Bukowski e io (Bukowski et moi – Bukowski and me)

Bukowski unico

 

Bukowski e io

Pensaci – mi dice Bukowski
facendo il gesto di tracannare
tutto d’un fiato
la prima delle otto bottiglie di birra
in bella fila sul tavolino di fronte a noi –
C’erano uomini come
Kierkegaard e Sartre
che trovavano l’esistenza
assurda,
che combattevano contro
l’ansia e l’angoscia.
Adesso c’è solo una gran voglia
di non pensare, di starsene tranquilli
davanti ai televisori o chattando
nei social o al più
nelle serate malinconiche rivedere
in un vecchio video dai colori opachi
noi quand’eravamo alle prime armi
e presenziavamo ai grandi raduni
di poeti borghesi e lecchini.
I raduni li tengono ancora e
Baudelaire ancora li accusa
di cantare Te Deum a cui non credono.
–Veramente Baudelaire parlava di sé. – E perché, io
di chi sto parlando? –
mi risponde accigliato
posando la bottiglia appena scolata. –
Sto parlando proprio di me.
Sto dicendo che il segreto è disprezzare
chi canta i Te Deum e fingere d’essere reietti
buttati fuori dalla società
dei poeti laureati
e dei ben pensanti che scrivono poemi.
Fingeranno di non saperlo
si scandalizzeranno e ti diranno
che sei un ubriaco un poeta rozzo
uno scrittore maledetto.
Oppure t’ignoreranno
come un mendicante davanti
alle loro chiese
(si attacca a un’altra bottiglia
come un ebreo alla sorgente
sgorgata dal bastone di Mosè nel deserto)
ma io all’insaputa di tutti
ho amici potenti a cui offro
profumo d’incenso e qualcos’altro
che per decenza non confesso neppure
a me stesso.

Amico mio! Bukowski povero,
di me dicono proprio questo o
addirittura m’ignorano.
Scrivo senza le tue risate
senza le tue allegre bevute
senza intrecciare i Te Deum
con l’alcool, il sesso e l’ironia.
Penso a quel che tu chiami sfiga
che non è quella reale,
quella che si nasconde
nel sorriso bagnato dalle lacrime
quella che riga le guance e toglie la forza
di cantare Te Deum a cui non credo.
Scrivo ubriacato dal dolore
che confonde il passato col futuro,
che mi perseguita da sempre
e mi chiude in un angolo quieto
tra gente povera, amabile e ignorante.

Non vorrei dirlo ma penso
ch’è per questo che tu sei Bukowski
ed io nessuno.
Bukowski mi guarda e scoppia a ridere.
Io non riesco.

Bukowski et moi

Pensez-y – Bukowski me dit
en faisant le geste d’avaler
tout en un souffle
la première des huit bouteilles de bière
alignées sur la table devant nous –
Il y avait des hommes comme
Kierkegaard et Sartre
qui trouvaient cette existence
absurde,
qui ont lutté contre
anxiété et angoisse.
Maintenant, il n’y a qu’un grand désir
de ne pas penser, de rester calmes
devant les télévisions ou chatter
sur les réseaux ou tout au plus
pendant les soirées mélancoliques
nous revoir dans une vieille vidéo aux couleurs opaques
quand nous étions débutants
et assistions aux grands rassemblements
des poètes bourgeois et lécheurs.
Les rassemblements ont lieu toujours et
Baudelaire les accuse toujours
de chanter le Te Deum auquel ils ne croient pas.
– Baudelaire a vraiment parlait de soi-même. – Et pourquoi, moi
de qui est-ce que je parle? –
il me répond en fronçant les sourcils
en plaçant la bouteille à peine drainée. –
Je parle de moi
Je dis que le secret est de mépriser
qui chante le Te Deum et de faire semblant d’être rejeté
hors de la société
des poètes lauréats
et des bien-pensants qui écrivent des poèmes.
Ils feindront de ne savoir pas
ils seront scandalisés et vous diront
que vous êtes un ivrogne un poète brut
un écrivain maudit.
Ou ils vont vous ignorer
comme un mendiant devant
à leurs églises
(il colle à une autre bouteille
comme un juif à la source
jaillie du bâton de Moïse dans le désert)
mais à l’insu de tous
J’ai des amis puissants à qui j’offre
parfum d’encens et quelque chose d’autre
que pour la décence, je ne confesse pas
à moi-même.

