Al bar dei tempi andati

Manet e la sua compagna seduti al bar Caffè Tergeste

Poesia in forma di prosa

Sotto i portici della piazza assolata i passanti distolgono gli occhi dalle vetrine, guardano nell’azzurro bruciato dal sole il volo bianco dei gabbiani, ascoltano il soffio lontano del mare che sbatte contro le mura vecchie, ne sentono il profumo, indugiano riprendono pensosi a guardare dentro le vetrine tazze senza manici e piattini di fine porcellana.
Sull’altro lato della piazza, a riparo dalla ferocia del sole, si sporge in avanti sulla bottega, mezzo bar mezzo osteria degli anni non assai lontani della nostra giovinezza , un tendone lacerato in più parti dal sudiciume piovuto dall’aria.
Tra i tavolini grigi dalle lunghe gambe, ubriachi con il capo sul petto, baldracche in attesa che scendano le tenebre e neri che girano a offrire accendini ai fratelli bianchi.
Seduti ci guardiamo negli occhi pensiamo agli anni indimenticabili in cui ci baciavamo di soppiatto agli ubriachi e alle baldracche, e sognavamo di baciarci nudi a letto.
Contro ogni immaginazione adesso beviamo a sorsi lenti sino al fondo dei bicchieri il succo dei nostri anni velenosi attenti a ricucire i sogni e le ferite.
Da sotto i portici c’incanta la malinconica di note scandite da un sassofono lontano.
Una colomba gira in tondo su sé stessa sul davanzale della loggia alle mie spalle spezza con singhiozzi il suo verso gutturale.
Tremano le tue labbra. Un velo sottile d’angoscia avvolge i nostri volti con la sua acqua silenziosa.
Cerco nei ricordi la dolcezza antica vorrei dirti al diavolo il passato.
Con dita incerte alzi il bicchiere per un triste brindisi.
Passeri giungono timidi e affamati sotto l’ombra della tenda rubano le briciole cadute ai nostri piedi.
Sul tuo grembo le lacrime piovute dall’azzurro disperato dei tuoi occhi.
Con le tue mani tra le mie ti dico ti voglio bene dimentica tutto il male.
Con la mano alla fronte ti ripari gli occhi dal riverbero della piazza. Guardi dal fondo della tua lontananza la colomba ad di là delle mie spalle che gira ancora in tondo.

24 pensieri su “Al bar dei tempi andati

  1. Si poserà mai quella colomba che gira in tondo e cerca di asciugare le lacrime di lei e di riunire quelle anime? Marcello, ora dovresti, se ti va, ovvio, continuare questo racconto che incendia il desiderio di, come dire, di un …rimedio?
    Un abbraccione

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  2. Pingback: Al bar dei tempi andati — marcellocomitini – Antonella Lallo

  3. Am citit chiar in ziua cand ati postat-o dar abia acum sunt pregatita sa comentez. Cand am vazut poza cu Manet deja mi-am zis aha sigur este o imbinare intre vremurile vechi si modernism dar citind titlul fascinatia pentru mine a fost mai imensa aha o poezie in proza deci imbinare de doua genuri literare liric cu epic. Eu cititnd deja multe poezii ale dumnevoastra a fost extrem de placut surprinsa cu ati exprimat poezia in proza atat de simplu cu lucruri reale, cotidiene unde ritmul metaforelor curge lin lasand cititorul sa isi imagineze mai mult decat citeste. Ar fi fermecator sa continuati cu stilul care vi se potriveste ca o manusa.Va felicit!

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