Ho studiato l’erba, aprendo il quaderno
e l’erba ha iniziato, come un flauto, a suonare.
Io coglievo la corrispondenza del suono e del colore
e, quando la libellula il suo inno intonava
andando tra i verdi tasti come una cometa,
io già sapevo che qualunque gocciolina di rugiada è una lacrima.
Sapevo che ogni faccetta dell’enorme occhio,
in ogni arcobaleno delle ali splendenti
dimora la parola più ardente del profeta
ed il mistero ad Adamo io, come per miracolo, schiudevo.
Io amavo il mio straziante lavoro, questa costruzione
di parole, collegate da luce propria, l’enigma
dei sentimenti confusi e la semplice soluzione della mente,
nella parola ‘verità’ mi pareva di vedere la verità stessa,
la mia lingua era veritiera, come un’analisi spettrale
ma le parole si prostravano ai miei piedi.
Ed ancora io dirò: mio vero interlocutore,
ho sentito un quarto di rumore, ho visto a mezza luce,
tuttavia non umiliai né il prossimo né le erbe,
non offesi con l’indifferenza la terra paterna
e finora ho lavorato sulla terra, ricevendo
il dono dell’acqua fredda e del pane fragrante,
sopra di me stava un cielo senza fondo.
Le stelle mi cadevano sulla manica.
(1956)
Arsenij Tarkovskji, traduzione di Donata De Bartolomeo
Bellissima!! ❤
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Arsenij Tarkovskji ringrazia! 😀
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😁
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non conosco questo poeta russo la sua poesia mi risulta difficile da interpretare percepisco nel leggerla fierezza da parte del poeta nel poter essere ‘erba capace di sopportare senza offendere con la consapevolezza di far parte della stessa terra.se tu mi aiuti forse riesco a capirla meglio ciao grazie
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Ti confesso, Gabriella, che neppure io conosco questo poeta (ho appena acquistato un suo libro di poesie). L’ho pubblicato, oltre che per la bellezza in sé della poesia (bellezza che secondo me deve sempre prescindere dall’autore che ha scritto la poesia), essenzialmente per questa strofa che è in perfetta sintonia con quanto ho scritto nel precedente post “Uno stupido punto esclamativo”:
Io amavo il mio straziante lavoro, questa costruzione
di parole, collegate da luce propria, l’enigma
dei sentimenti confusi e la semplice soluzione della mente,
nella parola ‘verità’ mi pareva di vedere la verità stessa,
la mia lingua era veritiera, come un’analisi spettrale
ma le parole si prostravano ai miei piedi.
È un poeta ancora sconosciuto in Italia e non è disponibile alcune recensione. D’altra parte una poesia è troppo poco per poter parlare del poeta.
Quando avrò letto il libro magari ne scriverò un post col quale tentare di chiarire la figura del poeta e questa poesia in particolare.
Intanto ti posso dire che quella fierezza che tu hai riscontrato fa proprio parte del bagaglio caratteriale del poeta.
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grazie Marcello
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Buon fine settimana, Gabriella.
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Ho trovato qui una recensione al libro che ho acquistato. Ecco il link:
http://www.polimniaprofessioni.com/rivista/le-stelle-tardive-arsenij-tarkovskij/
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grazie marcello molto gentile buona domenica a te
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Bellissima ode all’erba, umile e sovrana serva dei prati.
Eletta
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Eletta, è bello anche il tuo commento!
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Grazie
Buon pomeriggio
Eletta
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Davvero bella. Ti ringrazio per avermi fatto conoscere questo poeta!
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Grazie, Luisa. Di questo poeta ho acquistato il libro “Mal d’amore”. Grazioso. È la storia d’amore vissuta con partecipazione e passione ma non ha nulla a che vedere con la bellezza di questa poesia.
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L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
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L’ha ripubblicato su Les pérégrinations de Liondors.
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Grazie del riblog! Anche Arsenij Tarkovskji ringrazia! 😀
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