Mon ami Bukowski. Pauvre !
De moi ils disent juste ceci ou
ils m’ignorent même.
J’écris sans vos rires
sans vos beuveries heureuses
sans tisser les Te Deum
avec l’alcool, le sexe et l’ironie.
Je pense à ce que vous appelez la poisse
qui n’est pas la vrai,
celle qui se cache
dans le sourire mouillé de larmes
celle qui raie les joues et retire la force
de chanter le Te Deum au lequel je ne crois pas.
J’écris ivre de douleur
qui confond le passé avec le futur,
qui m’harcèle toujours
et me ferme dans un coin tranquille
parmi les pauvres aimables et ignorants.

Moi je ne voudrais pas le dire mais je pense
que c’est pour ça que vous êtes Bukowski
et moi personne.
Bukowski me regarde et éclate de rire.
Je n’arrive pas.

Bukowski and me

Think about it – Bukowski tells me
in the act of gulping down
in one breath
the first of eight bottles of beer
in a beautiful row on the table in front of us –
There were men like
Kierkegaard and Sartre
who found existence
absurd,
who fought against
anxiety and anguish.
Now there is only a great desire
not to think, to stay calm
in front of the televisions or chatting
in the social media or at most
to replay in the melancholic evenings
an old video with opaque colours
when us were beginners
and were attended the great gatherings
of poets bourgeois and suck-up.
The gatherings still hold them e
Baudelaire still accuses them
to sing Te Deum to whom they do not believe.
– Truly Baudelaire spoke of himself. – And why, me
who am I talking about? –
he answers me frowning
and putting the freshly drained bottle –
I’m talking about me.
I’m saying that the secret is to despise
who sings Te Deum and he pretended to be rejected
thrown out of society
of the graduate poets
and of the well-thinking who write poems.
They will pretend not to know
they will be scandalized and will tell you
that you are a drunk, a raw poet
a cursed writer.
Or they will ignore you
like a beggar in front
to their churches
(he sticks to another bottle
like a Jew at the source
that gushed from the stick of Moses in the desert)
but I unbeknownst to everyone
I have powerful friends to whom I offer
scent of incense and something else
that for decency I do not even confess
to myself.

My friend, Bukowski. Poor!
Of me they say this or
even they ignore me.
I write without your laughs
without your happy drinking bouts
without weaving the Te Deum
with alcohol, sex and irony.
I think of what you call bad luck
which is not the real one,
the one that is hiding
in the smile wet with tears
the one that scratch the cheeks and takes away the strength
to sing Te Deum that I do not believe in.
I write drunk with pain
that confuses the past with the future,
that has always haunted me
and closes me in a quiet corner
among poor, lovable and ignorant people.

I do not want to say it but I think
that’s why you are Bukowski
and I nobody.
Bukowski looks at me and bursts out laughing.
I can’t.

20 pensieri su “Bukowski e io (Bukowski et moi – Bukowski and me)

  1. Bella davvero,, e in tutte le versioni .. in tutte le lingue ….
    sai cosa penso? che prima prima, gli artisti, erano sì un po’ bevoni, e si mescolavano nelle fumerie d’oppio o quant’altro… ma era per “sopportare” il dolore e la sofferenza della loro esistenza sempre rinnegata, emarginata, incompresa, e nei Loro poemi, o spartiti, o quadri, c’era sempre l’esaltazione della vita, della bellezza, dei sentimenti forti, non vi era (quasi mai) la proposta di dire “al pubblico” di far come Loro, anzi c’era Il Rifiuto dell’imitazione … (non mi sono spiegata per niente bene, è un discorso un po’ lunghino… ma mi sa che l’hai capito.. dove voglio andar a parare) 😉

