pouvez lire le texte en italien et bien sûr l’écouter sur le lien ci-dessus. Voici les versions en français, anglais et espagnol :

You can read the text in Italian and of course listen to it on the link above. Here the versions in French, English and Spanish:

Puedes leer el texto en italiano y, por supuesto, escucharlo en el link de arriba. Aquí las versiones en francés, inglés y español:

Je laisse faire

Je laisse faire à la terre , qui nourrit
les plantes et les animaux de son ventre
rempli de plaisir, les hommes
des visions de bonheur futur
et à moi, cherchant sur la page blanche
les interrogations obstinées des sens
et sur de fausses apparences, l’impulsion de trouver
vérités éternelles, traces d’immortalité
car tout autour appartient à la vie
et revient toujours pour renaître.
Je laisse faire à la vie. Qu’elle aussi me morde
et me gifle, griffe mon cœur jusqu’au sang,
m’enlève tout espoir, tous mes chers proches,
s’acharne sur les souvenirs, les dépulpe jusqu’aux os,
me jette dans les ténèbres du doute et de la défaite. Je sais déjà
qu’elle apparaît aussi lente que la lune
dans la déchirure de femme comme une nuit
éclairée de façon festive. Elle éclaire les membres
de l’enfant jouant heureux
avec les fantômes nés avec lui.
Inaperçue elle transforme les fantômes joyeux
en douleurs infinies qui plient l’esprit
et l’homme parlera d’amour et d’affaires.
Mais je sais que soudain la lumière
est fait de sang et s’enfuit dans le trainé d’un nuage
dans un coucher de soleil inattendu.
Comment le sang du soir a un saveur d’humain
là-bas au fond de l’horizon !
Comment il glisse doucement du haut des montagnes
jusqu’à la vallée verte par les arbres
des fruits qui pourrissent dans les prés
sous les regards d’hommes hébètes.
Là je marche les yeux baissés et ma main droite sur mon cœur
pour retenir ce que la vie donne
et enlève parce que tout est à elle. Tout, moi-même aussi.
Elle le partage seulement avec la terre et la mort.


I leave it to

I leave it to the earth, which nourishes
the plants and animals of her womb
filled with pleasure, the men
of visions of future happiness
and to me, searching on the white page
the obstinate interrogations of the senses
and on false appearances, the impulse to find
eternal truths, traces of immortality
because everything around belongs to life
and always returns to be reborn.
I leave it to life. That also she bites me
and slaps me, scratches my heart until it bleeds,
robs me of all hope, of all my dear loved ones,
is raged against the memories, pulps them to the bone,
throws me into the darkness of doubt and defeat. I already know
that she appears as slow as the moon
in the gash of a woman like a night
festively lit. She enlightens the members
of the child playing happy
with the ghosts born with him.
Unnoticed she transforms happy ghosts
in infinite pains that bend the mind
and the man will talk about love and business.
But I know that suddenly the light
is made of blood and flees in the trail of a cloud
in an unexpected sunset.
How evening blood tastes human
over there at the bottom of the horizon!
How it glides gently from the top of the mountains
up to the valley green for the trees
from the fruits that rot on the meadows
under the gaze of dazed men.
There I walk with my eyes lowered and my right hand on my heart
to hold back what life gives
and removes because everything is hers. Everything, myself too.
She only shares him with death.
She makes him reborn in the earth.




Dejo hacer

Dejo hacer a la tierra. Que desde su vientre
lleno de placer da alimento
a plantas y animales
a los hombres visiones de felicidad futura
y a mi, buscando en la pagina en blanco
las obstinadas interrogaciones de los sentidos
y sobre las falsas apariencias, el impulso de encontrar
verdades eternas, rastros de inmortalidad
porque todo alrededor pertenece a la vida
y siempre vuelve a renacer.
Dejo hacer a la vida. Que ella también me muerde
y me abofetea, me rasguña el corazón hasta sangrar,
llévate toda esperanza, todos mis queridos seres queridos
se encarniza en los recuerdos, desnudándolos hasta el hueso
me arrojas a la oscuridad de la duda y la derrota. Ya lo se
que aparece lentamente como la luna
en la herida de una mujer como una noche
iluminada para la fiesta. Ilumina las extremidades
del niño jugando feliz
con los fantasmas nacidos con él.
Desapercibida ela transforma las fantasmas felices
en penas infinitas que doblegan el alma
y el hombre hablará de amor y de negocios.
Pero sé que de repente la luz
está hecha de sangre y huye en la estela de una nube
en un atardecer inesperado.
¡Cómo la sangre de la tarde sabe humana
allá en el fondo del horizonte!
Cómo se desliza suavemente desde lo alto de las montañas
hasta el valle verde por los árboles
de los frutos que se pudren en los prados
bajo los ojos de los hombres aturdidos!
Ahí camino con los ojos bajos y la mano derecha sobre el corazón
para retener lo que la vida da
y quita porque todo es suyo. Todos incluso yo mismo.
Sólo lo comparte co

Dov’è Dio anche se non esiste?

