In un pomeriggio di primavera

Andrew Wyeth,That gentleman, 1960rit

Andrew Wyeth,That gentleman, 1960

In un pomeriggio di un qualsiasi giorno di primavera un uomo di cinquantacinque anni viene trovato morto alla sua scrivania per un colpo di pistola alla tempia. Dalle finestre aperte entrava il profumo delle giornate luminose e il canto di uccelli in amore.

La conclusione a cui giungono tutti coloro che lo conoscevano è chiara e non può essere che unica: quell’uomo è un suicida.

È una conclusione che suona come un rimprovero o almeno una riprovazione del gesto “insano” anche se le cause sono conosciute: la perdita recente della moglie.

Per considerare un uomo suicida occorre un atto di violenza contro sé stesso?

In un pomeriggio di un qualsiasi giorno di primavera un uomo di cinquantacinque anni viene trovato morto alla sua scrivania, senza alcun segno di violenza. La conclusione a cui giungono tutti coloro che lo conoscevano è un po’ più articolata perché non era ammalato né dava la sensazione che lo fosse.

C’è stata è vero di recente la perdita della moglie morta di cancro, che lo aveva molto addolorato. Ma non si muore all’improvviso per la perdita della moglie.

Sì, dopo quella disgrazia l’uomo si era sempre più chiuso in sé, ma anche questo non giustificava quella fine inattesa.

Nessuno sa che quell’uomo aveva deciso di non seguire alcuna terapia nel caso si fosse ammalato, convinto che sarebbe stato inutile cercare scampo e che tanto valeva non dirlo a nessuno.

Aveva anche deciso che ormai non aveva più nulla da dire né da fare continuando a vivere.

Nessuno tuttavia giunge alla conclusione che si tratta di un suicidio.

Semmai qualcuno dirà che si è lasciato andare.

Forse perché non esiste un atto di violenza?

Quell’uomo tutte le sere ha preso un sonnifero che lo faceva piombare in un sonno profondo. Non poteva smettere, perché sapeva bene che avrebbe perduto la ragione a causa degli incubi che gli avrebbero tormentato le notti.

Sapeva che in tal modo aggravava l’ apnea ostruttiva notturna di cui soffriva.

E sapeva anche che le apnee possono causare una fatale insufficienza cardiaca.

Ha commesso violenza?

Tutti sostengono che si è lasciato andare e un velo di pietà accompagna la sua fine.

Eppure non ha posto fine ai suoi giorni al pari di colui che tutti hanno chiaramente etichettato come suicida?

34 pensieri su “In un pomeriggio di primavera

  1. non giudico una persona che si è tolta la vita, caso mai è più giusto comprendere in quale profonda angoscia ha vissuto per giungere al gesto fatale. Ma anche quello è molto difficile da capire, poichè esternamente può essere apparso agli occhi dei più una persona semplicemente triste. I grandi dolori se non smaltiti poco alla volta riescono a creare una forte pressione negativa su chi non riesce più a trovare il significato del vivere. Per alcuni cercare la fine può rappresentare l’unico sollievo a un problema o abbreviarne un dolore ad esso legato, forse perchè mai nessuno ha dato loro un conforto autentico e sufficiente. Secondo me non sono mai violenti, ma estremamente indeboliti in quel guscio stratificato che li avrebbe dovuto proteggere, composto da società, amicizie e amore.
    E’ comunque sempre una tragedia umana che fa riflettere non poco.

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  2. È vero, c’è una profonda angoscia. E si prega, prima, di non svegliarsi un giorno da quel sonno profondo. Solo quando ci si accorge che nemmeno le preghiere vengono esaudite si commette violenza. E non è contro se stesso ma contro chi gli vuole bene.

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    • Forse Franco chi gli vuole bene non ha saputo dimostrarglielo nella misura di cui lui aveva bisogno. E se è così allora è anche possibile che la violenza di quel gesto sia rivolta proprio verso chi gli vuole bene. Per scuoterlo, per rimproverarlo, per punirlo. E per punirsi di non essere stato umile di accettare il bene che l’altro gli ha voluto.

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  3. … a very sad story … a solitude that ended extremely tragic. Many of us even don’t know the names of neighbors… if they are happy or sad, well or ill … Did they have food ? Maybe they need a ride to a grocery store of to see a Doctor… Maybe they just need our attention for a few minutes…. they just need to see our sincere interest in their well-being…Maybe their kids forgot about them, forgot to call – to say a simple Hello… Many solitary people are extremely unhappy (especially) on Holidays – when they don’t have company… Many widowers cannot have a meal, a dinner while alone – because they recall, in pain, their companions being home by dinner time…
    .
    I think, if Cesare Pavese could call/talk that night to a trusted friend – he could be alive for many more years to enjoy…
    ……………………………………………………………………….
    ………… CESARE PAVESE:
    • We do not remember days, we remember moments.
    • If you wish to travel far and fast, travel light. Take off all your envies, jealousies, unforgiveness, selfishness and fears.
    • The only joy in the world is to begin.
    . . .
    … I’m eating a little supper by the bright window.
    The room’s already dark, the sky’s starting to turn.
    Outside my door, the quiet roads lead,
    after a short walk, to open fields.
    I’m eating, watching the sky — who knows
    how many women are eating now. My body is calm:
    labor dulls all the senses, and dulls women too…