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    • Grazie dell’apprezzamento ai miei versi, Marianna.Sono d’accordo con quanto dici sui poeti, anzi sugli artisti in genere. Una volta c’erano artisti che vivevano in miseria, non si misuravano con gli altri, parlavano alla vita della vita. Oggi fare l’artista è spessissimo un secondo lavoro (se va bene, perché normalmente è un hobby, uno sfogo quasi terapeutico, un autopsicanalizzarsi). Perciò hanno bisogno degli altri: per verificarsi, per confermare a se stessi la propria esistenza in vita. Ma la vita non offre grandi emozioni, quindi gli artisti devono attingere gli uni dagli altri imitandosi, appiattendosi, conformandosi alla moda. Insomma prima gli artisti si drogavano per scrivere, Oggi si drogano scrivendo. E cosa ne vien fuori? Una sorta di solipsismo che fa male solo all’arte. Forse non sono andato a parare dove saresti andata tu, ma ti ringrazio per avermi offerta questa possibilità di chiarire il mio pensiero, anche se l’argomento non ha nulla a che vedere con quello della mia poesia. Spero mi vorrai perdonare.

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  2. Una costruzione complessa che mi ricorda quanto questo mondo opulento di materialità sia povero di intimi pensieri…di quanto una volta tutto aveva un senso anche nell’estremo del vivere.
    E ci sono fiumi di parole da leggere e comprendere e per cui emozionarsi. Come le tue.

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    • Fulvia, che dire? Hai pienamente ragione. Anche a me sembra che oggi siamo privi di intimi pensieri. E a questa povertà non si sottrae neppure la maggior parte delle poesie, in cui i pensieri annegano in un solipsismo esasperato. Si giustifica così il fenomeno di una poesia che tiene lontano il lettore o lo coinvolge con fugaci e superficiali emozioni.

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  3. Due modi differenti di fare poesia, due visioni opposte da cui partire. Se mi permetti io preferisco molto più il tuo di modo che non il suo. Del resto la vita di Bukowski non è certo stata una delle migliori. Comportamenti e punti di vista molto, per me, opinabili. Preferisco in poesia un tono sommesso e penso che, quando si è ” ubriacati dal dolore che confonde passato e futuro” si riesca ancora meglio a scrivere poesie d’alto livello. Tu ne sei la riprova. A me piaci così come sei. . Un abbraccio e ci ho messo del tempo ad arrivare, perdonami. Ma il fatto d’essere ora qui è perché ho sempre avuto in testa il fatto che dovevo leggerti prima o poi. Ciao Marcello

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    • Grazie della preferenza, Isabella. È vero quel che dici dei due modi di vivere differenti, dei due mondi in cui Bukowski è vissuto e io ancora vivo. Ci sono anche due epoche differenti e due collocazioni geografiche assai distanti tra loro. E tutto questo ci fa diversi l’uno dall’altro se non opposti. Tuttavia questa differenza non mi ha impedito di apprezzare Bukowski, il suo modo spiritoso e scanzonato di affrontare le difficoltà. Ciò che non condivido è che anche lui, nonostante il suo atteggiamento menefreghista se non dissacratorio di un certo mondo, a quel mondo si è rivolto per suscitare stupore e apprezzamento. Ha utilizzato la sua prosa, e i suoi versi, come lo specchietto delle allodole e tutta la borghesia pruriginosa lo ha letto con un ghigno di soddisfazione perché invece di sentirsi accusata si è sentita chiamata in causa come spettatrice applaudente. E se mi si consente devo concludere che la sua parola e lo spirito in essa annunciato hanno fatto una fine ingloriosa. Ecco perché ho chiamato in causa Baudelaire e perché ho contrapposto il mio modo di agire al suo. Io appartengo certamente a quella borghesia, ma non la chiamo in causa se non per allontanarmene quanto più possibile e non mi rivolgo a nessun suo rappresentante per ottenere riconoscimenti di sorta (concorsi, pubblicazioni ecc ecc.). Esattamente come fu l’atteggiamento spirituale del poeta francese.
      So bene che mi segui e se non fossi intervenuta con questo commento, non mi sarei adombrato. Certo le cose che hai scritto mi hanno procurato una grande soddisfazione interiore. E di questo ti ringrazio dal profondo del cuore.

