
Edvard Munch, Sjalousi (Gelosia), 1895
Da quale mondo viene e quale lingua parla
questa compagna che mi giace a fianco
con il suo sguardo viola e l’anima di luce.
Ride cantando e muove nella danza
lenta le braccia dimenando i fianchi
e lascia che m’inebri del suo corpo
come di nube bianca che mi avvolge.
Forse non pensa, forse le parole
che lei ripete come una preghiera
sono soltanto il fiato caldo di un incontro
nell’infingibile abisso dell’amore.
Mi carezza gli occhi mi bacia sulle labbra
mi si struscia addosso piega la mia fronte
sopra il tepore bianco dei suoi seni.
Io guardo là dove mi dice di guardare
mentre mi scorrono sul viso lacrime improvvise
e un oscuro enigma scintilla nei miei occhi.
Mi volto indietro al grido che inatteso
sfugge dal mio cuore freddo come maschera.
In quel voltarmi indietro cerco la memoria
che spezzi il cerchio da cui mi sento avvinto.
L’amante che mi abbraccia silenziosa
resta sveglia nel cuore della notte.
Gelosa mi contorce le budella
con il veleno aspro dell’amore
inietta nel mio sangue il male atroce
che mi giunge al cervello e mi stordisce.
Mi scava nella pelle divora la mia carne
e lascia i sentimenti
volare via come colombe affrante.
non conosco questo sentimento non mi è mai appartenuto ciò che mi acceca invece è la mancanza di rispetto verso sentimenti puri come dovrebbe essere l’amore tra un uomo e una donna basato sulla sincerità.trovo la tua gelosia una scusa per incendiare ancora di più la passione che nutri nella poesia ciao grazie
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Infatti, Gabriella, hai proprio ragione. Anch’io non conosco la gelosia e tu te ne sei accorta. Spero comunque di essere riuscito a descrivere i sentimenti contrastanti di chi è assalito dalla gelosia.
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difficile dosare la gelosia quando c’è intensa passione amorosa. Se non si mostra del tutto si rischia di sentirsi accusati di menefreghismo e paradossalmente di scarso amore, se ci si lascia sopraffarre dalla diabolica signora in g. si inizia una serie di diatribe senza fine per qualsiasi sciocchezza quotidiana…tra i due mali forse meglio il primo 😉 A parte questa considerazione personale per commentare uno dei tarli dell’amore, mi complimento per i versi la cui ultima strofa è fortemente esplicativa riguardo la sua natura malvagia … Gelosa mi contorce le budella/con il veleno aspro dell’amore/ inietta nel mio sangue il male atroce/ che mi giunge al cervello e mi stordisce./Mi scava nella pelle divora la mia carne/ e lascia i sentimenti/ volare via come colombe affrante.
Ps Non so se preferirti in qualità di traduttore o di poeta 😉 intanto che dipano il dubbio ti abbraccio!
Daniela
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E io ricambio il tuo abbraccio, sperando che tu non abbia mai a dirimere questo dubbio 🙂
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era una battuta scherzosa, in realtà le due vesti si completano, se tu non fossi un bravo poeta non potresti arrivare a tradurre con la maestria che ti contraddistingue. 🙂
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Adesso, Daniela, i tuoi complimenti mi fanno arrossire. Nello scrivere cerco solo di fare del mio meglio con la volontà di rispettare il senso estetico di coloro che mi leggeranno.
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e ci riesci egregiamente,Buona giornata Marcello 🙂
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Bella
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Grazie!
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Annoso argomento spinoso, la gelosia può produrre effetti eclatanti o devastanti, vi è quella afrodisiaca, vi è quella devastante, quella che rende sicuri e quella che rende insicuri, ecc. ecc. Fior di psicologi si sbizzarriscono in merito da decenni, personalmente non sono così convinto che nasca da una insicurezza di fondo, molti si innamorano della persona sbagliata.
bei versi, chapeau!!!
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