Fernando Pessoa letto da
Luigi Maria Corsanico

John-Isaacs, The Architecture of empahty

Introduzione all’ascolto di Marcello Comitini.

Immagino Pessoa che scrive con la pipa tra le labbra nella sua confortevole stanza, e mentre scrive pensa che tutto ciò che gli sta intorno non esiste. Ma è lui che lo cancella e nel cancellarlo si fa il dono del vuoto, che gli permette di vedersi nudo e indifeso e spesso offeso dalla realtà da cui si sente aggredito.
Non è la realtà che lo aggredisce ma quella condizione, spesso maledetta, che condanna tutti i poeti a vedere, con occhi esasperati dalla propria sensibilità, ogni cosa incastonata nella propria transitorietà, destinata a finire, e che nulla di ciò che li circonda è puro, di quella purezza che solo un animo sensibile desidera al di là di ogni possibile realtà.
Quando poi l’idea di Dio e della sua eternità immutabile, diventano per il poeta la chiave che spalanca la porta del sognare e del piangere, allora l’uomo-poeta si accorge del proprio bisogno più intimo di sentirsi orfano per poter accrescere il sogno di essere amato. Ma anche per ipotizzare un universo talmente immenso da contenere indistintamente tutti i propri sogni e i propri incubi, e per l’eternità smarrirvisi.
Questo prendere coscienza della propria contraddittorietà, crea una frattura – come la sente Pessoa – tra l’uomo che ogni giorno gioca con i suoi gingilli (tecnologici, hobbistici, idealistici, artistici o semplicemente affettivi – nell’ottica in cui li percepisce il poeta) e l’uomo che si accorge, anche solo per un attimo, del proprio trastullarsi, mentre è in realtà alla ricerca dell’amore e dell’essenza della vita.
Ma questo amore e questa essenza si potranno mai raggiungere?
Allora Dio, lui che avrebbe il potere di consolare permettendo il soddisfacimento dell’anelito umano, ha lo stesso potere del vento che, malinconicamente si dissolve come si dissolvono tutte le aspirazioni a cui tende l’uomo.

su Youtube

https://youtu.be/MXnqHP_wn0E

Sul Blog di Luigi Maria Corsanico

Nulla di originale – Rien d’original – Nothing original – Nada original

Nulla-di-originale-uccelli

Scrivere di cosa, del mio malessere?
Dello sciupare tempo in compagnia
della disperazione
sbirciando qua e là su qualche libro
poeti e romanzieri e dire
che non arriverò mai ad essere
chiaro, brioso, giovane in eterno come loro?
Dunque meglio chiudere i libri e ascoltare i merli
che cantano acuti sul ramo di fronte casa
e le loro compagne che rispondono commosse
d’essere al centro della loro attenzione.
Ma poi ogni mio pensiero, ogni mio sguardo
ogni palpito del mio corpo
si fermano davanti a certe immagini
in cui si affacciano guerre che sonnecchiano
nelle menti delle cornacchie.
Sui tetti delle case più vicine al cielo
discutono a voce alta nei loro cappucci
di monache immorali, recitano i salmi
dei profeti del potere, e mi accorgo
che gli usignoli adesso tacciono.
Non cantavano per me? Non erano merli?
Cerco in un’enciclopedia ornitologica di chiarirmi ogni dubbio.
Un’infinità di uccelli su ogni coppia di pagina
dovunque la sorte mi faccia aprire il libro.
Volano tra le nuvole di carta o stanno in posa sui rami
dall’aquila orgogliosa al timido canarino.
Cantano all’alba come l’allodola ormai famosa
lo spudorato merlo che rovista tra i sassi.
il tordo cattura vermi, lo scricciolo cacciatore d’insetti e ragni.
L’usignolo invece insieme al pettirosso cantano al tramonto.
Gli uccelli – alcuni cantano di notte – sono tanti
meno però di quanti sono i poeti.
Parlo di razze ovviamente. Poeti di razza canora.
Sono tanti e migrano su tutto il globo.
Usano gli stessi versi e cantano sulle stesse note.
Non usano le stesse parole.
Chi le scrive in tedesco, in francese,
in inglese, in dacoromeno o aromeno.
E quando cantano fanno un bel coro
come i soldati delle grandi guerre,
arrampicati sulle vette più alte
puntano i cannoni e sparano.
Spaventati tacciono gli uccelli.
Tranne le cornacchie
che continuano a discutere avide.
Non hanno taciuto – lo penso a malincuore –
anche quando ho smesso di pensare.
Sono un uccello anch’io
come un passero che cinguetta piano
con il capo nascosto sotto l’ala?
Invece di cantare penso
e mi sentono soltanto gli uccelli
innamorati sul ramo di fronte casa.
Non tacciono i poeti. E perché dovrebbero?
Non posso dare la colpa alle immagini
che illustrano la mia patria
di eroi sempre in guerra, una guerra da cortile
e i feriti sono morali e gli ospedali aule
di parlamento o tribunali costituzionali
(i tribunali penali sono per giudicare
la gente armata di buon senso)
dove si emettono diagnosi e si rilasciano nuovi eroi
non peggiori di quelli che c’erano prima.
Non ci sono ebrei da bruciare.
Ci si limita a sorrisi e disprezzo.
Alle minacce e ai battibecchi da cortile
si ricorre tra un condominio e l’altro
delle case popolari abitate dai longobardi
da discendenti di etruschi, greci
arabi, fenici e qualche albanese di vecchia data.
E gli immigranti? Li si cacci via
se temerari hanno resistito al mare
o li si lasci annegare.
Bisogna salvaguardare la razza, conservarla
pura e cogliona, settaria e campanilistica
ciascuna nel suo cortile con la propria autonomia.
Sembra che cantino di notte
gli uccelli che canterebbero di sera
disturbati dai rumori e dalle luci dei cortili
affollati di poeti, le loro famiglie i loro figli,
e gli editori che li allevano con occhi rapaci
e strappano loro le penne.
Le cornacchie sui cornicioni più alti
recitano i salmi che le porteranno a dettare le loro leggi in paradiso
e ammutoliscono le civette e i poeti.
Io le penne me le strappo da solo a furia di pensare
e scrivere e cancellare e riscrivere.
Ma spesso mi basta cancellare.
Cancello anche i versi che non ho scritto
perché quel che penso sono figure
di eroi che non amano la guerra. Nulla di originale.