    – C. Pavese
    https://www.poetryfoundation.org/poems/49939/passion-for-solitude
    http://geoffreybrock.com/publication/disaffections-complete-poems-1930-1950/
    https://www.poetryfoundation.org/poets/cesare-pavese
    https://readalittlepoetry.wordpress.com/2011/03/29/and-then-we-cowards-by-cesare-pavese/
    …………………………………………………….

    “… Let me keep my distance, always, from those
    who think they have the answers…”
    © Mary Oliver 2009 (Beacon Press)
    https://readalittlepoetry.wordpress.com/2018/03/17/mysteries-yes-by-mary-oliver/

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  4. Grazie di questi splendidi link, Raisa. Nel mio blog ho pubblicata anche io una poesia di Andrej Tarkovskij. Non ricordo come s’intitola, ma non appena la trovo te lo scrivo.

    Thanks for these wonderful links, Raisa. In my blog I also published a poem by Andrej Tarkovskij. I don’t remember how it’s called, but as soon as I find it, I’ll write it.

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  5. E’ uno scritto profondo, drammaticamente vero…
    Appare subito, quella dissonanza, quel forte contrasto che ai molti sembra così dissacrante nei confronti della vita…
    “dalle finestre aperte entrava il profumo della giornata luminosa e il canto di uccelli in amore…
    e il colpo di pistola alla tempia”
    I più, modulati da una finta e dovuta “attenzione” si chiedono: ” Com’è possibile?”
    Ecco! Ciò che m’indigna è il vociferare continuo di chi, da lontano, osserva la scena, commentando…
    rovistando giudizi ipocriti senza porgere lo sguardo sulla totale indifferenza che ha complottato, forse da sempre, verso chi sceglie la morte.
    Ma a volte, la vita, ci riserva un dono..
    io ho voluto raccontarlo nel mio post “Follia”
    un caro saluto
    Adriana

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    • Grazie di questo apprezzatissimo commento, Adriana. Ho letto il post che hai pubblicato sul tuo blog: https://natipervivereblog.com/2016/12/06/pura-follia/
      e ne sono rimasto colpito non perché non conoscessi la crudeltà della pratica di quel terribile elettroshock, ma perché mai l’avrei collegato alla macellazione (anche se macellazione umana è quell’inaccettabile “rimedio” medico).
      Nel post non hai concesso attenuanti e questa è un modo di pensare che ho molto gradito. Non può che esserci disprezzo per chi, discepolo della scienza, in nome di questa applica metodi che non rispettano la dignità umana. È vero che la pazzia era ritenuta figlia del demonio, ma un uomo di scienza non può e non deve permettersi di mescolare l’ignoranza superstiziosa con il sapere scientifico.

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  6. … it’s 3rd Millennium… So many rich people doesn’t know what else to buy… to satisfy their greed….
    1-10 % of population on Earth own almost 90% of global financial wellness… when many are dying in poverty and from cold… and many are dying from famine… so unbelievable sad…
    .
    ……… Morte di fame…
    https://www.ilgiornaledivicenza.it/home/mondo/mamma-e-le-sue-gemelle-morte-di-fame-in-casa-1.7350811?fbclid=IwAR10Aw9z8XXf9f3aT-5TBrwuMMGcyjy7n2QNNGpME_m0D-vscOf2aYobmEI

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  7. Quando la persona più cara va via, pensi che il dolore minore sia quello di andar via anche tu..
    Il tempo poi, tanto tempo, ti aiutano a riconquistare una nuova dimensione, perché devi ricostruire la tua vita, ma senza di lei, con lei solo dentro.
    E’ la sera il momento peggiore, quando le tenebre coprono il tuo cuore e si materializzano le tue ansie e i tuoi dolori.
    Se una tale perdita avviene in gioventù, il tempo, gli impegni, il lavoro aiutano moltissimo; se invece avviene in età matura, tutto è più difficile e complicato, ed è facile lasciarsi andare.. 😦

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    • Proprio così, Nicolina. Grazie del commento. Quando muore la persona cara la si vorrebbe seguire, mano nella mano, sino a quando si è certi che non potrà scomparire. Poi resta il vuoto, la considerazione del senso della propria vita, la necessità di chiedersi il senso di ciò che è accaduto. Certo, come tu dici la vita intorno ci chiama quando si è giovani, ma rimane il vuoto, l’assenza, l’impossibilità di accrescere il legame interrotto. Quando si è avanti con gli anni, è facile valutare come la morte sia la sola via di fuga.

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