Le pagine strappate da un quaderno a righe
d’uno sbiadito azzurro e le parole slavate
da lacrime ormai gialle
ho lasciato volare via dalle mie dita
sciolte dalla zavorra del passato.
Le mie mani non tremavano, lasciavano cadere
le foto in disordine di foglie,
e i volti sorridenti
si spegnevano spargendosi per terra.
Lasciando scivolare la sciarpa ancora avvolta
al risvolto consunto
della giacca logorata dagli anni di lavoro
pensavo ad un addio?
Mai mi sono chiesto perché lasciare andare
i resti di una vita
gelosa e irrequieta che adesso giace silenziosa
tra gli scarti come obolo per l’uomo
che ogni giorno teme l’arrivo della sera.
Quale risposta posso darmi
se scalcio via con la punta delle scarpe
ogni amara certezza
che tutto ciò che dura mi sgomenta?
I ricordi… il passato… i tormenti: le tue parole li rendono palpabili
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Grazie, Luisa.
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Che bella……
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Grazie, Pupazzovi.
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Non capisco” ciò che dura mi sgomenta” perché?
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Grazie della domanda, Ghiandaia. Ho la sindrome dell’abbandono: per non esserne vittima sono spinto a provocarlo in modo da esserne l’autore.
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molto bella marcello i poeti nascono nella solitudine i politici nella confusione e non si preoccupano se dura l’importante è che durino loro ciao buona giornata
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Quanta è vera la tua affermazione, Gabriella! 😀 .
Grazie dell’apprezzamento. 🙂
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I ricordi del passato….huff….ci si mette così tanto a cambiare pagina….eppure è davvero come la storia del sasso tirato in uno stagno…
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Le onde sollevate da quel sasso si propagano per tutto l’universo, Aria di Bosco.Ma qui è peggio. È un buttare via i propri affetti per il timore di perderli per sempre.
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…….ricordi e per me tormenti…piacere Paola.
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