Rien d’original

Écrire sur quoi, sur mon malaise?
Sur perdre du temps en compagnie
du désespoir
en lorgnant ici et là sur les livres
poètes et romanciers et dire
que je n’arriverai jamais être
clair, éternellement jeune et fringant comme eux?
Il vaut donc mieux fermer les livres et écouter les merles
qui chantent aigus sur la branche devant ma maison
et leurs copines qui répondent émues
d’être au centre de leurs attention.
Mais chacune de mes pensées, chacun de mes regards
chaque battement de mon corps
s’arrêtent devant certaines images
où les guerres apparaissent somnolant
dans l’esprit des corbeaux.
Sur les toits des maisons les plus proches du ciel
ils se disputent à haute voix dans leurs capuces
de religieuses immorales, récitent les psaumes
des prophètes du pouvoir, et je remarque
que les rossignols sont maintenant silencieux.
Ne chantaient-ils pas pour moi? N’étaient-ils pas des merles?
J’essaie de dissiper mes doutes dans une encyclopédie ornithologique.
Un nombre infini d’oiseaux sur chaque paire de pages
où que le destin me fase ouvrir le livre.
Ils volent à travers des nuages de papier ou posent sur des branches
de l’aigle fier au canari timide.
A l’aube, ils chantent comme la désormais célèbre alouette
le merle éhonté qui fouille parmi les pierres.
la grive attrape-vers, le roitelet chasseur d’insectes et d’araignées.
Le rossignol avec le rouge-gorge chantent au coucher du soleil.
Les oiseaux – certains chantent la nuit – sont nombreux
moins cependant de poètes.
Je parle bien sûr des races. Poètes de race chanteuse.
Ils sont nombreux et migrent partout dans le monde
utilisant les mêmes vers et chantant sur les mêmes notes.
Ils n’utilisent pas les mêmes mots.
Qui les écrit en allemand, en français
en anglais, en dacoromeno ou aromeno.
Et quand ils chantent, ils font un joli chœur
comme les soldats des grandes guerres,
grimpés sur les plus hauts sommets
ils visent leurs canons et tirent.
Effrayés, les oiseaux se taisent.
Sauf les corbeaux
qui continuent à argumenter avides.
Ils ne se sont pas tus – je pense à contrecœur –
même quand j’ai arrêté de penser.
Suis je aussi un oiseau
comme un moineau qui gazouille doucement
avec la tête cachée sous l’aile?
Au lieu de chanter je pense
et seuls les oiseaux amoureux
m’entendent sur la branche devant la maison.
Les poètes ne se taisent pas. Et pourquoi devraient-ils?
Je ne peux pas blâmer les images
illustrant ma patrie
de héros toujours en guerre, une guerre de-basse-cour
et les blessés sont moraux et les hôpitaux sont des enceintes
du parlement ou des cours constitutionnelles
(les cours pénales sont
pour les personnes armées de bon sens)
où on émet les diagnostics et de nouveaux héros sortent
pas pire de ceux qui étaient avant.
Il n’y a pas de Juifs à brûler.
On se limite aux sourires et au mépris.
Aux menaces et querelles de basse-cour
on a recours entre une copropriété et une autre
des maisons populaires habitées par les Longobards
par les descendants d’Étrusques, de Grecs,
Arabes, Phéniciens et quelques Albanais de vieille date.
Et les immigrants? On les chasse
si ils ont résisté téméraires-à la mer
ou on les laisse se noyer.
La race doit être sauvegardée, préservée
pure et stupide, sectaire et paroissiale
chacune dans sa basse-cour avec sa propre autonomie.
Il semble qu’ils chantent la nuit
les oiseaux qui chanteraient le soir
dérangés par les bruits et les lumières des basse-cours
bondés de poètes, leurs familles, leurs enfants,
et les éditeurs qui les élèvent avec des yeux rapaces
et arrachent leurs plumes.
Les corbeaux sur les plus hautes corniches
récite les psaumes qui les amèneront à établir leur loi au paradis
et les hiboux et les poètes se taisent.
Je arrache mes plume tout seul à force de penser
et écrire et effacer et réécrire.
Mais souvent, je dois juste effacer.
J’efface également les vers que je n’ai pas écrits
parce que ce que je pense sont des immages
de héros qui n’aiment pas la guerre. Rien d’original.