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  4. … Great poetry & thoughts… Complimenti*Marcello *]*]*
    .
    • Charles Bukowski • The Genius of the Crowd •

    there is enough treachery, hatred violence absurdity in the average
    human being to supply any given army on any given day

    and the best at murder are those who preach against it
    and the best at hate are those who preach love
    and the best at war finally are those who preach peace

    those who preach god, need god
    those who preach peace do not have peace
    those who preach peace do not have love

    beware the preachers
    beware the knowers
    beware those who are always reading books
    beware those who either detest poverty
    or are proud of it
    beware those quick to praise
    for they need praise in return
    beware those who are quick to censor
    they are afraid of what they do not know
    beware those who seek constant crowds for
    they are nothing alone
    beware the average man the average woman
    beware their love, their love is average
    seeks average

    but there is genius in their hatred
    there is enough genius in their hatred to kill you
    to kill anybody
    not wanting solitude
    not understanding solitude
    they will attempt to destroy anything
    that differs from their own

    not being able to create art
    they will not understand art
    they will consider their failure as creators
    only as a failure of the world

    not being able to love fully
    they will believe your love incomplete
    and then they will hate you
    and their hatred will be perfect
    like a shining diamond

    like a knife

    like a mountain

    like a tiger

    like hemlock

    their finest art

    ……………………………………………………………………………….

    • Charles Bukowski • Il genio della folla •

    c’è abbastanza slealtà, odio violenza assurdità nella media
    essere umano per fornire un dato esercito in un dato giorno

    e il migliore nell’omicidio sono quelli che predicano contro di esso
    e i migliori nell’odio sono quelli che predicano l’amore
    e i migliori in guerra sono infine quelli che predicano la pace

    quelli che predicano Dio, hanno bisogno di dio
    quelli che predicano la pace non hanno pace
    quelli che predicano la pace non hanno amore

    attenti ai predicatori
    attenti ai conoscenti
    guardati da quelli che leggono sempre libri
    guardati da quelli che detestano la povertà
    o ne siamo fieri
    fai attenzione a quelli che sono pronti a lodare
    perché hanno bisogno di lodi in cambio
    fai attenzione a coloro che sono pronti a censurare
    hanno paura di ciò che non sanno
    fai attenzione a quelli che cercano folle costanti per
    non sono niente da soli
    fai attenzione all’uomo medio, la donna media
    guardati dal loro amore, il loro amore è nella media
    cerca nella media

    ma c’è un genio nel loro odio
    c’è abbastanza genio nel loro odio per ucciderti
    uccidere qualcuno
    non volendo la solitudine
    non capire la solitudine
    cercheranno di distruggere qualsiasi cosa
    ciò differisce dal loro

    non essere in grado di creare arte
    non capiranno l’arte
    considereranno il loro fallimento come creatori
    solo come un fallimento del mondo

    non essere in grado di amare pienamente
    crederanno il tuo amore incompleto
    e poi ti odieranno
    e il loro odio sarà perfetto
    come un diamante splendente

    come un coltello

    come una montagna

    come una tigre

    come la cicuta

    la loro migliore arte …

    …………………………………………………………………………..

    https://www.youtube.com/user/SpokenVerse/playlists
    https://www.youtube.com/user/SpokenVerse

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