Addendi – Les termes – The addends

68

Il ’68

Non siamo più quel che siamo stati.
Abbiamo giurato di dimenticare
La crudeltà e le ingiustizie del passato
La malinconia dei ricordi che ci uccidono
E la falsità delle parole che c’invitano a vivere.
Ciò che nei fatti ci vorrebbe schiavi
Abbiamo giurato di non volere, di dimenticare ogni volontà
Che si piega alla volontà di altri e le mete sognate
Che si sono sciolte sotto i nostri occhi prima
Che le nostre labbra potessero assaggiarle.
Oh i nostri padri! Hanno lottato per abbattere
I pregiudizi le discriminazioni. Ci hanno abbandonati.
Nascondendosi dietro la vergogna d’essersi contraddetti
Hanno inventato una libertà simile al vuoto
Che segue ogni sconfitta. Ci hanno lasciati
Sui bordi delle loro strade, bambini
Ancora in fasce che si guardano intorno inorriditi
Da tanta solitudine. Ci hanno consolato
Con immagini di una famiglia
Che non esiste più.
Sorridono tutti si guardano negli occhi vivono in case
Dalle pareti colore del cielo lucidato da un vento
Profumato di felicità. Noi ogni mattina
Ci tuffiamo con gli occhi dentro finestre illuminate
Da un mare di colori tempestosi racchiusi in una bolla
In compagnia d’amici immaginari
Che appaiono e spariscono come uccelli migratori.
È un nulla che ci fa felici d’una felicità violenta e triste
Che ci punta il suo dito contro il petto.
Siamo noi? Siamo la somma di addendi che non si sommano?
Siamo degli Io, ciascuno nella propria bolla,
nel proprio mare tempestoso. Crediamo d’andare meno soli
anche se quel dito ci squarcia il petto.

Les termes
Nous ne sommes plus ce que nous avons été.
Nous avons juré d’oublier
La cruauté et les injustices du passé
La mélancolie des souvenirs qui nous tuent
Et la fausseté des mots qui nous invitent à vivre.
Ce qui, en fait, voudrait que nous soyons des esclaves
Nous avons juré de ne pas vouloir, d’oublier chaque volonté
Qui se plie à la volonté des autres et les objectifs rêvés
Qui ont fondu sous nos yeux avant
Que nos lèvres puissent les goûter.
Oh nos pères! Ils ont levé les poings pour briser
Les préjugés, les discriminations. Ils nous ont abandonnés.
En se cachant derrière la honte d’être contredits
Ils ont inventé une liberté semblable au vide
Qui suit chaque défaite. Ils nous ont quitté
Aux bords de leurs rues, enfants
Toujours dans les langes qui regardent
autour d’eux horrifiés de tant de solitude. Ils nous ont consolé
Avec des images d’une famille
qui n’existe plus.
Ils sourient tous et se regardent dans ses yeux, ils vivent dans des maisons
Aux murs de la couleur du ciel ciré par un vent
Parfumé de bonheur. Nous tous les matins
Nous plongeons nos yeux dans des fenêtres illuminées
Par une mer aux couleurs orageuses enfermées dans une bulle
En compagnie d’amis imaginaires
Qui apparaissent et disparaissent comme des oiseaux migrateurs.
C’est un rien qui nous rend heureux avec un bonheur violent et triste
qui pointe son doigt contre notre poitrine.
Sommes nous? Sommes-nous la somme des terms qui ne s’additionnent pas?
Nous sommes des ego, chacun dans sa propre bulle,
dans sa propre mer orageuse. Nous croyons que nous allons moins seuls
même si ce doigt déchire notre poitrine.

The addends
We are not what we have been.
We swore to forget
The cruelty and injustice of the past
The melancholy memories that kill us
And the falseness of the words that invite us to live.
What, in fact, would want us to be slaves
We swore not to want, to forget every will
That bends to the will of others and dreamed goals
Who have melted before our eyes before
That our lips could taste them.
Oh our fathers! They raised their fists to break down
Prejudice and discrimination. They abandoned us.
Hiding behind the shame of being contradicted
They invented a freedom similar to emptiness
Who follows every defeat. They left us
At the edges of their streets, children
Still in the swaddling , who watch
around them horrified by so much loneliness. They consoled us
With pictures of a family
which no longer exists.
They all smile and look into each other’s eyes, they live in houses
With the walls of the color of the sky polished by a wind
Perfumed with happiness. We every morning
dive us with our eyes in illuminated windows
By a sea with stormy colors locked in a bubble
In the company of imaginary friends
Which appear and disappear like migratory birds.
It’s a nothing that makes us happy with a violent and sad happiness
who is pointing his finger against our chest.
Are we? Are we the sum of addends that do not add up?
We are ego, each in his own bubble,
in its own stormy sea. We believe that we are not going alone
even if this finger tears our chest.

 

 

31 pensieri su “Addendi – Les termes – The addends

  1. Caro Marcello centri in pieno il giudizio su quella generazione (ahimè precedente la mia) dei cosidetti sessantottini, io in un brano fui molto meno tenero verso di loro: oggi così ben posizionati e con ricche pensioni; loro che contestarono i valori ai quei tempi, ma non ne proponevano altri

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  2. Io ho nostalgia di ciò che ho perso nel tempo: l’identità di alcuni valori.
    Il tempo nuovo mi piace per altri motivi, ci vivo dentro, lo accompagno e mi accompaga, ma il passato l’ho amato tanto, anche con il contro che inevitabilmente le epoche ci portano.
    Ma ogni contro costruisce…o almeno dovrebbe.
    Sei sempre attento e terribilmente “moderno” nelle tue creazioni. Un piacere leggerti.

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    • Grazie, Fulvia. Quando un amico (un’amica) come te mi racconta i pensieri che le mie poesia gli/le hanno suscitato, mi sento ospitato anche se per un solo momento dentro il suo animo. Ed è come se quei versi li avessi scritti sotto il suo sguardo.
      È necessario che specifichi che ne sono contento e commosso?

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