Nothing original

To write about what, about my malaise?
Of wasting time in company
of despair
by peering here and there on some book
poets and novelists and say
that I will never come to be
clear, eternally young and spirited like them?
So it is better to close the books and listen to the blackbirds
that sing high-pitched on the branch in front of the house
and their partner who they answers, moved
to be at the center of their attention.
But then my every thought, my every look
every beat of my body
stops in front of certain images
in which dozing wars appear
in the minds of crows.
On the roofs of houses closest to heaven
they discuss out loud in their hoods
of immoral nuns, recite the psalms
of the prophets of power, and I realize
that the nightingales are now silent.
Were they not singing for me? Weren’t they blackbirds?
I try to clear up any doubts in an ornithological encyclopedia.
An infinite number of birds on each page pair
wherever fate makes me open the book.
They fly through paper clouds or pose on branches
from proud eagle to shy canary.
At dawn they sing like the now famous lark
the shameless blackbird that rummages through the stones.
the thrush catches-worms, the wren hunts for insects and spiders.
The nightingale instead with the robin sing at sunset.
Birds – some sing at night – are many
less, however, than there are poets.
I speak of race, of course. Singing race poets.
They are many and migrate all over the globe.
They use the same verses and sing on the same notes.
They don’t use the same words.
Who writes them in German, in French,
in English, in Dacoromeno or Aromeno.
And when they sing they do a nice chorus
like the soldiers of the great wars,
they climb the highest peaks
point their cannons and fire.
Frightened, the birds are silent.
Except crows
who continue to argue greedy.
They didn’t keep quiet – I think reluctantly –
even when I stopped thinking.
I am a bird too
like a sparrow chirping softly
with the head hidden under the wing?
Instead of singing I think
and only birds hear me
fall in love on the branch in front of the house.
Poets are not silent. And why should they?
I can’t blame the images
illustrating my homeland
of heroes always at war, a backyard war
and the injured are moral and hospitals are parliamentary
rooms or constitutional courts
(criminal courts are for judging
the people armed with common sense)
where diagnoses are made and new heroes are released
no worse than there were before.
There are no Jews to burn.
We limit ourselves to smiles and contempt.
Backyard threats and squabbles
they occurs between one condominium and another
of the popular houses inhabited by the Lombards
from descendants of Etruscans, Greeks
Arabs, Phoenicians and some old Albanians.
What about immigrants? Get them out
if daredevils resisted the sea
or let them drown.
Race must be safeguarded, preserved
pure and stupid, sectarian and parochial
each in its own courtyard with its own autonomy.
It seems that they sing at night
the birds that would sing in the evening
disturbed by the noises and lights of the courtyards
crowded with poets, their families their children,
and publishers who bring up them with rapacious eyes
and tear off their feathers.
The crows on the highest ledges
recite the psalms that will lead them to lay down their law in paradise
and owls and poets fall silent.
I tear away the feathers myself by dint of thinking
and write and erase and rewrite.
But often I just have to erase .
I also erase the verses that I have not written
because what I think are figures
of heroes who don’t like war. Nothing origina

