Ho studiato l’erba

Tommy Ingberg

Tommy Ingberg, Demon 

 

Ho studiato l’erba, aprendo il quaderno
e l’erba ha iniziato, come un flauto, a suonare.
Io coglievo la corrispondenza del suono e del colore
e, quando la libellula il suo inno intonava
andando tra i verdi tasti come una cometa,

io già sapevo che qualunque gocciolina di rugiada è una lacrima.
Sapevo che ogni faccetta dell’enorme occhio,
in ogni arcobaleno delle ali splendenti
dimora la parola più ardente del profeta
ed il mistero ad Adamo io, come per miracolo, schiudevo.

Io amavo il mio straziante lavoro, questa costruzione
di parole, collegate da luce propria, l’enigma
dei sentimenti confusi e la semplice soluzione della mente,
nella parola ‘verità’ mi pareva di vedere la verità stessa,
la mia lingua era veritiera, come un’analisi spettrale
ma le parole si prostravano ai miei piedi.

Ed ancora io dirò: mio vero interlocutore,
ho sentito un quarto di rumore, ho visto a mezza luce,
tuttavia non umiliai né il prossimo né le erbe,
non offesi con l’indifferenza la terra paterna
e finora ho lavorato sulla terra, ricevendo
il dono dell’acqua fredda e del pane fragrante,
sopra di me stava un cielo senza fondo.
Le stelle mi cadevano sulla manica.

(1956)

Arsenij Tarkovskji, traduzione di Donata De Bartolomeo

 

 

17 pensieri su “Ho studiato l’erba

  1. non conosco questo poeta russo la sua poesia mi risulta difficile da interpretare percepisco nel leggerla fierezza da parte del poeta nel poter essere ‘erba capace di sopportare senza offendere con la consapevolezza di far parte della stessa terra.se tu mi aiuti forse riesco a capirla meglio ciao grazie

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