Nada original

¿Escribir sobre qué, sobre mi malestar?
De perder el tiempo en compañía
de desesperación
ojeando aquí y allá en algún libro
poetas y novelistas y decir
que nunca seré
claro, eternamente jóven y enérgico como ellos?
Entonces es mejor cerrar los libros y escuchar a los mirlos
que cantan agudos en la rama frente a la casa
y sus compañeras que responden emocionadas
de ser en el centro de su atención.
Pero luego cada pensamiento, cada mirada
cada latido de mi cuerpo
se detienen frente a ciertas imágenes
donde aparecen las guerras dormitantes
en la mente de los cuervos.
En los techos de las casas más cercanas al cielo
discuten en voz alta en sus capuchas
de monjes inmorales, recitan los salmos
de los profetas del poder, y me doy cuenta
que los ruiseñores ahora están en silencio.
¿No estaban cantando para mí? ¿No eran mirlos?
Intento aclarar cualquier duda en una enciclopedia ornitológica.
Un número infinito de pájaros en cada par de páginas
donde sea que el destino me haga abrir el libro.
Vuelan a través de nubes de papel o posan en ramas
de águila orgullosa a canario tímido.
Al amanecer cantan como la alondra ahora famosa
el desvergonzado mirlo que hurga entre las piedras.
el tordo atrapa gusanos, el reyezuelo cazador de insectos y arañas.
El ruiseñor en vez, con el petirrojo, canta al atardecer.
Los pájaros, algunos cantan de noche, son muchos
menos, sin embargo, que los poetas.
Hablo de raza, por supuesto. Poetas de la raza de canto.
Son muchos y migran por todo el mundo.
Usan los mismos versos y cantan con las mismas notas.
No usan las mismas palabras.
Quién las escribe en alemán, en francés,
en inglés, en dacoromeno o aromeno.
Y cuando cantan hacen un buen coro
como los soldados de las grandes guerras,
escalan los picos más altos,
apuntan sus cañones y disparan.
Asustados, los pájaros están en silencio.
Excepto los cuervos
que siguen discutiendo, avidos.
No se quedaron callados, de mala gana creo,
ni siquiera cuando dejé de pensar.
¿ Soy también un pájaro
como un gorrión cantando suavemente
con la cabeza escondida debajo del ala?
En lugar de cantar creo
y solo los pájaros me escuchan
enamórados en la rama frente a la casa.
Los poetas no callan. ¿Y por qué deberían hacerlo?
No puedo culpar a las imágenes
que ilustran mi patria
de héroes siempre en guerra, una guerra de patio
y los heridos son morales y los hospitales son aulas
del parlamento o tribunales constitucionales
(los tribunales penales son para juzgar
personas armadas con sentido común)
donde se hacen diagnósticos y se lanzan nuevos héroes
no peor de lo que había antes.
No hay judíos para quemar.
Nos limitamos a sonrisas y desprecio.
Amenazas y disputas en el patio
ocurren entre un condominio y otro
de las casas populares habitadas por los lombardos
por los descendientes de etruscos, griegos
Árabes, fenicios y algunos viejos albaneses.
¿Qué hay de los inmigrantes? Los expulsamos
si los temerarios resistieran el mar
o dejamos ahogarse.
La raza debe ser salvaguardada, preservada
pura y estúpida, sectaria y parroquiala
cada uno en su propio patio con su propia autonomía.
Parece que cantan de noche
los pájaros que cantaban por la tarde
perturbados por los ruidos y las luces de los patios
llenos de poetas, sus familias, sus hijos,
y editores que los crían con ojos rapaces
y arrancar sus plumas.
Los cuervos en las cornisas más altas
recita los salmos que los llevarán a establecer su ley en el paraíso
y callan los búhos y los poetas.
Me arranco las plumas a fuerza de pensar
y escribir y borrar y reescribir.
Pero a menudo solo tengo que borrar.
También borro los versos que no he escrito
porque lo que creo son imágenes
de héroes a los que no les gusta la guerra. Nada original

 

 

Dettagli – Détails – Details – Detalles

Annunciazione-tre-figure

I quadri li capisco a partire
dai dettagli della mia vita.
Per questo nel trittico di Mèrode
mi sono pensato come un angelo
che a tutte le ragazze vestite di rosso
annuncia la passione del proprio amore.
Nessun bambino e nemmeno una colomba
mi vengono mai in soccorso
ma lasciano sulle mie spalle
il peso delle loro croci.
Tanti saggi lavoratori del legno
forse autori di quelle croci
costruiscono trappole per topi e scatole per esche
che mi sottraggono le ragazze.
Il mio abito d’ogni giorno mi mostra nudo
nel mio sudario e il fumo delle candele spente
è il solo incenso che offro.
E il resto? Il silenzio attonito del mio sguardo?
Le orecchie assordite dall’ingiustizia?
I gridi e i lamenti che chiedono carità?
Sono solo il conflitto tra il mondo esterno
e il turbamento della mia esistenza.

 

Détails

Je comprends les tableaux à partir
des détails de ma vie.
Pour cette raison dans le triptyque de Mèrode
Je me considérais comme un ange
qu’à toutes les filles en rouge
annonce la passion de son amour.
Aucun enfant et pas même une colombe
n’est venu à mon secours
mais ils laissent sur mes épaules
le poids de leurs croix.
Beaucoup de sages travailleurs du bois
peut-être les auteurs de ces croix
construisent des pièges à souris et des boîtes d’appâts
qui me volent les filles.
Ma robe de tous les jours me montre nu
dans mon linceul et la fumée des bougies éteintes
c’est le seul encens que j’offre.
Et le reste? Le silence étonné de mon regard?
Mess oreilles assourdies par l’injustice?
Les cris et les lamentations qui demandent la charité?
Ils ne sont que le conflit entre le monde extérieur
et la perturbation de mon existence.

 

Details

I understand the paintings starting
from the details of my life.
For this reason in the triptych of Mèrode
I thought of myself as an angel
than to all the girls in red
announces the passion of his love.
No child and not even a dove ever come to my rescue
but they leave on my shoulders
the weight of their crosses.
So many wise wood workers
perhaps the authors of those crosses
build mousetraps and bait boxes
that steal the girls from me.
My everyday dress shows me naked
in my shroud and the smoke from the extinguished candles
is the only incense that I offer.
And the rest? The astonished silence of my gaze?
My ears deafened by injustice?
The cries and laments that ask for charity?
They are just the conflict between the outside world
and the perturbation of my existence.

 

Detalles

Entiendo las pinturas comenzando
de los detalles de mi vida.
Por este motivo en el tríptico de Mèrode
pensé en mí como un ángel
que a todas las chicas vestidas de rojo
anuncia la pasión de su amor.
Ningún niño y ni siquiera una paloma
nunca vienen a mi rescate
pero descargan sobre mis hombros
el peso de sus cruces.
Muchos trabajadores de la madera sabios
quizás autores de esas cruces
construyen trampas para ratones y cajas de cebo
que las chicas me roban.
Mi vestido diario me muestra desnudo
en mi mortaja y el humo de las velas apagadas
es el único incienso que ofrezco.
¿Y el resto? ¿El asombroso silencio de mi mirada?
¿Mis oidos sordos por la injusticia?
¿Los gritos y lamentos que piden caridad?
Son justo el conflicto entre el mundo exterior
y la perturbación de mi existencia.
 

 

La farfalla (ITA – FR – Eng- Esp)

La-farfalla-ali-brandelli

Ho aperto la finestra sulle arance e sui limoni
per lasciare entrare il profumo della primavera.
Nuvole bianche come neve sospesa in cielo
e il vento che le spinge verso le montagne
dicono che sarebbe arrivata dopo di loro.
Le rondini ancora ubriache per il lungo viaggio
tagliano l’aria a zigzag come si taglia
il vecchio merletto che si sfilaccia sotto la lama.
Una farfalla infreddolita entra con le ali lacere
in cerca di una nuova veste ma nella mia stanza
non ci sono profumi né tanto meno
i colori delle arance e dei limoni.
Tristi pareti spoglie fanno pendant con le nuvole
i miei pensieri sono come le sue ali
e odorano del fumo del mio sigaro.
Le dico: mi spiace non ti spogliare. Se proprio
ti va di metterti a nuovo
ritorna ad essere il bruco che eri.

 

Le papillon

J’ai ouvert la fenêtre sur les oranges et les citrons
pour laisser entrer l’odeur du printemps.
Les nuages blancs comme la neige suspendue dans le ciel
et le vent qui les pousse vers les montagnes
disent qu’elle viendrait après eux.
Les hirondelles encore ivres pour le long voyage
coupent l’air en zigzag comme on coupe
la vieille dentelle qui s’effiloche sous la lame.
Un papillon froid entre avec ses ailes en lambeaux
à la recherche d’une nouvelle robe mais dans ma chambre
il n’y a pas de parfums, encore moins
des couleurs des oranges et des citrons.
Murs tristes et nus sont similaires aux nuages
mes pensées sont comme ses ailes
et sentent la fumée de mon cigare.
Je lui dis: désolé, ne vous déshabillez pas. Si en effet
souhaitez-vous vous rénover
revenez à être la chenille que vous étiez.

 

The butterfly

I opened the window on the oranges and lemons
to let in the scent of spring.
White clouds like snow suspended in the sky
and the wind that pushes them towards the mountains
they say it would come after them.
The swallows still drunk for the long journey
cut the air in a zigzag shape as you cut
the old lace that frays under the blade.
A cold butterfly enters with tattered wings
in search of a new dress but in my room
there are no perfumes, much less
the colors of oranges and lemons.
Sad bare walls are similar to clouds
my thoughts are like his wings
and they smell of my cigar smoke.
I tell her: sorry, don’t undress. If really
would you like to refurbish yourself
go back to being the caterpillar you were.

 

La mariposa

Abrí la ventana sobre las naranjas y sobre los limones
para dejar entrar el aroma de la primavera.
Nubes blancas como la nieve suspendidas en el cielo
y el viento que las empuja hacia las montañas
dicen que vendrá después de ellas.
Las golondrinas todavía borrachas por el largo viaje
cortan el aire en forma de zigzag como cortas
un viejo encaje que se deshilacha bajo la cuchilla.
Una mariposa fría entra con alas destrozadas
en busca de un vestido nuevo pero en mi habitación
no hay perfumes, mucho menos
los colores de las naranjas y los limones.
Tristes paredes desnudas son similares a las nubes
mis pensamientos son como sus alas
y huelen al humo de mi cigarro.
Le digo: lo siento, no te desnudes. Si realmente
quieres renovarte
vuelve a ser la oruga que eras.

Salici

La-poltrona

Dalla poltrona guardo alle pareti della mia stanza
i salici che ricadono enormemente verdi
di foglie fittamente intrecciate
che piovono verso il basso.
Ospitano nidi piccole uova grilli farfalle
un esile serpente attorcigliato a un frutto rosso.
In quella pace posa anche il mio cuore.
Il rumore di onde che si frangono ai piedi degli alberi
culla la mia stanza come una barca legata al molo
in attesa di prendere il largo.
Il mio cervello in balia del rotondo movimento
vaga tra le foglie come gli uccelli
che cantano sui rami invisibili
e gonfia al vento
la sua vela lacera e si lascia andare.
Ad un tratto tra i salici vedo il cielo notturno
e la linea delle montagne all’orizzonte
adorno di mille stelle.
Ma è questo davvero
quel che vedo dalla mia poltrona?
O vedere è sognare forme invisibili
oltre il muro della solitudine?
E sognandole sorridere del nulla,
come se fossi stato baciato dalla Verità?

 

 

Aurora Australe

Aurora-borealewebpic

Tra gli spigoli taglienti di palazzi senza colore
punteggiati dal nero silenzioso
dei corvi come monaci eremiti
che meditano e guardano dall’alto
strade senza nomi né volti
e uomini e donne in corsa
verso una meta che ogni giorno si allontana
sino a svanire e riapparire mortalmente vicina,
vedo salire nel pulviscolo autunnale
un’aurora australe all’orizzonte.
L’aria fredda la volge da tutte le parti
come uno stormo infinito
di moscerini in cerca di sole.
Un fazzoletto d’addio.
Uomini e donne spalancano gli occhi
alzano le mani corrono dentro i palazzi
aprono le finestre gridano il nulla
delle loro mura.
Il vento ha mischiato il rosso col verde
ha creato la malinconia
del giallo effimero come le foglie
strappate dai rami.
Turbinano rumorosamente ai miei piedi
in questo grave silenzio.
Guardo lo spazio infervorato dai colori che mutano
sino a svanire. Attendo il volto di un dio
la sua parola
trasportata da cieli lontani
che ignorano l’inganno dell’aurora australe.

Dal Paradiso (ITA – FR)

Manichini-uomo-donnaweb

Chi li attende in cima alla salita i giovani, le ragazze,
bambini e adulti, vecchi ancora
certi di un’illusoria giovinezza?
Salgono e sembra che vadano in paradiso.
In fila ordinata immobili e silenziosi
due si tengono per mano
una si gira e sorride al compagno
un gradino più in basso.
Visi attenti sguardi che vagano
sui campi sconfinati dei desideri
scintillanti come astri che accecano.
Salgono con la voglia di toccare
un’illusoria libertà, di sentirsi immersi
nella felicità del mondo.
Salgono e incrociano coloro che scendono
sulla scala mobile a fianco.
Scendono ma non credono nell’inferno. Tornano
semplicemente sulla terra.
Hanno negli occhi l’incanto
delle cose poco prima sfiorate prese in mano provate
liberi forse di lasciarle dove stanno.
Cellulari multifunzione
per fotografare, giocare,
per amare ed essere amati,
chattare, maledire e sentirsi maledetti.
Abiti eleganti pantaloni alla moda
che disegnano le forme,
gonne ariose che si stringono ai fianchi,
scarpe con tacchi che snelliscono le gambe,
camicette che avvolgono i seni
e li mostrano più nudi e orgogliosi,
maglioni per toraci di uomini veri,
pantaloni per maschi che non devono chiedere,
creme per il viso le mani la pelle
per sfamare milioni di microrganismi,
oggetti per la casa che scintillano,
mettono ordine, salvano lo spazio
abbigliamenti intimi dai colori lievi
come petali che nascondono
i sessi inesistenti dei manichini e risvegliano
il piacere d’essere spogliate, di toccare
il corpo dell’amata.
Scendono. Negli occhi il clamore dei desideri.
Tra le dita ancora
le impalpabili sensazioni, l’allegria del disordine
armonioso dei colori.

Tornano da un infernale paradiso.

.
Du paradis

Qui les attend au but de la montée, les jeunes, les filles,
les enfants et les adultes, les âgés encore
sûrs d’une jeunesse illusoire?
Ils montent et semblent aller au paradis.
En rang, alignés, immobiles et silencieux
deux se tiennent par la main
une se tourne et sourit à son copain
une marche plus en bas.
Visages attentifs, regards errants
sur les champs illimités de désirs
brillants comme des étoiles qui aveuglent.
Ils montent désirant de toucher
une liberté illusoire, de se sentir plongés
dans le bonheur du monde.
Ils montent et croisent ceux qui descendent
par l’escalier roulant à coté.
Ils descendent mais ils ne croient pas en l’enfer. Simplement
ils reviennent sur la terre.
Dans leurs yeux il y a l’enchantement
des choses qu’ils ont effleurées, prises en main, essayées,
libres peut-être de les laisser où elles sont.
Smartphones multifonctions
pour photographier, jouer,
aimer et être aimé,
bavarder, maudire et se sentir maudit.
Vêtements élégants pantalons à la mode
qui dessinent les formes,
jupes évasées qui se resserrent au niveau des hanches,
chaussures à talons amincissant les jambes,
chemisiers qui s’enveloppent autour des seins
en les montrant plus nus et fiers,
chandails pour la poitrine des vrais hommes,
pantalon pour les garçons qui n’ont pas à demander,
crèmes pour le visage, les mains, la peau,
pour nourrir des millions de micro-organismes,
articles ménagers qui scintillent,
ramènent l’ordre, économisent l’espace.
Sous-vêtements aux couleurs délicates
comme des pétales qui cachent
les sexes inexistants des mannequins et éveillent
le plaisir d’être dépouillée, de toucher
le corps de la bien-aimée.
Ils descendent. Dans les yeux, la clameur des désirs.
Entre les doigts encore
les sensations impalpables, la joie du désordre
harmonieux des couleurs.

Ils reviennent d’un paradis infernal.

 

 

Senza Trama

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Non sono un poeta dell’amore, lo so. Come so che coloro che lo cantano (se bravi, se veri poeti) non fanno illudere che l’amore duri in eterno. E perciò ne cantano la sensualità. Altrimenti ne cantano la nostalgia. Perché l’amore per l’essere amato in poesia non può essere che nostalgia o amore spirituale e delicato. Ma in quest’ultimo caso non fa storia, non si fa notare, non suscita voglie e desideri.

Nella mia raccolta dal titolo Senza Trama , di prossima pubblicazione,  non mancano, come nelle precedenti pubblicazioni, versi che celebrano l’amore visionario e innocente, come in Guardo le stelle una a una:

Guardo le stelle una a una
come fossero le tue labbra di statua
che posano con dolcezza sulla mia bocca
la rosa solitaria della tua bocca. [… ]

Come non mancano poesie che celebrano l’amore carico di eros, come nei versi di I cancelli del giardino:

Al tuo fianco è caduto un frutto
umido di rugiada o di silenzioso pianto.
La sua polpa un grumo di sangue
che scorre vergine tra le tue gambe.
Ti sei donata al mio amore
come tra le braccia di un sogno. [….]

oppure ancora di pura sensualità nei versi di La tua bocca mi chiama:

Penetro nel tuo corpo
come in una notte stellata
I tuoi seni mi guidano
verso mandorli in fiore
La tua bocca mi chiama [….]

Nei versi appena citati si nota già la natura come strumento di similitudine e condivisione, che dona consistenza a sensazioni e sentimenti esattamente come fa il pittore quando ritrae scenari naturalistici: riesce a farlo senza rappresentare l’apparenza, ma affidando tutto il suo sentimento a un linguaggio nel quale a prevalere è la pura espressione simbolica di ciò che vede e sente interiormente.
Un esempio ne siano alcuni versi della poesia L’essere albero:

[….]Mi attendo che almeno gli alberi si stacchino da terra e si rifugino
dentro le nuvole profumate come i giardini di Kolymbetra.
Ma alzano solo il capo restano avvinti al suolo
rinunciano al movimento per resistere
alla furia del vento. Così grandi e puri
fanno fremere la natura quando fioriscono.
La loro sorte non è simile alla nostra? [….]

È mia convinzione d’aver costruito la mia poetica, e per conseguenza questa raccolta, con lo stile della narrazione lirico-emotiva, in cui la precisione del fraseggio e l’incisività delle immagini hanno la forza di amplificare l’immediatezza espositiva delle poesie e di facilitarne la condivisione, quella più intima e vera, spalancando le porte di una stanza adorna di suoni, colori, profumi, ma soprattutto di verità.

Ne sono scaturiti versi di fronte ai quali si proverà il desiderio di fuggire dal dolore e dal destino, ma si intuirà che è anche possibile vivere la propria dignità senza chiedere soccorso né commiserazione.

Attraverso i sentieri poetici tracciati si scoprirà con stupore la capacità di questi versi di scavare nel fondo dell’animo e di aiutare a ritrovare il sé smarrito nelle trappole delle ovvietà quotidiane.

“Soltanto la poesia, dice Ungaretti, – l’ho imparato terribilmente lo so – la poesia sola può recuperare l’uomo, persino quando l’occhio si accorge, per l’accumularsi delle disgrazie, […. ] che l’uomo è molto meno regolato dalla propria opera che non sia alla mercé dell’Elemento.”